34 TFF. Ritratti al femminile: Lady Macbeth e A Quiet Passion

Due donne. Due grandi protagoniste femminili che occupano tutta la scena, ricercata in un caso, rifuggita nell’altro. Lady Macbeth e A Quiet Passion sono due film che ruotano sulle loro ingombranti protagoniste e poco importa che una ricalchi le orme di un personaggio mai esistito mentre l’altra dovrebbe ricalcare passi famosi realmente percorsi. Questi film, almeno sulla carta (in questo caso il catalogo del Torino Film Festival) potrebbero avere molto in comune, anzi dovrebbero, e invece fin dalle prime battute divergono inesorabilmente, eleggendone uno alla gloria e l’altro (si spera) all’oblio.

Lady Macbeth racconta la storia di Katherine, una giovanissima donna che va in sposa ad un uomo molto più vecchio di lei. La nuova casa la accoglie con gelo e regole, confinando il suo spirito ribelle fra quattro mura piene di spifferi. Ben presto sopraggiunge per lei l’apatia, esacerbata dal rapporto con il suo novello sposo con cui non c’è intimità ma solo una sua malata e perversa alternativa.

Tutto cambia quando gli spregevoli uomini di casa, marito e suocero, si allontanano entrambi per un lungo periodo di tempo: Katherine è finalmente padrona della casa. Quasi per caso inizia una travolgente storia d’amore con lo stalliere, Sebastian, e i due vivono nell’idillio finché sopraggiunge il giorno tanto temuto. Quando il suocero-despota ritorna a casa separa immediatamente i due amanti e cerca di riconfinarli entrambi nella precedente routine a suon di bastoni. Kathrine, però, non è una donna che si piega facilmente: fredda e determinata uccide senza pietà il suocero.

Ma la felicità è difficile da raggiungere specialmente su una strada che pian piano si ricopre di sangue.

lady_macbeth_still_2

Adattamento del libro Lady Macbeth of the Mtsensk di Nikolai Leskov, Lady Macbeth si presenta quasi più come un’opera d’arte che come un film. Ogni dettaglio è estremamente curato nella composizione quasi pittorica delle scene, costruite in modo monocromatico in alcune parti oppure con insoliti lampi di colore in altre. La totale assenza di musica si amalgama perfettamente con i lunghi silenzi trasmettendo alla perfezione sia la totale immobilità della situazione di Katherine sia la cappa di ansia e pericolo che incombe pian piano sulla storia. E la protagonista regna su tutto questo esattamente come farebbe la Lady Macbeth shakespeariana: Florence Pugh domina la scena con la sua incredibile espressività e con i suoi silenzi carichi di significato, viviamo con lei ogni istante e sebbene diventi durante la narrazione sempre più difficile patteggiare per lei, non possiamo che riservarle una parte speciale del nostro favore.

Un film che in sordina si appropria dell’attenzione dello spettatore, avvinghiandolo ed emozionandolo anche quando i titoli di coda sono ormai finiti da tempo.

Voto: 8

a-quiet-passion-1Tutt’altra storia per A Quiet Passion.

La trama si incentra sulla vita di Emily Dickinson, donna profonda e complessa in costante guerra con il mondo esterno (ma anche quello interno), dai primi anni giovanili fino alla morte a 55 anni.

Questo film sembra dimenticarsi di una delle regole fondamentali del cinema: show don’t tell, mostra e non dire. Ogni dialogo è costruito sapientemente sui grandi temi del genere umano, come il rapporto con Dio, la schiavitù, la condizione della donna, il tradimento, riferiti come se fossero direttamente decantati da un libro accademico.

Apprezzabile lo sforzo di dare ai personaggi una voce credibile per il tempo in cui è ambientato il film, ma non per questo ogni scena si deve trasformare in una scialba versione di uno spettacolo teatrale amatoriale, dove i tempi (non quelli comici, per carità) non vengono assolutamente rispettati e i lunghi silenzi non accompagnati da colonna sonora risultano insostenibili, come se quei minuti ci fossero strappati alla nostra vita per non averli mai più indietro.

La protagonista, una delle donne più importanti di tutta la storia della letteratura, una donna complessa con una vita dura e difficile che assolutamente merita di essere raccontata, viene trattata quasi alla stregua di una protagonista da rom-com, con un dialogo un po’ più elevato. Ne risulta una Emily che si preoccupa costantemente del fatto di non essere “bella abbastanza” ed è quasi una colta aggiunta ai personaggi che si muovono intorno a lei piuttosto che focus della scena.

a-quiet-passion-3

Sarebbe il caso di soprassedere sul cast ma non è possibile: per portare sullo schermo questa donna grandiosa è stata scelta Cynthia Nixon, di sicuro molto simile alla Dickinson per lo meno negli ultimi anni della sua vita. Peccato che la Nixon interpreti Emily fin dal suo ingresso nella vita adulta donandole un volto da cinquantenne per quasi tutta la durata del film. E questo vale per tutti gli altri personaggi, pluriquarantenni che si struggono per pene d’amore e si ribellano a padri austeri.

Tutto il film risulta poi recitato sopra le righe ma dato che il testo stesso non è un granché possiamo anche chiudere un occhio.

E questo spiace. Spiace perché il regista è Terence Davies, che l’anno scorso ha portato, sempre a Torino, l’apprezzabile Sunset Song, lungo forse, ma sicuramente emozionale e avvincente. Qui sembra aver perso un po’ la bussola, dandoci in pasto un film totalmente dimenticabile. Anzi, spero che venga dimenticato presto, perché una donna come Emily Dickinson merita assolutamente una versione cinematografica della sua vita. E non può e non deve essere questa.

Voto 4

Michela Marocco

VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.