Speciale: Lars von Trier – Ninfomane dello schermo

Capitolo 0. La Fine Del Mondo o; Vita e Morte di Lars Von Trier

Lars Trier nasce a Copenhagen il 30 aprile 1956, figlio di una Comunista e di un Social Democratico, entrambi nudisti. Trascorre la sua infanzia tra campeggi naturalisti, vittima di attacchi Ossessivo-Compulsivi che lo convincono di poter evitare la fine del mondo eseguendo azioni ritualistiche. Sviluppa la propria mente in una casa dove le regole non esistono e dove le infrastrutture sociali e religiose non hanno possibilità di entrare.
Nel 1989, la madre gli rivela, sul letto di morte, che suo padre non era un nudista, anzi, non era neanche suo padre.
Lars Trier è il figlio di Fritz Michael Hartmann, ultimo discendente di una lunga dinastia di musicisti Cattolici tedeschi, ex-datore di lavoro della madre. Gli si è concessa per trasmettere al figlio i geni artistici, e ha colpito nel segno.
Ma Lars, che ormai si ripete in questo paragrafo come un mantra, ha accresciuto talmente tanto il suo ego e la sua arroganza da aver già inserito nel suo nome la cellula teutonica Von.
Quindi, simili rivelazioni sono per lui accertamenti di predizioni d’infanzia, come il piano per raggiungere la Maturazione Artistica d’eccellenza e la capacità di Provocatore d’Essai; tutti progetti sottintesi da una notevole dose di arroganza e presunzione segnalata fin dalla tenera età.
22 anni dopo, il mondo viene distrutto. Ed è tutta colpa di Lars.

Capitolo 1. In cui Lars comincia a Costruire o; “Quando conterò fino a 10, tu sarai in Europa”

Tra il 1984 e il 1991, Lars comincia a imparare la sua Arte.
La Trilogia Europa si forma, partendo da L’Elemento Del Crimine (Forbrydelsen Element), il Primo degli Sberleffi.
In esso, Von Trier rivela una serie di feticci e chiavi di volta per la lettura dei capitoli successivi: sprazzi di noir gratuiti, evidenti omaggi al Tarkovsky che fu, nudità e ipnosi.
C’è una componente quasi hollywoodiana, un contrasto netto con una sceneggiatura accuratamente vorticosa (precursore narrativo della cronologia sfasata dei montaggi successivi) e, assieme a un’iconografia spiccatamente azzardata e astrusa, c’è spazio anche per il secondo tema della trilogia, l’Ipnosi.
In ognuna delle tre pellicole, la sottomissione dell’individuo, o meglio, l’apertura di porte cerebrali rivela conseguenze tragiche, vasi di Pandora colmi di segreti mortali. Se, nel primo, l’Ipnosi rivela le conseguenze di uno scambio di personalità e, quindi, la distruzione dell’individuo, in Epidemic è invece la chiave per aprire la mente di una medium in contatto con la sceneggiatura epidemica di Von Trier, scatenando nel mondo reale la vera diffusione di una malattia catastrofica. Nella componente narrativa, l’Ipnosi diventa quindi catartica come il Mago di 8 e Mezzo, l’unione di irrazionalità e razionalità in chiave magica/psicologica.

La sceneggiatura di Von Trier Filmico rivela conseguenze ciniche e devastanti, uno schiaffo alla modestia in perfetta linea con l’autore.
Ma è con Europa che il gioco di Lars diventa lampante.von trier2 La Trilogia Europa altri non è che il bisogno di L.V.T. di staccarsi dalla cinematografia europea.
L’Europa viene vissuta come minaccia, uno “stato mentale” in cui cultura, economia e politica si fondono continuamente, e Lars si pone nei panni di un Americano, un giovanotto che vorrebbe solo “donare un po’ di gentilezza” agli Europei post-WWII, ma che, giunto nella gerarchia della terrificante Zentropia, si trova invischiato nei meandri di un complotto kafkiano dai contorni paradossali. La coscienza di Von Trier prende vita ritagliandosi il ruolo di Quell’Ebreo Schifoso e deviando la nostra attenzione; Lars vorrebbe essere l’Americano Salva-Europa ma le sue radici lo affondano, anche se in realtà lui è lo Straniero.
Ci lascerà le penne e il cuore perché ha ancora troppa coscienza, ma almeno ci ha provato.
L’Europa che ipnotizza, che ci costringe a dover essere tutti autori di film d’essai e pellicole dall’enorme capacità emotiva e intellettuale, al contrario dell’America anni 80-90, continua genitrice di franchise e kolossal.
Il primo Capitolo ci lascia con un Lars Von Trier confuso.
Ha preso in giro le convenzioni dell’espressionismo tedesco col primo e il terzo.
Ha rifiutato l’opprimente coltre del Regista Europeo Intellettuale, tra Noir Hollywoodiano e Arroganza. E si è pure portato a  casa un po’ di premi, mollando un bel dito di medio alla Giuria di Cannes.

