Roma 2015. Dobbiamo Parlare
Sergio Rubini è interprete e regista di Dobbiamo parlare, presentato alla decima edizione del Festival del cinema di Roma. Il film si svolge interamente lungo l’arco di una serata e in un’unica location, l’appartamento di Vanni e Linda (Sergio Rubini e Isabella Ragonese). I due sono una coppia di intellettuali, bohémien e di sinistra; hanno rifiutato il matrimonio per la convivenza e, grazie a questo, sono felici di credersi “anticonformisti”. La sera in questione i due si stanno preparando ad uscire, quando i loro migliori amici Costanza e Alfredo, coppia borghese e benestante, (Maria Pia Calzone e Fabrizio Bentivoglio) gli piombano in casa: lei ha appena scoperto che Alfredo la tradisce e si precipita dagli amici in cerca di affetto e consolazione. Poco dopo la raggiunge anche il marito, cercando di giustificarsi adducendo mille scuse: a poco a poco le loro recriminazioni contagiano anche la coppia di intellettuali, il cui appartamento finisce per diventare teatro di una ricerca della verità a tutti i costi, anche quando fa troppo male per essere udita.
Dopo il successo dell’ottimo Carnage di Polanski, i film col format ad “ambientazione unica” stanno andando per la maggiore: tra gli ultimi esempi abbiamo il divertente Cena tra amici nonché il remake all’italiana di quest’ultimo, ovvero Il nome del figlio di Francesca Archibugi. Peccato che Dobbiamo parlare si limiti solo a scimmiottare la formula dei film sopracitati, risultando davvero inopportuno.
Di fatto Rubini tratta un soggetto assai abusato, ovvero quello della sempreverde lotta tra classe intellettuale e borghese; non ha nemmeno la giustificazione di presentare variazioni sul tema degne di note, poiché ne esaspera solo le qualità intrinseche.
Anche i personaggi risultano non meno forzati e macchiettistici, uno su tutti quello interpretato da Fabrizio Bentivoglio: l’attore si ritrova nel ruolo di un medico dalle rozze maniere e un accento marcatamente romanaccio, i cui discorsi vertono solo sui soldi e la loro importanza. Nonostante il carattere artefatto, bisogna comunque ammettere che risulta detentore di alcune battute sinceramente divertenti.
Un altro lato positivo è rappresentato dall’attrice Maria Pia Calzone: chi ha visto la serie tv Gomorra la conosce per aver interpretato il ruolo dell’implacabile Donna Imma, quindi si divertirà nel ritrovarla qui nella gustosa parte di borghesuccia avida e materiale.
Nonostante i tratti dei protagonisti siano potenzialmente stimolanti, seppur poco innovativi, soffrono dunque di un’eccessiva caratterizzazione ed analisi; invero la sceneggiatura tenta di andare a fondo nell’indagare le ragioni e i calcoli segreti dietro ogni personaggio, ma insiste troppo su questo tasto, sviscerando l’impossibile e stancando ben presto lo spettatore.
Giulia Sinceri
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