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Qui e là, la recensione
Qualcuno condanni in esilio chiunque continui a riproporre il cosiddetto cinema-verità, soprattutto quando racconta una verità di cui, sinceramente, non ce ne frega assolutamente niente. Basta scenari poveri e desolati che trasudano squallore, basta attori presi dalla strada che riescono ad apparire così visivamente poco interessanti, basta con silenzi assordanti e inquadrature in cui il regista si è scordato di gridare lo stop, basta con la fotografia documentarista , basta con scorci di realtà. Vogliamo il cinema, la narrazione, l’affabulazione, o anche l’astrazione o il surrealismo, vogliamo immagini, simboli, sublimazioni, musiche, regia, attori, sceneggiatura, ritmo (RITMO!). Vogliamo il cinema come macchina produttrice di sogni, linguaggi e di sensi e non sterile riproposizioni di vite in qualche parte del globo (per questo esistono già i documentari).