Ma lui in fondo, chi è?

Capitolo 2. In Cui Lars Cerca Se Stesso o; Dogma 95 e il Voto di Castità

Terminato il suo primo idillio cinematografico, nel 1994, L. si ritrova a girare per la Televisione, mentre la sua casa di produzione, Zentropa, comincia a fiorire e a sostenere nuovi filmakers amanti del rischio.
Ne esce The Kingdom (Riget), un figlio illegittimo di Twin Peaks ambientato tra le mura di un ospedale infestato da presenze demoniache. Nonostante le sferzate grottesche e i picchi di violenza, The Kingdom ripropone lo straordinario amore del regista verso i disadattati e le anime perdute, in una continua battaglia tra Bene e Male.
Inizialmente progettata come un gigantesco giocattolo con cui scherzare, tra estremismi di genere e bizzarrie, la serie acquisisce una fan base granitica e permette a Lars di ottenere visibilità da produttori e affini, raggiungendo finalmente l’esplosione internazionale da lui tanto bramata: Le Onde Del Destino.
von trier 3Il film è il primo di Lars che pone il Sesso come fulcro narrativo di una storia completamente devota all’Amore; è un momento fulgido nella carriera di Lars Von Trier. Nasce la Trilogia del Cuore D’Oro, il trittico degli svitati in amore.
Ma con la visibilità arriva anche il peso insostenibile dell’Artista Acclamato; colui che della propria arte deve fare tesoro e porsi sul capo una spada di Damocle.
Ricorrendo ai paradigmi culturali stabiliti nella precedente trilogia, L.V.T. vede l’orrore. Questo cinema così multicolore, così astratto e malleabile, sta perdendo la sua coltre dorata, eclissato dalla brama Hollywoodiana, e lui ha bisogno della Natura, sì, la regola universale, la forma naturale con cui dare vita alle sue sculture in movimento.
Un’anno prima di girare Le Onde Del Destino, Lars e Thomas Vinterberg (Regista de Il Sospetto) si presentano alla conferenza parigina Le cinéma vers son deuxième siècle e annunciano con trionfo l’inizio di un nuovo movimento avant-guarde. Una formula semplice, semplicissima, per garantire l’integrità e la purezza di ogni processo creativo e relativo risultato cinematografico.
10 regole, scritte e firmate dai due registi, che rifiutano ogni tipo di artifizio e accreditamento creativo nella produzione di pellicole desideranti l’ala del Dogma 95, un nuovo trend colmo di integrità e coerenza, e quindi, cool.
Il Dogma riporta Lars alla realtà. Accetta il suo ruolo da Auteur Europeo, ma lo rifugge creandosi attorno una Nazione del tutto personale.
Con la creazione del movimento, Lars uniforma il proprio lato romantico, inni all’esistenza al cinema, all’emozione. La Morte è eventualità necessaria per comprendere la vita, non conseguenza morale di scelte sbagliate.
Laddove in Europa si viveva il cataclisma delle femme fatale, degli intrighi e delle ossessioni, in questo nuovo mondo di Idioti e Ballerine Nel Buio si riscopre la speranza per i disillusi, i malati, i naufraghi di una vita mal compiuta.
La follia di Bess, la scelta di non aderire alle regole di una società civilizzata o non poter mantenere un lavoro in fabbrica a causa di una cecità, tutte possessioni di un’individualità difettosa, lenisce le esistenze di questi personaggi allo sbaraglio in un villaggio, una città o una nazione X in cui non sono contemplati o, per lo meno, percepiti.
Il Cuore D’Oro ha un rasoio di Occam per la domanda: “Queste persone così estraniate possono integrarsi ai ritmi della vita?”
La risposta più semplice è quella giusta.
Non ci sono misteri o colpi di scena in questi declini ma stupisce l’occhio di Lars, così affettuoso e così colmo di lacrime.

