36TFF. Hevi Reissu – Heavy Trip, la recensione

Symphonic post-apocalyptic reindeer-grinding Christ-abusing estreme war pagan fenno-scandinavian metal: questo il nome del genere di metal che gli Impaled Rectum, quattro ragazzi fin troppo buoni di un paesino finlandese, sognano di suonare al più grande festival metal della Norvegia.

Hevi Reissu – Heavy Trip, diretto da Juuso Laatio e Jukka Vidgren, è una commedia sorprendente presentata nella sezione After Hours delle 36esima edizione del Torino Film Festival.

All’inizio della storia facciamo la conoscenza di Turo e dei suoi tre migliori amici (nonché band), che si riuniscono ogni giorno per provare cover nello scantinato di uno scannatoio. Ma, nonostante lo facciano oramai da diversi anni, ancora non sono riusciti a scrivere un loro pezzo originale.

Fin quando una carcassa di renna incastrata in un tritacarne dona loro l’illuminazione per un nuovo, potente sound!

Questa la premessa di un film che, partendo da un incipit non così originale, ha saputo strutturare una trama efficace e divertente che si snoda attraverso una serie di situazioni imprevedibili, fraintendimenti e tanti colpi di scena epici (soprattutto nella seconda metà).

La regia delinea in modo convincente il tedio e la solitudine dei protagonisti bloccati nella monotonia di un paese in cui non accade mai nulla; gli attori convincono nella parte dei pigri emarginati che, per smuoversi dal loro torpore, sono costretti ad attendere che sia il caso a trascinarli verso l’avventura.

La sceneggiatura scricchiola qua e là, soprattutto per quanto riguarda alcuni personaggi secondari che lasciano la sensazione di essere stati inseriti solo per addensare l’ironica assurdità degli eventi, piuttosto che per una reale utilità ai fini dell’intreccio. Ma tutto ciò non infastidisce, anzi, dona alla pellicola un’originalità che accompagna la storia verso un epilogo degno delle migliori fantasie metal.

Per quanto riguarda l’ambito musicale di questo lungometraggio, non credo sia necessario dire altro se non: eccezionale!

In conclusione, Hevi Reissu – Heavy Trip non è perfetto, ma rispetta ciò che promette, diverte in maniera originale e, nel caso non si amasse il metal, questo è il film in grado di farlo apprezzare; se invece si ha già il metal nel sangue, non è più possibile fare a meno del symphonic post-apocalyptic reindeer-grinding Christ-abusing estreme war pagan fenno-scandinavian metal!

Michele Cappetta

PRO CONTRO
  • Trama ben strutturata.
  • Risvolti epici e imprevedibili.
  • Ottima musica.
  • Alcuni personaggi forzati.
  • La recitazione non sempre impeccabile.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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36TFF. Hevi Reissu - Heavy Trip, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

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