After Earth, la recensione

La Terra è stata distrutta da un cataclisma che ha costretto gli esseri umani superstiti a trasferirsi sul pianeta Nova Prime, dove però sono costretti a convivere con gli alieni Skrel che considerano il pianeta loro territorio. Per preservare gli umani dagli Skrel e dalle loro armi organiche, i terribili Ursa, gli umani hanno creato la United Ranger Corps, una squadra di primo intervento, prevenzione e difesa che ha il compito di garantire la prosecuzione della specie umana. Tra i Ranger c’è Cypher Rage, il pluridecorato generale che ha la facoltà di sprettralità, ovvero può combattere facilmente gli Ursa in quanto riesce a risultar loro invisibile.

Suo figlio Kitai sta seguendo la scuola che lo possa far entrare nei Ranger ma non riesce a passare l’esame finale, per questo motivo suo padre decide di portarlo con se in un’esercitazione che, come di consueto, si svolgerà su un altro pianeta. Durante il viaggio, la nave spaziale su cui sono Cypher, Kitai e altri Ranger, si trova nel bel mezzo di una tempesta di meteore, viene gravemente danneggiata ed è costretta a un atterraggio di emergenza su un pianeta su cui nessuno vorrebbe mettere piede: la Terra! Cypher e Kitai sono gli unici sopravvissuti, ma Cypher è ferito e non può muoversi, dunque tocca al ragazzo attraversare la zona boschiva che lo separa dalla coda della navicella per recuperare un segnalatore in grado di chiamare soccorsi. Kitai dovrà sopravvivere a un ambiente ormai inospitale, dove la Natura ha preso il sopravvento e, come se non bastasse, un Ursa che viaggiava con loro per far da bersaglio durante l’addestramento è ora libero e affamato.

After Earth

Ricordate il M. Night Shyamalan degli struggenti Il sesto senso e Unbreakable – Il predestinato? Ricordate gli sconvolgenti colpi di scena finali di questi film e di The Village, i ritmi dilatati, la tensione costante, l’ineluttabilità del destino come era raccontata in Signs, o ancora l’inquietudine che aleggiava su E venne il giorno e il senso di meraviglia fiabesca di Lady in the Water? Ricordate l’iter personalissimo di questo valido regista indiano trapiantato con successo a Hollywood? Bene, potete anche dimenticare tutto quando vi accingete alla visione di After Earth perché Shyamalan, da un certo punto in poi, ha cambiato pelle e i suoi film non sono più stati sinonimo di successo al botteghino.

After Earth sarebbe dovuto essere il film del riscatto, quello che avrebbe dovuto far perdonare il passo falsissimo de L’ultimo dominatore dell’aria e invece non ha fatto altro che confermare lo smarrimento autoriale di Shyamalan. Però, a dispetto del film precedente, After Earth, in fondo, è un buon prodotto, un film di avventura fantascientifica che paga il dazio di essere chiaramente una marchetta, malgrado il regista co-firmi anche la sceneggiatura, fortemente voluto dall’attore Will Smith che è creatore del soggetto, produttore e interprete nel ruolo di co-protagonista al fianco di suo figlio Jaden.

After Earth

After Earth è dunque un film di Will Smith diretto da Shyamalan e questo si sente, visto il respiro da blockbuster estivo e il genere di appartenenza.

Attraverso poche informazioni date all’inizio dalla voce narrante del giovane protagonista, veniamo a sapere velocemente dei circa 1000 anni di Storia che hanno portato all’inabilità della Terra e alla formazione di uno stanziamento su Nova Prime. Da questo momento in poi il film ha un ritmo molto serrato che mira primariamente a immerge i protagonisti nell’avventura. Un’avventura che effettivamente ha il pregio di risultare davvero avvincente, con i molteplici pericoli verso cui deve andare incontro l’inesperto Kitai e che si manifestano in branchi di babbuini, parassiti velenosi, feroci tigri simil-preistoriche, gigantesche aquile e ovviamente l’Ursa, il famigerato mostro alieno che ci viene immediatamente posto come nemesi primaria del protagonista.

After Earth

Kitai ha un trauma nell’infanzia legato proprio all’attacco di un Ursa che ha ucciso sua sorella maggiore, connesso alla rivalità che stringe il ragazzo al padre per la sua assenza nel momento del bisogno. Dunque, l’avventura che Kitai si trova ad affrontare lo pone dinnanzi ad entrambi i suoi talloni di Achille: suo padre e l’Ursa. Da una parte deve dimostrare a se stesso e al genitore di essere una persona matura e capace, anche perché la vita di entrambi dipende solo da lui, dall’altra deve affrontare e sconfiggere la sua più grande paura, quel mostro che da bambino massacrò sotto i suoi occhi una delle persone a cui era più legato. Ed è proprio sul concetto di paura che il film riflette, facendo intravedere in questo e soprattutto nel percorso che segue il protagonista uno sprazzo dello Shyamalan vecchia maniera.

Gli Ursa sono ciechi e possono sentire le prede solo attraverso un ferormone che le loro vittime rilasciano quando provano paura, quindi solo inibendo il sentimento di paura si può vincere un Ursa; ed è proprio con questa centrale riflessione sul superamento della Paura che a qualcuno è sorto il dubbio che After Earth facesse più di un riferimento a Scientology, ma probabilmente si tratta solo di un caso.

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Il film è strutturato come un videogame: abbiamo l’eroe impegnato nel completamento di una serie di “livelli”, in ognuno di essi deve acquisire diverse abilità (il volo, il mimetismo, la ricerca del calore, etc.), ha un tempo per portare a termine la missione, una voce guida (quella di Cypher) che interviene per risolvere alcune difficoltà e un boss finale da sconfiggere. Questa struttura aiuta molto nella tenuta costante e allo stesso tempo crescente del ritmo, che fanno dei 100 minuti di durata del film una visione svelta, disimpegnata e piacevole.

Bravo Jaden Smith, che ruba la scena al padre praticamente sempre, ma questo è voluto dallo stesso Will Smith perché è chiaro che After Earth sia il tentativo (poi fallito) del padre di spingere il figlio in quell’Olimpo in cui lui è arrivato con tanta gavetta.

Se qualcuno, dunque, si aspettava con After Earth la rinascita artistica di Shyamalan, si metta l’anima in pace, non è così. Però ci si trova di fronte a un robusto blockbuster che sa tenere incollati allo schermo con avventura, azione e mostri spaziali. Se non si è troppo esigenti ci si può accontentare.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Ha un buon ritmo e una struttura narrativa a “livelli” che aiuta molto il senso crescente del divertimento.
  • Jaden Smith, che non è mai stato mister simpatia, riesce a reggere il film tutto sulle sue spalle.
  • Manca quella profondità che avevano i migliori film di Shyamalan.
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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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