Sinister 2, la recensione

Dopo i tragici fatti accaduti alla famiglia Oswalt, ritrovata massacrata dentro casa in circostanze misteriose, l’ex vice-sceriffo So & So non riesce a rassegnarsi ed è sempre più convinto che ci siano macabri legami tra lo sterminio della famiglia Oswalt e altri omicidi rimasti irrisolti. Abbandonato il corpo di polizia e divenuto un indagatore privato, So & So è determinato a fare luce su questi inquietanti omicidi e le sue indagini lo conducono ad una fatiscente dimora di campagna che in passato fu teatro di uno di questi spaventosi massacri. Qui si è rifugiata temporaneamente Courtney, donna in fuga da un marito violento, con i suoi due bambini Dylan e Zach. Il detective So & So prende subito a cuore il caso di Courtney ma, al tempo stesso, il demone Bughuul reclama nuove anime ed ha scelto proprio l’introverso Dylan come pedina del suo sanguinario rito.

È ormai una tradizione che va avanti da sempre e noi non possiamo farci niente. Piaccia o meno, si sa che (quasi) tutto l’horror americano è destinato ad essere serializzato. Figuriamoci se poteva sottrarsi a questa spietata regola industriale proprio Sinister, horror “da camera” dietro cui si nasconde quel furbacchione di Jason Blum che con la sua BlumHouse sembra aver trovato la formula giusta per guadagnare tanto spendendo poco. Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, ci ha messo pure troppo ad arrivare nelle sale Sinister 2 considerando che il primo film, datato 2012, è diventato sin da subito un piccolo caso cinematografico riuscendo a sbancare i botteghini di mezzo mondo e a conquistare il palato “delicato” della critica settoriale.

sinister 2 img1

Il primo Sinister, diretto dal bravo mestierante Scott Derrickson e con Ethan Hawke in prima fila, era un film tutt’altro che perfetto. Il plot di partenza non offriva nulla di originale e tutto era raccontato in maniera piuttosto convenzionale e prevedibile. Nonostante ciò, a fine visione Sinister risultava comunque un prodotto vincente e capace di rimanere ben impresso nella mente dello spettatore. Questo grazie ad alcune buone intuizioni di regia e, soprattutto, ad un ottimo lavoro di sound design e mix audio in grado di mantenere costante la tensione e regalare almeno una manciata di scena davvero da “pelle d’oca”. La cosa che riusciva sicuramente a fare la differenza, nel film di Derrickson, era l’efficace intuizione di relegare l’orrore – quasi esclusivamente – all’utilizzo dei vecchi filmini in Super8 dal sapore tanto amatoriale quanto macabro. In Sinister è proprio l’Arte a diventare il terreno fertile del maligno così che Bughuul – il demone che diviene villan – chiede alle sue giovani vittime di sterminare la propria famiglia filmando il cruento momento dell’esecuzione. Ma l’Arte non è solo lo strumento d’azione del maligno, piuttosto anche strumento di scelta, dal momento che le vittime che Bughuul predilige gravitano sempre attorno la sfera artistica: nel primo film c’era lo scrittore di romanzi in cerca di ispirazione per il nuovo lavoro, in questo nuovo capitolo Courtney (interpretata dalla brava Shannyn Sossamon) lavora come restauratrice di mobili e ama donare nuova linfa a oggetti caduti in disuso.

sinister 2 img2

Il concetto dell’Arte come veicolo demoniaco risultava molto funzionale nel primo film tanto che in questo sequel diretto da Ciarán Foy il tutto viene riproposto senza discostarsi troppo dal racconto precedente. Sinister 2 si pone come sequel diretto del primo, vengono riproposti personaggi e c’è un continuo riferimento a ciò che è accaduto alla famiglia Oswalt. La storia va avanti, dunque, eppure si ha la continua sensazione di rivedere una sterile riproposizione di tutto ciò che era già stato mostrato meglio nel film di Derrickson.

A differenza del film d’origine, che riusciva a destreggiarsi abilmente tra la ghost story e il film di matrice demoniaca, qui c’è (purtroppo) una maggior propensione verso la prima categoria tanto che Foy va ad approfondire quell’unico aspetto che davvero non convinceva nel primo Sinister, ovvero le interazioni tra i protagonisti e i fantasmi dei bambini che hanno servito Bughuul in passato. Maggior rilievo, inoltre, viene dato alla funzionalità dei filmini in super8 che però, questa volta, godono di molta meno presa sul pubblico a causa di una minor fantasia ed un’eccessiva ricercatezza che finisce per andare a discapito di quella finta amatorialità che rendeva davvero spaventosi i filmini del primo capitolo.

sinister 2

La sceneggiatura, curata ancora una volta da Scott Derrickson e C. Robert Cargill, non convince fino in fondo a causa di un finale eccessivamente frettoloso (e troppo debitore alla saga Grano rosso sangue) e di una leggera verve ironica, concentrata nella figura dell’impacciato protagonista, spesso così fuori luogo da divenir ridicola.

In definitiva, c’era forse da aspettarsi qualche cosa di più? Non so ben dirlo, dal momento che anche il primo film, in fin dei conti, non era nulla di davvero eclatante. La cosa certa è che Sinister, nella sua semplicità e derivazione, riusciva a trovare il modo di turbare nel profondo lo spettatore. Con Sinister 2, invece, c’è solamente un riproporre personaggi e situazioni in maniera davvero poco ispirata.

Giuliano Giacomelli

Pro Contro
  • Un sequel vero e proprio che inizia dove finiva il primo, senza trascurare personaggi e situazioni.
  • Un sequel poco ispirato che non aggiunge assolutamente nulla al primo film.
  • I filmini in super8 non hanno la stessa potenza espressiva di quelli del film di Derrickson.
  • Troppa attenzione alla vicenda dei bambini fantasma.
  • Finale frettoloso.
  • Ironia, spesso, fuori luogo.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
Sinister 2, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.