47 Ronin, la recensione

Dopo che lo shogun Kira ha causato la morte del loro maestro, 47 samurai sono stati esiliati, giurando vendetta per il loro padrone. Sparpagliati in tutta la regione, questi samurai vengono riuniti un anno dopo dal loro leader Oishi che, con l’aiuto del mezzosangue Kai, è fermamente intenzionato a ridare onore al loro maestro e, di conseguenza, al loro popolo. Ma prima di giungere dinnanzi a Kira, i 47 samurai devono vedersela con creature mitiche e la letale strega che protegge il signore della guerra.

Questa è, in breve, la contorta storia di 47 Ronin, che si rifà molto liberamente al celeberrimo mito giapponese dei 47 samurai che all’inizio del XVIII secolo hanno reso onore alla morte del loro signore vendicandolo. Vicenda epica che ha fornito spunto per dozzine di trasposizioni cinematografiche e soprattutto teatrali, quella dei 47 Ronin diventa ora peculiarità hollywoodiana che con questo film cerca di ibridare con risultati non proprio eclatanti la tradizione e l’iconografia nipponica con l’estetica e la spudoratezza di certo cinema fanta-action statunitense.

A dare vita a questa poderosa operazione è l’esordiente Carl Rinsch, che traspone per immagini una sceneggiatura di Chris Morgan (Fast & Furious dal 3 in poi) e Hossein Amini (Drive e Biancaneve e il cacciatore). Posto che della storia originale rimane giusto l’impalcatura, su cui viene costruita innanzitutto una vicenda che guarda al moderno fantasy PG-13, è proprio lo script a mostrare la falla più massiccia dell’intera operazione.

Il mezzosangue Kai e il ronin Oishi si preparano alla vendetta

Il mezzosangue Kai e il ronin Oishi si preparano alla vendetta

A una fin troppo frettolosa premessa che pretende di introdurre in neanche un paio di minuti un’epoca, un popolo con relative usanze e un protagonista mezzosangue inquadrato fin dalla sua infanzia, segue una bella sequenza d’azione che vede alcuni dei samurai del titolo impegnati in una battuta di caccia dalla singolare preda. Un lungo e adrenalinico scontro tra i boschi che oltre a portare in scena una creatura mostruosa ottimamente realizzata, fa già intuire le potenzialità di un 3D ben utilizzato. Promesse non mantenute, o almeno non del tutto, visto che la tridimensionalità si renderà utile in rare occasioni e il film si accartoccia, pian piano, su se stesso. L’impressione è che non ci sia una reale capacità nel raccontare la storia, che si fa presto fumosa, pesante e malamente gestita nel far convivere personaggi ed eventi. E sono soprattutto i personaggi a deludere maggiormente, così privi di carisma e forse eccessivamente numerosi per trovare adeguato spazio. Giusto la seducente e terribile strega mutaforma dagli occhi eterocromi interpretata dalla Rinko Kikuchi di Pacific Rim sa farsi ricordare per l’eccesso grottesco del suo personaggio, che è volpe, è drago e sa animare i suoi capelli come noi occidentali abbiamo visto fare soprattutto nei j-horror. Per il resto, eroi monocordi e incapaci di appassionare, tra i quali c’è anche uno spaesato Keanu Reeves a cui è affidato il compito di portare avanti una delle più sbiadite storie d’amore che si siano viste di recente sul grande schermo e portavoce del concetto di accettazione della diversità (in questo caso razziale) che in un film ambientato nel Giappone feudale è un po’ un pugno in un occhio.

Una delle trasformazioni della strega

Una delle trasformazioni della strega

Poi è ovvio che quando c’è la possibilità di spingere sul pedale dell’assurdo il film si fa vincente, con mostri ben realizzati (anche nel design) e scene d’azione ottimamente coreografate e spettacolari. In un film che comunque è palesemente un’americanata camuffata da epica orientale, a questo punto sarebbe stato meglio eccedere nel binomio “mostri e mazzate”, almeno avrebbero evitato qualche sbadiglio e puntato sull’immancabile ragazzino che è in ogni spettatore a cui questo tipo di film si riferisce.

Negli States e in altri Paesi in cui 47 Ronin è uscito è stato un flop e si può capire, perché del sushi dal sapore di cheeseburger non è proprio il pasto più invitante.

 Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Creature mostruose ben pensate e ben realizzate.
  • Le scene d’azione funzionano.
  • Rinko Kikuchi è una strega riuscita.
  • Storia raccontata male.
  • Personaggi senza spessore.
  • Il film cerca di darsi un tono pur non potendoselo permettere.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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