Archivio tag: orizzonti 2019

Venezia 76. Atlantis

La guerra dev’essere alle porte per Valentyn Vasyanovich, dal momento che nel suo Atlantis, ambientato nel 2025, è già finita da un anno. Una prospettiva spaventosa, ma il film è comunque capace di conservare uno scampolo di ottimismo.

Seguiamo le vicende di Sergiy (Andryi Rymaruk) ex-militare affetto da disturbo da stress post traumatico. “Seguiamo” non è la parola giusta. Più che altro lo guardiamo da lontano. Il regista ucraino adotta uno stile caratteristico: camera fissa, posta a una certa distanza dagli eventi, in modo da racchiudere l’interezza della scena. Avete presente quei videogiochi in cui si può fissare la telecamera sul personaggio, costringendolo al centro dell’inquadratura? Ecco. Solo che qui non è centrata sul personaggio, ma sulla scena. Una scelta azzeccata per raccontare lo scollamento del protagonista dal mondo che lo circonda. Un mondo che, come la mitica Atlantide, sembra destinato a essere abbandonato.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia 76. Giants Being Lonely

La vita è infelicità e non so quando può arrivare la morte. Giochiamo a baseball!

La frase iniziale di Giants Being Lonely riassume appieno l’intero film.

Presentato nella sezione Orizzonti della 76esima Mostra del Cinema di Venezia, il lungometraggio narra le vicende di Adam, Bobby e Caroline, intenti ad attraversare quella sottile linea d’ombra che separa l’adolescenza dall’età adulta. Nel piccolo centro di Hillsborough, nella Carolina del Nord, trascorrono il loro ultimo anno di scuola in attesa del ballo e, soprattutto, giocando a baseball.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia 76. Borotmokmedi (The Criminal Man)

Borotmokmedi

Borotmokmedi (The Criminal Man) del regista georgiano Dmitry Mamuliya è un film inserito, forse per sbaglio, nella sezione “Orizzonti” della Mostra del Cinema di Venezia.

Esterno – giorno: ci troviamo su strade che si snodano alla periferia di Tblisi, tra collinette spoglie e nulla d’altro. Un uomo, sceso dalla sua auto, si ritrova ad assistere da lontano ad una esecuzione. Un malcapitato viene freddato da tre colpi di pistola per poi venire abbandonato su un prato. Il casuale testimone attende che le auto degli assassini si dileguino per poi avvicinarsi e studiare con calma la scena del delitto. Decide di chiamare la Polizia solo dopo essere giunto a casa. Compone il numero, attende e poi riappende.

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Valutazione: 2.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia 76. Chola (Shadow of Water)

Gorgoglio e Pregiudizi. Poche laconiche parole per riassumere un film che intende sollevare una questione scottante: il medievale rapporto uomo-donna nell’India (zona Tamil) di oggi.

“Gorgoglio” come quello dell’acqua che scorre durante tutto il film (in molteplici forme), dall’iniziale pioggia monsonica all’impetuosa cascata finale, e “Pregiudizi” come quelli ancora presenti nella cultura Tamil che vedono l’uomo diventare padrone della donna con cui ha avuto un rapporto intimo.

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Venezia 76. Mes jours de gloire (My Days of Glory)

“Perché minimizzi sempre tutto?” questo chiede ad Adrien sua madre sul finire del film. E questo è il cuore di Mes jours de gloire (My Days of Glory), lungometraggio diretto da Antoine De Bary presentato nella sezione Orizzonti della 76esima Mostra del Cinema di Venezia.

Adrien, 27enne tenero e perennemente fra le nuvole, non ne vuole sapere di crescere. La sua vita è in una spirale discendente: da piccolo ha girato qualche film di blando successo, ma da sei anni non ottiene più una parte; nutre un rapporto di dipendenza con la madre, che lo ricopre di affetto e nomignoli; non ha una vita sentimentale, e, probabilmente, non l’ha mai avuta.

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Venezia 76. Verdict

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Joy sta tagliando una fetta di torta per la figlia Angel. Scherzano con la panna, ridono di gusto. Quand’ecco che Dante, il marito, rientra a casa alterato dall’alcool e, dopo un’irosa discussione, pesta selvaggiamente la moglie, ferendo anche la bambina.

Questo è il fulminante e crudissimo incipit di Verdict, primo lungometraggio del regista filippino Raymund Ribay Gutierrez presentato nella sezione Orizzonti alla 76esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

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Venezia 76. Pelikanblut (Pelican Blood)

L’amore per un figlio è totalizzante. Questo, di certo, vale per Wiebke, addestratrice di cavalli e madre adottiva di Nicolina, che decide di accogliere nella sua famiglia un’altra bambina, Raya.

Pelikanblut (Pelican Blood) è il film d’apertura per la sezione Orizzonti della 76esima Mostra del Cinema di Venezia.

Il sangue di pellicano a cui allude il titolo deriva dalla credenza medievale che vede l’animale riportare alla vita i propri piccoli trafiggendosi il petto e nutrendoli con il proprio sangue. E Wiebke è la perfetta rappresentazione di questa leggenda.

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