Life Itself, la recensione

Il leggendario critico cinematografico Roger Ebert è ormai nei suoi ultimi mesi di vita.
Sostenuto da sua moglie Chaz e dalla sua numerosa famiglia acquisita, decide di raccontare la sua vita in questo documentario basato sulle pagine della sua autobiografia, Life Itself – A Memoir.
Conosceremo Ebert fin dai suoi primi giorni di università, il suo primo impiego giornalistico, il rapporto con Russ Meyer, il meraviglioso matrimonio con l’amore della sua vita, e il suo celebre sodalizio con Gene Siskel.
Roger Ebert è sempre stato una figura più grande di se stesso.
Fisicamente impacciato ma con un’intelligenza rara e una lingua tagliente, ha completamente cambiato la storia della critica cinematografica sia per stile che contenuti.
Se un film fa schifo, fa schifo e non c’è nessuno che ti può fermare per urlarlo al mondo intero.
Per una carriera così marcatamente devota alla Settima Arte, è sorprendente sapere che i primi passi di Ebert nel mondo del giornalismo avevano solo la parola dattiloscritta in comune con il suo futuro.
Leggeva molto e altrettanto scriveva in un giornale universitario, piccolo ma famoso, e non aveva l’assoluto timore a prendere decisioni “da grande”.

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Tutti lo ricordano grasso e con un pessimo gusto in fatto di donne, e senza un minimo grammo di cosmopolitismo sotto la cintura, al contrario di come cercava di far credere.
Con l’arrivo nel Chicago Sun-Times e l’inaspettata vincita del Pulitzer, è letteralmente decollato.
Ormai non c’erano più freni inibitori, solo la voglia disperata di raggiungere una realizzazione in linea con la sua intelligenza, e così è stato.
Ma il centro, quasi narrativo, di Life Itself è la scissione netta di due, differenti, Roger Ebert.
Il primo goffo, alcolizzato, ma sempre acuto e piacevole. Il secondo, invecchiato, addolcito dalla vita e dall’amore, inguaribile intellettuale dello schermo e pieno di compassione ed empatia.
L’obiettivo del documentario di compiere il percorso di vita di una persona straordinaria è semplicemente vittorioso.
Saltando senza problemi da un Roger Ebert del presente, a cui è stata rimossa la mandibola inferiore per un cancro alla tiroide, ci ritroviamo in un passato universitario e lavorativo scandito da interviste di amici e fotografie in bianco e nero.
E’ un comune setting da bio-doc, ma lo sviluppo del personaggio Ebert richiama a se tutta la nostra attenzione e ammirazione.
Le prime battaglie, sorprendentemente politiche, sono un successo, la sua voce unica.
Viene adocchiato da Russ Meyer per la scrittura del film più multiforme nella storia della cinematografia americana, Oltre La Valle Delle Bambole e che, nonostante la verve trash, viene sorprendentemente acclamato da alcuni come uno dei migliori dell’anno. Intanto Ebert continua la sua strada, finché non incontra il suo riflesso, Gene Siskel.
Gene è carismatico, atletico, ha passato anni interi sotto la guida di Hugh Hefner e le sue conigliette, adora la vita da star-biz e ha un rapporto col cinema del tutto differente, forse più moderno del gusto vecchio stampo di Roger, e i due vengono immediatamente messi a lavorare nel famoso programma televisivo Sneak Previews. Saremo testimoni delle scintille tra i due, mai completamente affievolite e della nascita di una strana ma profonda amicizia. Si odiavano a morte, ma nessuno avrebbe mai lasciato il proprio compagno di recensioni e quando Siskel soccombe a un cancro cerebrale, la vita di Roger compie una piega del tutto differente.
Trasformato da anni in una persona gioviale e allegra, e con un ego notevolmente ridimensionato, dal matrimonio con Chaz, Robert decide che non farà mai segreto della sua salute, mai.

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Conosce il proprio dovere nei confronti delle persone che quotidianamente leggono le sue critiche, e questo Life Itself è la realizzazione delle sue intenzioni.
Il declino fisico, ma mai morale, di Roger Ebert viene filmato con una dedizione quasi eccessiva, dalle lacrime dei suoi famigliari alle modalità di alimentazione tramite tubo, ma fortunatamente il documentario bilancia ottimamente il dolore con la gioia. La gioia di reinventare la propria personalità e diventare una grande persona con un grande senso critico verso i film e la vita stessa.
I filmini delle vacanze con Chaz e i nipoti assumono una luce diversa da una semplice intrusione nella vita di un uomo, si trasformano in contrapposizioni emotive verso un passato egocentrico ed arrogante, ma sempre umano, e nonostante Robert debba utilizzare un text-to-speech per comunicare, è impossibile non avvertire la sua voce e il suo stile nel modulatore robotico.
La grande lezione regalata dal film, praticamente co-diretto dal suo protagonista, è unica e irreplicabile.
Come affrontare la Vita, la Morte e i suoi Miracoli secondo Roger Ebert, critico di film, protagonista di una pellicola scritta e diretta da se stesso.
Se avesse potuto recensire la sua stessa esistenza, avrebbe dato senz’altro un pollice in su.

 Luca Malini

PRO CONTRO
  • Vita, Morte e Miracoli di una leggenda.
  • Riflessioni sul cinema e sull’esistenza.
  • Irreplicabile nella sua sincerità.
  • Ritmo un po’ lento.
  • La cronologia sfasata degli eventi potrebbe infastidire.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Life Itself, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

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