Beast, la recensione

Se facciamo mente locale, di leoni killer al cinema non ne individuiamo troppi. Sicuramente il titolo più celebre che risponde a questa esigenza è Spiriti nelle tenebre (1996), il bel thriller avventuroso di Stephen Hopkins con Michael Douglas e Val Kilmer, se poi scaviamo un po’ più indietro nel tempo troviamo Il grande ruggito (1981) con Tippi Herden e Melanie Griffith in cui, però, i leoni non sono l’unica minaccia. Se invece ci avviciniamo ai giorni nostri, troviamo il notevole Prey – La caccia è aperta (2007) scritto e diretto da Darrell James Roodt e i meno riusciti Prey – La preda (2016) dell’olandese Dick Maas e Rogue – Missione ad alto rischio (2019) di M.J. Bassett. A questo sparuto elenco di titoli oggi aggiungiamo Beast di Baltasar Kormákur, in uscita nei cinema italiani il 22 settembre e in grado di piazzarsi tranquillamente sulla vetta qualitativa di questo micro-filone del beast movie e dell’eco-vengeance.

Il chirurgo Nate Samuels si reca con le due figlie adolescenti Meredith e Norah nella riserva di Mopani in Sud Africa, dove tempo prima ha conosciuto sua moglie, recentemente scomparsa a causa di una lunga malattia. Lo scopo del viaggio è riunire la famiglia e tentare di elaborare il doloroso lutto grazie all’avvicinamento alla natura e alla cultura della donna scomparsa. Qui Nate incontra il vecchio amico Martin, che lavora come biologo nella riserva e tenta di combattere la terribile piaga del bracconaggio. Nel corso di una visita a uno dei villaggi della riserva, però, Martin e Nate si rendono conto che tutti gli abitanti sono morti, chiaramente aggrediti e sbranati da un leone, anche se questo non è di certo un comportamento normale per questi felini. Nel tentativo di tornare indietro per avvisare i soccorsi, però, la jeep su cui viaggiano Martin, Nate e le sue due figlie viene presa d’assalto proprio dall’enorme leone furioso che ha decimato il villaggio. Per i quattro sarà una durissima lotta per la sopravvivenza.

La cosa che salta immediatamente all’occhio guardando Beast è che l’approccio scelto da Baltasar Kormákur non è quello del semplice b-movie, settore spesso abbracciato con fierezza ed energia dai beast movie, ma del blockbuster avventuroso. Questo non vuol dire che Beast rinunci alla tensione e alle efferatezze per accogliere un pubblico più ampio possibile, anzi siamo quasi nei territori del cinema horror, ma viene adottata l’attenzione e i mezzi tipici di una grande produzione hollywoodiana. Kormákur, che viene dal cinema più adrenalinico con titoli come Contraband, Cani sciolti ed Everest, utilizza blocchi di piani sequenza per immergerci con maggiore coinvolgimento nell’azione più adrenalinica. Con movimenti di macchina particolarmente complessi e una gestione degli effetti visivi incredibilmente realistica (il leone in CGI è fatto talmente bene da risultare indistinguibile dagli animali veri), Beast riesce a raggiungere vette di tensione e spettacolarità che si vedono raramente in questo genere di film.

Se da un punto di vista prettamente narrativo Beast può ricordare da vicino Prey – La caccia è aperta e, perché no, Paradise Beach – Dentro l’incubo per la circoscrizione dell’azione e la spietatezza dell’animale assassino, verrà sicuramente alla mente addirittura Jurassic Park per il senso di pericolo e la gestione della suspense, con tanto di omaggio (voluto o meno) al capolavoro di Spielberg grazie a una scena dentro e fuori la jeep.

A capeggiare il cast di questo poderoso action/thriller troviamo Idris Elba nel ruolo del padre ed eroe improvvisato alle prese con una situazione che non avrebbe mai potuto immaginare, che lo porta al classico processo di “imbarbarimento” di un borghese qualsiasi chiamato a difendere in maniera estrema se stesso e i suoi cari. La scena finale del “corpo a corpo” con il leone sotto una pioggia di raggi solari al tramonto è una delle immagini più potenti e iconiche di questo 2022 cinematografico.

Non manca una giustissima sottotraccia ambientalista mirata a condannare la pratica del bracconaggio, utile a fondere questo beast movie con la logica della causa/effetto tipica del filone eco-vengeance.

Era da molto tempo che non si vedeva un beast movie di tale qualità, i patiti potranno festeggiare perché Beast nasce già come un classico di questo genere cinematografico.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • La perizia tecnica generale (effetti visivi, musiche, fotografia) e l’adrenalinica regia.
  • La realizzazione del leone.
  • La tensione e il ritmo.
  • Se vogliamo cercare il pelo nell’uovo, ha molti punti narrativi di contatto con Prey – la caccia è aperta, il che non lo rende particolarmente originale.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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