November – I cinque giorni dopo il Bataclan, la recensione

Il 13 novembre 2015 si è consumato un evento tragico per Parigi, anzi per il mondo intero: una serie di attacchi terroristici di matrice islamica hanno messo a ferro e fuoco la capitale francese e Saint-Denis, culminando nella strage del Bataclan, dove sono rimaste uccise 90 persone. Una pagina nerissima della recente cronaca francese che è al centro del film di Cédric Jimenz November – I cinque giorni dopo il Bataclan che, come puntualizza prontamente il sottotitolo italiano, si concentra sui giorni immediatamente successivi agli attentati seguendo con rigore filologico le indagini dei corpi speciali della polizia francese.

Dunque, non aspettatevi di veder immortalati i tragici eventi che si sono svolti all’interno del tristemente noto locale di Parigi, il film di Cédric Jimenez parte da un prologo ambientato in Medio Oriente con il poliziotto Jean Dujardin alla ricerca di un potenziale attentatore e glissa gli eventi del 13 novembre per concentrarsi su quello che accade nei cinque giorni successivi. Uno sviluppo quasi documentaristico, nonostante una didascalia iniziale ci avvisa che quello che stiamo per guardare non ha un valore strettamente documentativo (né morale).

Per Cédric Jimenez, che arriva dal polar French Connection (2014), dallo storico L’uomo dal cuore di ferro (2017) e l’action poliziesco BAC Nord (2020), questo film è l’occasione di seguire l’esempio di Kathryn Bigelow con Zero Dark Thirty, ma il risultato è decisamente molto più modesto del film premiato con gli Oscar. November – I cinque giorni dopo il Bataclan, infatti, si presenta come un esercizio di stile molto rigoroso che ci dice, come se non lo sapessimo già, quanto Jimenez sia bravo dietro la macchina da presa e si circondi di buoni montatori. Al film, però, manca tutto il resto mostrandosi essenzialmente come un algido spy/thriller che sembra fare il verso a certa serialità televisiva ormai invecchiata come 24, Homeland e The Bureau.

Pur tenendo conto di uno stile frenetico, November è completamente privo di ritmo narrativo tanto da risultare perfino complicato da seguire con attenzione. La noia serpeggia lungo i neanche eccessivi 105 minuti di durata perché, fondamentalmente, non ci sono personaggi con cui identificarsi e ai quali appassionarsi, gli eventi sono raccontati in maniera troppo frammentaria e quell’andirivieni tra gli uffici delle forze dell’ordine e le sale interrogatorie, con tanti tecnicismi e sempre più stretto riferimento a fatti che lo spettatore fatica a collegare con precisione alla lunga sfianca.

È proprio l’approccio ad essere sbagliato, perché, invece, quando Jimenez comincia a fare sul serio e porta in scena una sequenza d’azione pazzesca e ricca di tensione ambientata in una fatiscente palazzina è ormai troppo tardi e il film finisce.

La presenza nel cast di Jean Dujardin non influisce più di tanto e il personaggio più riuscito appare invece la più empatica poliziotta Moreau interpretata da una brava Anaïs Demoustier.

Peccato perché il materiale è molto interessante e seguendo un approccio più cinematografico November – I cinque giorni dopo il Bataclan sarebbe potuto essere un film memorabile.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • La regia e il montaggio.
  • L’interpretazione di Anaïs Demoustier.
  • Manca di cuore, di trasporto emotivo, di empatia.
  • Come conseguenza, è tremendamente noioso.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
November - I cinque giorni dopo il Bataclan, la recensione, 5.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.