Skam Italia: la serie che gli adolescenti italiani si meritavano
Ancora non si è capito cosa generi l’aporia che da sempre caratterizza il cinema italiano adolescenziale: com’è possibile che escano film degni di pregio come Fiore, Scialla, Alì ha gli occhi azzurri, La paranza dei bambini, La terra dell’abbastanza e tanti altri ma quando si tratta di fiction non si riesce a creare dei personaggi che siano qualcosa di più di macchiette stereotipate in preda agli ormoni.
Insomma: gli Americani hanno avuto Dawson’s Creek, che al giorno d’oggi è quasi del tutto inguardabile, ma i discendenti di Dante si sono dovuti subire gli intrallazzi amorosi de I Cesaroni, I ragazzi del muretto, Un medico in famiglia e di Un posto al sole.
Per qualche miracolosa ragione il servizio on demand Tim Vision nel 2017 ha commissionato il remake italiano della serie norvegese Skam, fenomeno internazionale che gode di ben sette adattamenti europei, al talentuoso Ludovico Bessegato (Una grande famiglia, Questo è il mio paese, Sirene, Rocco Schiavone), regista e sceneggiatore, che è riuscito a dare vita a una serie tv dal respiro fresco ma al tempo stesso realistico, con personaggi credibili e in cui lo spettro delle emozioni è abbastanza dignitoso.
La prima stagione di Skam Italia è stata distribuita da Tim Vision il 23 marzo 2018 e in poco tempo ha attirato l’interesse di un gran numero di adolescenti italiani sino al picco della terza stagione che ha convinto Netflix non solo a distribuirla in toto a partire dal 1 gennaio 2020 ma anche a finanziare la produzione e la distribuzione della quarta stagione che avverrà nella primavera del 2020.
Le tre stagioni ruotano attorno a un gruppo di ragazzi specifico che frequenta un prestigioso liceo romano e si focalizzano sulle vicissitudini di alcuni di loro: la prima stagione parla principalmente di Eva Brighi (Ludovica Martino), giovane diciassettenne che assieme al ragazzo Giovanni (Ludovico Tersigni) e al suo amico Martino (Federico Cesari), protagonista indiscusso della seconda stagione, si ritrova catapultata nella nuova sede del suo vecchio liceo: avendo rotti i rapporti con la sua ex migliore amica, per motivi che saranno svelati solo nel corso della stagione, la ragazza si ritrova spiazzata e tramite casi fortuiti si ritroverà a far amicizia con Eleonora (Benedetta Gargani), Silvia (Greta Ragusa), Federica(Martina Lello) e Sana (Beatrice Bruschi).
Grazie a loro riuscirà piano piano a uscire dal guscio che si era costruita e, nonostante le numerose disavventure, anche a sviluppare una maturità invidiabile e a prendersi carico delle passate responsabilità.
La seconda stagione ha come protagonista Martino e il suo cammino verso il coming out: ritroviamo la maggior parte dei personaggi della stagione precedente e soprattutto vengono affrontate tematiche di una certa gravità come la malattia mentale e l’accettazione della propria personalità, in tutte le forme essa sia.
La terza stagione è quella che più si allontana dal modello norvegese, che più risponde agli standard diciamo “trash”e che al tempo stesso ha riscosso maggior consenso di pubblico, tanto da convincere la più famosa casa di distribuzione streaming del mondo a comprare i diritti e a produrre la quarta stagione: stiamo parlando della serie che ha come protagonista maschile il “bad boy” Edoardo Incanti (Giancarlo Commare) ed Eleonora, la più misteriosa delle amiche di Eva.
La predisposizione per gli Italiani a contenuti romantici non è un mistero e sebbene essi siano parte integrante delle precedenti stagioni, in questa risultano preponderanti e abbastanza standard – per favore, qualcuno apra una petizione contro i fratelli/migliori amici gay che invitano le protagoniste timorate di Dio a godersi la vita; per non parlare dei “bad boy” che sono “bad” (tipo che spaccano le sedie addosso alla gente) perché hanno i genitori ricchi e poco presenti e non perché magari (ci si sente dei mostri a dire “magari” riferito a certe tematiche) hanno subito abusi.
Tutte e tre le stagioni risultano comunque pregevoli dal punto di vista narrativo e recitativo: gli attori sono stati selezionati con cura e ciò è dimostrabile dall’espressività curata e la presenza scenica azzeccata; il regista non ha lesinato le scene più difficili da trattare (sesso, violenza) ma è riuscito ad amalgamare il tutto con una spontaneità rara.
La scenografia della città di Roma fa sempre la sua bella figura ma in questo caso ad arricchire l’impianto narrativo della stagione è la fotografia iperrealistica in pieno stile documentario, per non parlare dell’onnipresente uso dei social media che veicola ogni azione dei protagonisti.
Skam Italia è riuscita dunque ad attirare l’attenzione internazionale quasi come il suo archetipo norvegese e ciò è dimostrato anche dalla forte presenza su Youtube di spezzoni sottotitolati; l’edizione italiana ha attirato l’attenzione degli spettatori ispanici, francesi, tedeschi e inglesi e si spera che possa spronare le future generazioni di sceneggiatori a sperimentare dei linguaggi più realistici e sempre meno tradizionali.
Ilaria Condemi de Felice
Lascia un commento