Capitolo 3. In cui Lars arriva al Dunque o; Desensibilizzazione

Come transizione logica all’ultima trilogia, Lars continua la storia delle Anime Solitarie.
Tenta di amplificare la decostruzione dei suoi luoghi filmici e le illusioni dei suoi protagonisti nella Trilogia (mancata) della Terra delle Opportunità, comprendente Dogville, Manderlay e il mai realizzato Washington.
I primi due, salvo piccoli inspiegabili successi in Italia, si rivelano una chiara delusione commerciale e Lars abbandona presto l’ipotesi dell’episodio finale.
Emblematici sono i due suoi progetti più sconclusionati e deliranti, almeno sulla carta. Le 5 Variazioni, in cui costringe il suo mentore Jørgen Leth a realizzare 5 remake del suo primo corto secondo regole precise, e Il Grande Capo, in cui Lars convinse mezzo mondo di aver girato una commedia grottesca tra le mura di un ufficio grazie alla regia automatica di un computer.
E’ un L.V.T. differente da quello del passato; non tanto insensibile, quanto più incerto o, semplicemente, annoiato dall’essersi definito. Di sapere già come funziona quel partner chiamato Schermo, dove gli piace essere baciato, accarezzato, come reagisce a ogni movimento. Il voyeurismo degli spettatori non rappresenta più quel picco necessario per raggiungere il suo orgasmo intellettuale ed emotivo. Si è desensibilizzato.
Comprende che l’unico amore è quel grande drappo bianco su cui gettare le proprie idee e per quanto lo ammiri, ormai è diventato parte integrante di un matrimonio sventrato in ogni suo anfratto. Ma non può trovare un altro Amore.
Come una grande ninfa alla ricerca di altri uomini, lo Schermo non si mostra più interessato a lui.
Lars Von Trier è solo Lars Von Trier.
Punto.

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Capitolo 4. In Cui Lars si deprime o; Delirium

La Trilogia della Depressione di Lars Von Trier.
Antichrist. Melancholia. Nymphomaniac. Il trio dell’auto-indulgenza.
Così lontano dalle radici emotive che vibravano, sommesse ma vigorose, nelle precedenti avventure, il Regista rifiuta il Lars, il Von e il Trier.
Pura sottomissione psicologica, di nuovo l’Ipnosi, ma solo nel primo passo della trilogia, giusto per parlare dell’Instabilità con origini arcane, o meglio, ignorate.
Un uomo tenta di aiutare una donna psicologicamente instabile. Rifiuto.
Via l’emotività. Via la struttura, avanti una curva fino al climax. Si alzino i faretti, le riprese slo-mo.
Addio Lars Von Trier. Questo non sei tu.
La fine del Mondo. Accettazione.
Tutto ciò che ha un inizio ha una fine. Non si può fuggire dal fallimento, dall’obliterazione. Io lo so, perché sono depresso. Perché ho visto il fallimento di quello che si prometteva un connubio perfetto. Non c’è più sesso, non c’è più amore.
Accettiamo la fine. Tutti gli sfarzi, le case di produzione, i festival, le celebrazioni.
Io vedo la fine, la percepisco. Ed eccola lì. Io sono Justine e Claire, perché il dualismo è necessario. Ho bisogno dell’umano e del razionale.Fine.

Capitolo 4bis. Nymphomaniac; o Nymphomaniac Vol. I

Lars Von Trier ritorna a galla.
Non c’è bisogno di fuggire. Non c’è bisogno di aggiungere, sottrarre, modificare.
Questo sono io. Questo è Lars Von Trier; le riprese a mano, il Sesso, l’Amore per il Disadattato, il senso ironico, la beffardaggine, il ghigno dietro la telecamera. La Depressione gli ha portato giusto Charlotte Gainsbourg.
Ed è tutto così bello perché lui è Joe; Joe che vuole in continuazione la stessa cosa, lo stesso sesso, la stessa simulazione, e non perde mai la sensibilità.von trier 4 La stessa masturbazione, lo stesso concetto, tutto purché ci sia l’orgasmo. L’orgasmo finale d’Autore, dello Schermo, del Pubblico Voyeur che paga per vedermi fare l’Amore col drappo di tela.
Auto-riferimenti ad Antichrist; Parodia di Melancholia; Disadattamento da Onde Del Destino; Perdizione da Dancer In The Dark.
Via L’Amore. Io Amo solo me stesso, e non m’importa se non cambio. Mentre Seligman ascolta la sua storia, Lars racconta.
Ecco la mia storia, la mia vita, il sesso sfrenato con lo schermo e con il pubblico.
La Castità non fa più per me.

Luca Malini

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