Robinson Crusoe, la recensione

Molto controtendenza rispetto allo sviluppo dell’animazione contemporanea, il Robinson Crusoe di Vincent Kestellot e Ben Stassen si focalizza su uno stile coloratissimo per un target piuttosto limitato (ci aggiriamo intorno ad un pubblico under 12). Non dobbiamo per forza guardare alla blasonata Pixar, perché anche case di produzione più piccole come “Illumination Entertainment” (Cattivissimo me, I Minions) e “Laika Entertainment” (Coraline e la porta magica, ParaNorman) hanno puntato su un’animazione più “adulta” che facesse convergere pubblici diversi di tutte le età.

Questo film d’animazione, basato sul celebre racconto di Daniel Defoe, ha l’elemento di maggior interesse nel punto di vista: la storia non ci viene raccontata dal naufrago Crusoe ma dal pappagallo Martedì. Il protagonista è a tutti gli effetti il pappagallo multicolore che raccoglie gli oggetti portati dal mare e li conserva nel suo nido (la Sirenetta Disney ha fatto scuola) perché crede che nel mondo ci sia molto di più da scoprire di quello che offre la sua piccola isola. Quando Robinson Crusoe arriva in questo piccolo paradiso terrestre, Martedì vede in lui la possibilità di lasciare l’isola ed esplorare nuove terre.

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Questa modifica risulta brillante per strutturare un ambiente in cui gli animali hanno più importanza dell’uomo, così da creare un’ottima complicità con il pubblico di giovanissimi che riderà e si stupirà per i comportamenti degli animali. Nella struttura dei personaggi, il film ricorda molto da vicino alcune pellicole Disney, e anche le rispettive serie televisive. Tutto il mondo animale e le sue caratterizzazioni riportano alla mente uno dei pochi sequel degni dell’universo Disney, ovvero, Il Re Leone 2 – Il Regno di Simba: gli schieramenti opposti tra gli animali dell’isola e due gatti selvatici lasciano ben poco al personaggio di Crusoe, che diventa quasi decorativo.

Convinti che questa prevalenza del mondo animale conquisterà i bambini, non comprendiamo la scelta di lasciare invariato il titolo focalizzato su Crusoe: anche un semplice sottotitolo, con riferimento al vero protagonista (Martedì), avrebbe aiutato a rendere più accattivante il tutto.

L’animazione di Vincent Kesteloot e Ben Stassen (duo già collaudato in Le avventure di Sammy e rispettivo sequel) si concentra sui colori accesissimi e una comicità semplice, senza alcuna pretesa di profondità (quest’ultimo aspetto comporta il già citato e limitatissimo target del film).

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È un film d’animazione un po’ fuori dal tempo e, forse, questo è il suo unico vero difetto, perché non riesce a cogliere lo spirito del suo pubblico che, anche se giovanissimo, cambia continuamente e non è uguale a quello di 10 anni fa. Era necessario riattualizzare i valori e il racconto di Robinson Crusoe così da dargli una nuova vita nel 2016. Il pubblico dei bambini cambia velocemente (come, se non di più, degli adulti), e se non ci credete guardate nello stesso pomeriggio Cenerentola e Frozen per convincervi.

Matteo Illiano

PRO CONTRO
  • Spostare il punto di vista della storia dal canonico Crusoe al colorato Martedì.
  • Utilizzare il mondo animale per conquistare il pubblico di bambini.
  • Target di riferimento limitatissimo.
  • Narrazione troppo lineare per i bambini di oggi (multitasking più dei genitori stessi).
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Robinson Crusoe, la recensione, 5.0 out of 10 based on 1 rating

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