After 2, la recensione

Eravamo rimasti che nel 2015 con la pubblicazione di After, fanfiction sugli One Direction scritta da un cellulare, il patriarcato avesse ricevuto un gran brutto colpo: sì, perché se il successo planetario della saga erotica di 50 Sfumature di Grigio, a sua volta nata da una fanfiction di Twilight, era stato accettato come il guilty pleasure per signore annoiate, le vendite multimilionarie del romanzo di Anna Todd hanno portato a galla la verità sconvolgente che le pulzelle adolescenti hanno una curiosità sessuale (succede questo quando si messaggia mentre il prof spiega Freud!). Dunque tutti i soldi delle tredicenni demonizzate da quelli che citano Bukowski a memoria avevano incoraggiato la casa di produzione Panavision ad acquistare i diritti per un film ispirato al primo volume della saga e poi rilasciato nell’ aprile 2019.

Nonostante gli anatemi della critica, la pellicola diretta da Jenny Gage e scritta Susan McMartin e Tamara Chestna riuscì a fruttare un discreto incasso, ma le fans della saga non erano rimaste del tutto convinte perché mancava quella patina di “scorrettezza realistica” (perché “turpiloquio”, “porno didascalico” e “relazione abusiva” erano troppo lunghi da dire) e soprattutto di vero drama che erano il cuore del romanzo.

After 2

After 2, diretto da Roger Kumble (Pretty Little Liars, Suits) e scritto da Mario Celaya assieme alla stessa Anna Todd, ha in un certo modo sopperito all’eccessivo politically correct del primo film.

Tessa Young (Josephine Langford) e il suo “drama king” Hardin Scott (Hero Finn Tiffin), dopo i finti litigi e i discorsoni da persone mediamente scolarizzate, cercano di ricucire il loro rapporto andato perduto a causa delle rivelazioni sul passato di Hardin e finalmente danno inizio al melodramma trash che il pubblico agognava: Tessa inizia uno stage in una casa editrice gestita da una vecchia conoscenza di Hardin, Vance (Charlie Weber), e da lì a fare telefonate da ubriaca mentre si scola Sex on the Beach da un catino col nuovo collega Trevor (Dylan Sprouse) è un attimo.

In 105 minuti di film lo spettatore ha la sua successione di ubriacature, rapporti sessuali vagamente consenzienti, tatuaggi di eterno amore, catfight tra fanciulle succinte, minacce da cavernicoli e plot-twist: insomma, quello che c’è in mezz’ora di Beautiful – gli intrecci de Il Segreto ce li sogniamo.

After 2

Pregio non trascurabile è la definizione della fotografia che in una luce “smarmellata” adorna le location, quasi tutte chiuse, con atmosfere idilliache, incarnando quei sentimenti puri che dovrebbero trasparire dagli sguardi vacui degli interpreti: le espressioni sconcertate di Hero Finn quando scopre che esseri di sesso maschile gravitano attorno alla sua fidanzata sono fra le cose più ridicole che si siano mai viste, mentre la co-protagonista ha degli exploit facciali abbastanza passabili. La sceneggiatura si regge sul ritmo veloce dei guai che combinano gli Hessa calibrati con quei cinque minuti di scene sexy per far sospirare il target di riferimento; siamo ancora lontani dalle battute mordaci e stranamente azzeccate del romanzo ma il mondo non è ancora abbastanza sex positive per la versione filologicamente fedele di Hardin Scott.

Possiamo dire che siamo tornati al vecchio canovaccio dei Personaggi Neri e Personaggi Bianchi che tra di loro interagiscono dando vita a uno Yin e Yang narrativo in cui Hardin cerca di contenere la propria irruenza e fare pace col passato mentre Tessa impara a esternare di più la propria contrarietà, e anche la propria libido.

After 2

Il film dunque non è peggiore di una puntata di Dawson’s Creek ma nemmeno migliore di una puntata di Gossip Girl scritta bene, il lato trash emerge soprattutto dalla densità di sceneggiate e “lacrime napoletane” contenute un minutaggio così ridotto.

La storia di Hardin e Tessa andrebbe bene per una serie tv vietata ai minori di diciotto anni e realizzata da una piattaforma on demand; il soggetto originale, con tutta la sua povertà di introspezione psicologica, in mano a un buon dialoghista potrebbe dare un senso al messaggio finale della Todd: l’Amore vero è fatto di errori, perdono (ricordiamo che anche Romeo fece secco il cugino di Giulietta poco dopo averla sposata) e forza di volontà e Hardin Scott è forse l’ultimo vero antieroe, trash, in cerca di redenzione degli ultimi anni.

Ilaria Condemi de Felice

PRO CONTRO
  • Fotografia.
  • Ritmo avvincente.
  • Recitazione.
  • Trama inconsistente.
  • Retorica buonista.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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After 2, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

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