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Dora e la città perduta, la recensione
Dora è una bambina di sette anni che vive con la madre e il padre, nonché con l’inseparabile scimmietta blu Boots, nel cuore della foresta amazzonica. Figlia di due esploratori, la piccola Dora è cresciuta con lo stesso sogno dei suoi genitori: trovare Parapata, la città inca perduta dove si dice sia custodito il più grande tesoro del mondo. Gli anni passano e la piccola Dora, adesso, è in piena età adolescenziale ma sempre carica di quell’entusiasmo che la porta a voler fare scoperte sempre più grandi. Pronti a partire per mettersi sulle tracce di Parapata, i genitori di Dora decidono di far trasferire la loro figlia in California, a casa del cugino coetaneo Diego, per farle frequentare una vera scuola e per tenerla lontana da qualsivoglia pericolo. Pochi giorni dopo l’inizio dell’anno scolastico, tuttavia, la giovane Dora – assieme al cugino Diego e due compagni di scuola – viene rapita da alcuni mercenari cacciatori d’oro che necessitano del sapere della giovane esploratrice per trovare proprio la leggendaria città perduta.
Benvenuti a Marwen, la recensione
Se guardiamo alla carriera di Robert Zemeckis nel post 2000, notiamo un ardimento nella sperimentazione narrativa e tecnica che parlano chiaro sul suo ruolo all’interno del panorama cinematografico mondiale. Concettualmente vicino a Spielberg, di cui è stato ed è un fidato collega/collaboratore, Zemeckis ama le sfide, si mette continuamente alla prova nella sperimentazione di linguaggi, sempre aperto ad applicare alle storie che decide di raccontare le strade a cui la tecnologia ci apre. Perfino in film sulla carta insospettabili come Allied – Un’ombra nascosta, la tecnologia ha un ruolo decisivo che segue il percorso del perfezionamento e sostituzione dell’attore in carne ed ossa con un avatar fatto di 0 e 1, come già sperimentato nella trilogia in mo-cap (Polar Express, La leggenda di Beowulf, A Christmas Carol). Con Benvenuti a Marwen, il suo nuovo lungometraggio, Zemeckis prosegue proprio in questa personale direzione, continuando a riflettere sulle possibilità della tecnologia in campo di performance attoriale, dando vita a quello che fino a qualche tempo fa era peculiarità della sola fantasia.