Valerian e la città dei mille pianeti: Luc Besson presenta il film a Roma

Il celebre cineasta francese Luc Besson è tornato alla carica forte del successo internazionale di Lucy, che aveva diretto nel 2014. Ricco d’ambizione, ha impiegato tre anni per completare un progetto caldeggiato da almeno un ventennio, Valerian e la città dei mille pianeti, trasposizione del fumetto cult (in Francia) Valérian et Laureline. Ora che il film è pronto e sarà nei cinema italiani dal 21 settembre grazie a 01 Distribution e Leone Film Group, lo stesso Besson è giunto in Italia per promuovere la sua ultima fatica. Lo abbiamo incontrato nella cornice del lussuoso Hotel romano De Russie… ed ecco cosa ci ha raccontato.

Leggo ancora oggi i fumetti malgrado spesso la gente mi reputa infantile per questo motivo. Ma io mi sento adulto e gestire 2000 persone per un film o avere cinque bambini che mi aspettano a casa non ha nulla di infantile. Anzi il piccolo Luc che è in me mi aiuta molto e mi fa pensare a un filosofo che diceva che il bambino dentro di noi è il nostro padre.

Riguardo le ispirazioni che lo hanno portato a realizzare Valerian così come lo guardiamo…

Quando si inizia a fare fantascienza bisogna smettere di guardare fantascienza e ripulirsi da quello che si sa. Quando ho cominciato a lavorare al film ho scritto la sceneggiatura e ho fatto un concorso scegliendo sei disegnatori per metterli alla prova con alcuni aspetti del film, ma non ho fornito loro la sceneggiatura. Ci siamo chiesti come sarà il ventottesimo secolo e quindi abbiamo dato sfogo alla fantasia. Questi sei disegnatori non potevano parlarsi tra loro e si consultavano con me una volta a settimana. Dopo un anno hanno fatto 5-6 mila disegni, alcuni davvero folli, ho fatto una scelta e l’anno dopo ho preso altri sei disegnatori, stavolta con uno script e mi hanno fornito altri disegni che hanno poi portato al film.

Quali sono i temi fondamentali di Valerian e la città dei mille pianeti?

La centralità dei personaggi femminili, che poi sono una costante anche nel mio cinema. Le donne sono l’avvenire dell’uomo, sono un buon esempio per gli uomini, non ci sono donne che hanno fatto guerra e io trasferirei il potere alle donne. Però noi uomini giochiamo meglio a calcio!

Il vero argomento del film riguarda i popoli che nella storia dell’umanità sono stati massacrati in nome del progresso, l’economia e la religione… dai nativi americani agli ebrei. Quando parli ai miei figli degli ebrei sterminati in guerra finiscono per addormentarsi perché pensano di stare a scuola e così cerco di attirare la loro attenzione in modo differente. Leggendo Valerian, mio figlio è stato interessato e quindi mi tocca fare film da 180 milioni per educare i miei figli.

Anni fa ho fatto Arthur e i Minimei che era di stampo ambientalista e l’ho fatto per sensibilizzare i bambini; un giorno un mio amico ha detto che i figli si rifiutavano di passare sul prato per non schiacciare i minimei!

Riguardo la possibilità di trasformare Valerian in una trilogia.

Mi piacerebbe ma non dipende solo da me. Se avrà un enorme successo in Italia possiamo sperare bene; riguardo questo progetto non mi sono occupato dell’aspetto economico ma solo di quello artistico.

Nel fumetto Laureline, che nel film è interpretata da Cara Delevingne, ha i capelli rossi…

Su Cara il rosso non stava bene e mi sono trovato in difficoltà perchè se le avessi fatto i capelli rossi mi avrebbero detto che somigliava a Leeloo nel Quinto elemento, quindi ho scelto il colore che stava meglio a lei.

C’è un limite alla fantasia che la tecnologia non ha potuto soddisfare per il film?

La tecnologia, se utilizzata bene, è libera e l’unico limite è l’immaginazione. A me la fantasia non manca. È quello che rimprovero ai film fantasy americani degli ultimi anni, che sono sempre tutti uguali… magari i film funzionano economicamente ma io dopo 25 minuti ne ho abbastanza. Hanno tutti eroi e cattivi e tutti gli stessi fornitori di calzamaglie!

Valerian è dedicato al padre di Besson.

C’è una dedica a mio padre e, di conseguenza, anche al piccolo Luc. È stato lui a regalarmi il fumetto da bambino. È scomparso durante la lavorazione del film e non ho potuto farglielo vedere, ma sono sicuro che lassù ci sono ottime sale in 3D, senza occhiali e lo vedrà lì, insieme a David Bowie. E visto che sono a Roma, chiederò al Papa di metterci una buona parola.

Si può trovare un legame tra Valerian e Avatar?

Tutti noi dobbiamo molto a James Cameron, è stato un precursore e la tecnologia che ho usato io in Valerian l’ha inventata lui. È stato generoso perchè all’epoca mi ha invitato sul set di Avatar, mi ha dato consigli e lo ha fatto anche con altri cineasti. Abbiamo organizzato tante proiezioni in tutto il mondo ma quella che temevo di più è quella a cui ha partecipato lui.

Valerian ha un valore indiscutibilmente ecologista nel finale…

Era già nel fumetto perchè era un tema importante per gli autori. In un film bisogna arrivare a un buon equilibrio, se si insiste troppo su un elemento la cosa diventa controproducente e io ho cercato di inserire il tema ecologico in maniera minima. La cosa nuova è che il popolo dei Pearls non è mosso dal principio di vendetta, ma ha capito che si è trattato di un incidente e vuole solo ricreare il proprio pianeta. Un messaggio importante da trasmettere ai nostri bambini che dovrebbe imparare anche chi fa i film della Marvel.

Riguardo la sequenza con il personaggio interpretato da Rihanna.

Il personaggio di Bubble esiste già nel fumetto dal 1975 e per me era un personaggio importante, mi piaceva il fatto che soffrisse della sua capacità di trasformarsi perchè era priva di una sua identità personale ed è un po’ la sindrome dell’attore… è l’apice del ruolo dell’attore. A chi domandare? Ho pensato subito a Rihanna, mi hanno detto di pensare ad altri invece è bastato chiederglielo perchè lo facesse.

La genesi di Valerian è stata piuttosto difficile. Cosa ha spinto Besson a non mollare?

Per me è istintivo. Se si sta su una nave in mezzo all’Atlantico non si può dire scendo, si è a bordo e si va avanti.

Valerian ha un lato ironico molto accentuato.

L’ironia è un’arma potente soprattutto se si vogliono dire cose importanti e pesanti. Il contrasto fa risaltare meglio l’ironia e in una situazione drammatica l’ironia aiuta a far risaltare il dramma.

A cura di Roberto Giacomelli

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