’71, la recensione

I conflitti civili che hanno insanguinato le strade dell’Irlanda del Nord attraverso i decenni hanno trovato sporadiche rappresentazioni per mezzo cinematografico cercando di raccontare storie vere, di uomini ed eventi che hanno segnato la storia. Il Michael Collins con il volto di Liam Neeson diretto da Neil Jordan ne è forse il più illustre rappresentante, anche se non sono rari gli esempi di cinema (spesso indie) britannico che fornisce una testimonianza di quegli eventi. L’esordiente Yann Demange, che viene dalla televisione con le serie per Channel 4 Toy Boy e soprattutto la seminale Dead Set, decide di non affidarsi a “storie vere” e adatta una sceneggiatura di Greg Burke che di reale ha un periodo storico raccontato e un’immagine ben impressa nella mente del produttore Angus Lamont, che ricorda di aver letto un articolo che raccontava la testimonianza di chi quella guerra l’aveva vissuta. In quell’articolo era descritto un soldato britannico, poco più che adolescente, accovacciato terrorizzato e in lacrime in mezzo alla folla di rivoltosi. Questa è la storia di ’71, l’odissea di un giovane soldato inglese che viene involontariamente abbandonato dalla sua unità nel bel mezzo di una rivolta scoppiata per le strade di Belfast.

Gary Hook – questo è il nome del soldato, magnificamente interpretato dal Jack O’Connell di This is England e Tower Block – si trova a vagare per le strade della città irlandese incapace di sapere chi è nemico e chi alleato, testimone di una miriade di orrori che lo perseguitano per un’intera e lunghissima notte.

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Quello che poteva essere, sulla carta, un film “civile” alla Ken Loach è di fatto un prodotto di genere fiero della propria portata di intrattenimento. La tematica alta dallo stile documentaristico si inserisce in una costruzione da survival movie che si avvicina quasi all’horror. La notte di sopravvivenza del soldato Hook è una vorticosa avventura che sembra un film di zombie, con il sopravvissuto che deve vendere cara la sua pelle ai letali morti viventi. Gli zombie del caso sono le frange armate dei rivoltosi nordirlandesi, divisi in lealisti e repubblicani, che si fanno guerra tra loro e contro l’invasore esterno in un tutti contro tutti che ha come unica regola il sangue, possibilmente versato nella maniera più crudele possibile. A tal riguardo è esemplare la scena della bomba nel pub, dove a rimetterci in maniera clamorosa è un bambino che nella deflagrazione perde entrambe le braccia in un momento tanto intenso quanto raccapricciante.

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Per Hook sembra esserci speranza perché sappiamo che infiltrati nel gruppo repubblicano ci sono alcuni agenti dei servizi segreti inglesi, ma non è chiaro fino a che punto si spinga il loro gioco e pare che la sete di sangue abbia preso il sopravvento anche nella loro visione delle cose.

’71 è un film teso, avvincente, crudele. Una di quelle opere che si guardano tutte d’un fiato e ti rimangono, anzi crescono. Il suo limite è nell’aver voluto semplificare il protagonista dandogli un passato da orfano con fratellino di 12 anni a casa che lo aspetta, un espediente facile per creare empatia nello spettatore e una motivazione per combattere, come spesso succede al cinema. Una semplice scorciatoia che comunque non mina assolutamente la bontà dell’opera.

In sala dal 9 luglio con Good Films.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Gran ritmo.
  • Storia avvincente.
  • Uno spunto impegnato raccontato con il linguaggio del cinema di genere.
  • Il contesto in cui vive il protagonista sa di semplicismo e già visto.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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'71, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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