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Rapito, la recensione del film di Marco Bellocchio
Shema’ Ysrael, Ado-nai Eloheinu, Ado-nai ehad.
Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è Uno.
Questa frase è la premessa dello Shemà, forse la più importante preghiera ebraica, e si recita mattino e sera coprendosi il volto con la mano.
Così il piccolo Edgardo Mortara è stato educato fin dalla sua nascita, in una famiglia ebraica della Bologna di metà 1800.
Una Bologna che si trova sotto lo stato pontificio e sotto le regole e le leggi del Papa Re Pio IX.
Una di queste leggi prevede che i bambini battezzati, e dunque cristiani, non possano essere cresciuti nelle famiglie ebree. Questo è proprio quello che accade alla famiglia Edgardo, strappato con forza alla propria famiglia da parte del tribunale ecclesiastico a causa del battesimo ricevuto a sei anni, di nascosto dalla famiglia da parte della domestica, e spedito a Roma.