Qua la zampa!, la recensione

 “Se guardi negli occhi il tuo cane, come puoi ancora dubitare che non abbia un’anima?

Così come Victor Hugo, anche lo scrittore W. Bruce Cameron si sarà fatto la stessa domanda nel momento in cui ha iniziato a scrivere Dalla parte di Bailey, romanzo da cui è tratto il film Qua la zampa!, distribuito dalla Eagle Pictures e diretto da Lasse Hallsrtöm, già regista di Hachiko e La mia vita a quattro zampe.

Bailey è uno splendido golden retriver che viene salvato da un bambino di 8 anni di nome Ethan (Bryce Gheisar) e da sua madre (Juliet Rylance). Da qui nascerà una grande amicizia che durerà per tutta la vita, o nel caso di Bailey, per più di una vita. Eh si, perché nel momento in cui Ethan, ormai adolescente (KJ Apa), dopo la rottura con la fidanzata Hanna (Britt Robertson), un padre alcolizzato (Luke Kirby) e varie situazioni poco piacevoli, è costretto ad allontanarsi da “capo cane” per frequentare il college, Bailey si ammala e muore. Lo spettatore non avrà neanche il tempo per rattristarsi che subito vedremo l’animale “rinascere” nel corpo di altri cani. Corpi diversi, padroni diversi, situazioni diverse ma con un’unica anima. Così “capo cane”, si troverà a vivere prima nel corpo di Helly, un pastore tedesco poliziotto, poi diventerà un corgi di nome Tino ed infine il San Bernardo Buddy. In ogni caso, Bailey riuscirà sempre ad amare e a farsi amare dai suoi padroni, riuscendo ad essere colonna portante della loro vita. Ma è solo nella fase finale del film che “capo cane” “mangia coda” riuscirà magicamente a trovare una risposta alle domande che fanno da filo conduttore in tutte le sue vite: “Qual è il senso della vita? Siamo qui per un motivo? C’è uno scopo a tutto questo? E perché il cibo nella spazzatura ha sempre un sapore più buono?”

Non è la prima volta che il grande schermo ci pone davanti a film che proiettano il punto di vista dei cani, basti pensare a Senti chi parla adesso, Come cani e gatti o Mister Peabody and Sherman, ma in Qua la zampa! si nota un’attenzione in più che probabilmente chi ama davvero gli animali può percepire. Inoltre, Hallström ha lasciato spazio agli attori di improvvisare parecchio, principalmente nelle scene con gli animali, proprio per cercare di essere il più possibile fedele alla realtà. Il linguaggio è semplice e arriva in maniera diretta allo spettatore. Nel cast anche Dennis Quaid che torna a lavorare con Hallström dopo vent’anni e che il regista trova cambiato in meglio. “Più addolcito come uomo e quindi anche più libero”.

Azzeccata la scelta della voce italiana di Bailey, ovvero Gerry Scotti. La mia titubanza iniziale è svanita nel momento in cui, associandola al viso dei protagonisti a quattro zampe, scorreva fluida. In lingua originale, invece, la scelta è ricaduta su Josh Gad, (già voce di Olaf in Frozen), probabilmente per lo stesso motivo. Lo spettatore ha la sensazione di sentire una voce familiare, nota e a lui cara che infonde una carica di simpatia.

In 100 minuti di durata, Hallström riesce a farci provare un turbinio di emozioni che cambiano continuamente, lasciandoci un senso di leggerezza e sana commozione.

Andando a vedere il film si potrà contribuire alla causa della lotta al randagismo in Italia, sostenuta dall’associazione OIPA Italia (Organizzazione italiana protezione animali).

Concludo con il commento al film di Alessio, sette anni:

Ogni essere umano dovrebbe adottare un animale, sia per compagnia ma soprattutto per Amore.

Marcella Valenti e Alessio Mineo

PRO CONTRO
  • Film divertente, commovente ma non melenso.
  • La fotografia particolarmente curata dà una nota di leggerezza.
  • La colonna sonora fa venir voglia di cantare in sala.
  • Cast azzeccato sia per gli umani che per gli amici a quattro zampe.
  • La morte del pastore tedesco Ellie lascia l’amaro in bocca.
  • 10 min in meno avrebbero reso il film ancora più fruibile.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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