Skyscraper, la recensione

Lo avevamo lasciato a San Diego, impegnato a difendere la città dal feroce attacco distruttivo di tre bestie giganti, adesso, a tre mesi di distanza da Rampage – Furia animale, torna nelle sale Dwayne Johnson con un nuovo adrenalinico film che prova a far dialogare – riuscendoci abbastanza bene – l’action  “muscolare” a cui la star ci ha abituati con il dramma catastrofico dai toni indubbiamente più seriosi. Stiamo parlando del vertiginoso Skyscraper.

A seguito di un incidente sul lavoro che gli è costato una gamba, Will Sawyer (Johnson) ha deciso di deporre le armi una volta per tutte e con esse anche il suo lavoro per l’FBI nella sezione recupero ostaggi. Will, adesso, è felicemente sposato con Sarah (Neve Campbell) ed è padre di due bambini, ha una protesi d’acciaio al posto della gamba e ha iniziato a lavorare come soprintendete per la sicurezza. Una prestigiosa chiamata di lavoro porta Will e la sua famiglia in Cina, ad Hong Kong, dove il miliardario Zhao Long Ji (Chin Han) ha costruito il Pearl, il grattacielo più alto e sicuro del mondo. Prima di inaugurare i piani più alti e renderli abitabili, Zhao chiede proprio a Will di testare l’effettiva sicurezza dell’imponente edificio. Durante la prima notte di soggiorno al Pearl, però, un violento incendio esplode alle sommità della struttura e Will diventa presto il primo sospettato. In fuga dalle autorità, Will deve trovare i veri responsabili dell’attentato per poter dimostrare la sua innocenza ma prima deve pensare a portare in salvo la sua famiglia, intrappolata proprio nei piani avvolti dalle fiamme.

In barba a tutti quelli che ancora lo considerano solo un attore “mena&spacca” adatto a film da visionare a cervello spento (i film ignoranti, come più di qualcuno ama definirli), bisogna riconoscere a Dwayne Johnson la capacità di costruire, film dopo film, una carriera molto coerente e soprattutto intelligente. Johnson, infatti, è quell’attore che è mancato da Hollywood per molti anni, il solo che si è dimostrato all’altezza di raccogliere l’eredità di un certo cinema action nato in America negli anni ’80 e che ha influenzato il genere in modo irreversibile. Un cinema d’azione, quello di allora, che si reggeva sulle spalle (muscolose) di una nuova tipologia di “divo”, autentiche icone prestate al cinema per dare vita a personaggi che da soli riuscivano a far da traino per l’intero film. Solo per citare alcuni tra i più noti, ci riferiamo al John Matrix di Schwarzenegger (Commando), John Rambo di Stallone (Rambo) e John McClane di Willis (Die Hard). Casi in cui le star divenivano un tutt’uno con i personaggi chiamati ad interpretare e questo, immancabilmente, ha generato orde di fan – non troppo dissimili dalle groupie nel mondo del rock – poco interessate alle singole trame dei film ma desiderose di ritrovare il loro “beniamino” pronto a compiere l’impossibile pur di salvare la situazione e battere i cattivi. Un cinema-giocattolo, tanto esagerato quanto auto-ironico, destinato a tramontare con l’avanzare dell’età di coloro che lo hanno animato. Se per molti anni, dunque, Hollywood ha faticato a trovare il suo nuovo action-man, è proprio con Dwayne Johnson che quel tipo di cinema è tornato a rivivere e Skyscraper è solo l’ultimissimo esempio.

Contro ogni previsione possibile, l’ultimo film di Rawson Marshall Thurber (Palle al balzo, Come ti spaccio la famiglia, Una spia e mezza) si rivela un’opera pronta a prendersi sul serio fin dai primi minuti così da tenere a bada la componete “spacconata” per privilegiare il lato più drammatico della vicenda. Di conseguenza, fatta eccezione per un paio di momenti spettacolari più dovuti che necessari, il film viaggia in una direzione inaspettata in cui le colluttazioni corpo a corpo e le esplosioni da blockbuster lasciano il passo alla vicenda eroica di un padre di famiglia pronto a fare il possibile (ricordiamo che ha una gamba sola!) pur di salvare le uniche persone che ama e scovare i veri responsabili del disastro, un nucleo criminale-terroristico insidiatosi proprio nell’imponente edificio che ad Hong Kong collega il cielo con la terra.

Pur se non originale (qualcuno ha detto Die Hard – Trappola di cristallo?), l’idea di dar vita ad un action-catastrofico a costruzione verticale e ambientato in un grattacielo è sicuramente vincente e questo offre la possibilità a Thurber di giocare con l’altitudine e costruire alcuni momenti – uno in particolare molto riuscito – che riescono davvero a generare un senso di vertigine fuori dal comune. Ma la poca esperienza del regista con il genere si lascia intravedere troppo presto, purtroppo, e molti momenti che in mano ad altri sarebbero stati sicuramente un concentrato di adrenalina in mano a Thurber finiscono per perdere potenza lasciando lo spettatore, spesso, con una sensazione di entusiasmo inappagato. Sottraendo vigore alla componente spettacolare, Skyscraper sembra voler prendere le distanze da tutto quel cinema action frenetico a cui oggi siamo abituati per avvicinarsi, invece, a quei dramma-thiller catastrofici per famiglie che spopolavano in America nella seconda metà degli anni novanta.

Tra innumerevoli cliché – evidentemente indispensabili per il pubblico statunitense – che contemplano l’amore per la famiglia e un certo patriottismo, a farsi apprezzare in modo particolare è uno spirito citazionista nemmeno troppo velato che tocca i momenti massimi nella sequenza in cui Will Sawyer si trova costretto ad attraversare una ventola impazzita (qualcuno ha ridetto Die Hard?) o durante lo scontro finale che, in un gioco di specchi, non tarderà a riportare alla memoria dello spettatore più raffinato l’iconica scena de La signora di Shanghai di Orson Welles mentre, per il cinefilo più “di pancia”, il pensiero volerà sicuramente al bellissimo duello finale de I tre dell’Operazione Drago di Robert Clouse.

Skyscraper è sicuramente cinema d’intrattenimento di qualità. Tuttavia, considerando la bontà dei vari elementi in gioco, a fine visione si ha la sensazione che non tutte le potenzialità alla base del progetto siano state sfruttate fino in fondo o nel modo giusto.

Giuliano Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un thriller d’azione che si mescola al dramma catastrofico. Interessante.
  • Benché non originale, la scelta della location risulta vincente.
  • Almeno un paio di momenti davvero riusciti e capaci di giocare bene con il senso di vertigine.
  • Dwayne Johnson, per il sottoscritto, è un “pro” a prescindere.
  • Spettacolarità tenuta eccessivamente a freno.
  • Molte soluzioni narrative, oggi, appaiono vecchie.
  • Poca cura nella gestione degli antagonisti e mancato climax finale.
  • Una sceneggiatura che avanza secondo tutti i cliché del genere.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +1 (da 1 voto)
Skyscraper, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

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