Un bacio, la recensione

“Nothing’s only words. That’s how hearts get hurt”

(“Niente è solo una parola. È così che i cuori vengono spezzati”).

Alcune volte accade che il messaggio più profondo di un film può ritrovarsi in una sua canzone: questo è successo a Un Bacio, l’ultimo film da regista di Ivan Cotroneo, con la canzone Hurts di Mika. “Non sono mai solo parole” ripete la canzone, soprattutto quando sei un adolescente, sei solo e ti senti “diverso” e incompreso da tutti gli altri. Ivan Cotroneo, alla sua seconda prova da regista dopo La kryptonite nella borsa, parte dal suo romanzo omonimo, con l’aiuto di Monica Rametta, cambiando notevolmente il testo originario. Un Bacio affronta l’adolescenza, senza filtri e mezze misure, il bullismo, l’omofobia e il valore dell’amicizia.  

Blu, Lorenzo e Antonio sono tre adolescenti di sedici anni che frequentano la stessa classe nello stesso liceo ma per tutti sono rispettivamente “la troia”, “il frocio” e “lo scemo” della scuola. Vengono tenuti a distanza dalla classe ed etichettati con una singola parola che definirà per sempre tutta la loro personalità. Nel loro incontro e nella loro amicizia riusciranno a trovare un’ancora di salvezza: le loro tre singolarità si fonderanno creando dei momenti di felicità che li faranno ridere di nuovo e sorridere alla vita.

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Si percepisce una freschezza espressiva in bilico tra cinema e televisione che ricorda in moltissimi momenti il telefilm Glee ma anche l’italianissimo Tutti pazzi per amore, firmato dallo stesso Cotroneo: una vivacità che si può rintracciare nelle sequenze da musical (simboli di libertà per i cosiddetti “diversi”), nei colori caldi della fotografia, nei vestiti (studiati attentamente), nelle inserzioni grafiche ma in particolar modo nei caratteri dei tre protagonisti. Questi ragazzi non si abbattono e proprio questo li rende diversi da tutti gli adolescenti del teen-movie medio; è chiara la loro voglia di vivere, o meglio di sopravvivere. A Blu (Valentina Romani) è affidata la voice-over che ci introduce e guida nei pensieri di un’adolescente che parte da un canonico “la vita è una merda” ma nasconde tante ansie e problemi dentro di sé.

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Lorenzo (Rimau Grillo Ritzberger) è un personaggio riuscito a metà: il regista riprende tutti gli stereotipi del gay cinematografico e li combina insieme creando una presentazione troppo standardizzata. Sorvolando sulle scarpe con le ali e le citazioni continue a Lady Gaga, è il carattere di Lorenzo a essere l’arma vincente del personaggio: quando la realtà diventa insostenibile, Lorenzo si proietta in un mondo di fantasia dove è considerato una popstar (come faceva la Precious di Lee Daniels), un luogo dove tutti lo amano e gli chiedono scusa per i torti passati. Tante volte, come ci dimostrerà Blu, il mondo fa talmente male che, non solo lo nascondiamo agli altri, lo camuffiamo a noi stessi per poter andare avanti. Antonio (Leonardo Pazzagli) è il carattere meno chiaro della sceneggiatura: è il più insicuro e debole dei tre, vive nell’ombra di un fratello perduto e nella paura continua di essere giudicato dagli altri.

A metà strada tra la commedia/musical e il dramma adolescenziale, Cotroneo preferisce parlare di Un Bacio come “un film che piuttosto che definire drammatico mi piace pensare romantico. Un film sull’amore, su tutti gli amori che vanno male, che sono sciupati dal mondo, e che, potrebbero invece avere una sorte diversa”.

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Il bullismo è il non protagonista della pellicola: se da un lato è il motore narrativo dell’azione, dall’altro non viene minimamente caratterizzato (i personaggi negativi rimangono sempre sullo sfondo) e reso, volutamente, privo di spessore. Il bullismo di Un bacio è sottile, nascosto, non dipende da uno o più individui ma dal male collettivo di cui spesso i giovani sono inconsapevoli; si fonde il vecchio (le scritte sui muri) con il nuovo (il cyberbullismo) per dimostrare che è un problema sempre esistito e sempre sottovalutato.

Sebbene sia un film che parla ai ragazzi non fa l’errore di mettere in secondo piano gli adulti: tutti dovrebbero andare al cinema a vedere questo film, genitori compresi, per il valore “didattico” (nel senso più bello del termine) che porta avanti. In fondo l’adolescenza è quella parte della nostra vita che ci portiamo sempre dentro, bellissima e drammatica, sfuggevole eppure indelebile dalla mente

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C’è un amore nella storia, c’è un bacio (uno ed uno soltanto) eppure questi ragazzi sono innamorati soprattutto della loro amicizia perché, citando Glee, “fare parte di qualcosa di speciale rende speciali”. Il mix di generi cinematografici si rispecchia in una colonna sonora ricca che accosta canzoni molto differenti per narrare i vari stati d’animo dei protagonisti: si passa da Mika, Lady Gaga e Emile Sande ai Placebo e Craig Armstrong.

Il finale potrebbe non convincere a livello di regolarità narrativa ma è una svolta quanto mai necessaria: il regista vuole scuotere gli animi, giovani e meno giovani, per rendere il pubblico più consapevole all’uscita della sala. “Basta poco” afferma Blu alla fine del film: quel poco che ci permette di stringere una mano in un’altra e non chiuderla in un pugno.

Matteo Illiano

PRO CONTRO
  • Non è un film perfetto, ma è quanto mai necessario.
  • Le sequenze da musical, le coreografie e i colori contraddistinguono il tratto di Ivan Cotroneo e rendono il film assolutamente personale.
  • Il bullismo mostrato è un ritratto curato e attualissimo di una realtà che aveva bisogno di essere raccontata in maniera chiara e diretta.
  • Il personaggio di Lorenzo rischia di diventare una macchietta per gli eccessivi stereotipi soprattutto nella prima parte.
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