Appuntamento al parco, la recensione

Emily (Diane Keaton) è una vedova dalla vita apparentemente perfetta; ha una bella casa, un gruppo di amiche e si dedica con entusiasmo al volontariato. Tuttavia non si fatica a capire che la donna sia, in effetti, prigioniera del suo status di borghese in un ambiente falso e artificioso… oltre che dei debiti a lei lasciati dal defunto marito. Donald (Brendan Gleeson), invece, ha deciso di vivere ai margini della società, in una baracca che si è costruito da sé nel parco di fronte la dimora di Emily. Quando quest’ultima è suo malgrado testimone di un’aggressione ai danni dell’uomo, e chiama la polizia, tra i due nascerà un rapporto tanto profondo quanto complesso, a causa degli stili di vita tragicamente inconciliabili e non solo…

Appuntamento al parco è l’ultima fatica di Joel Hopkins, autore rodato nella confezione di commedie romantiche interpretate da grandi volti del grande schermo non più nel fiore degli anni. In questo caso, troviamo tutto ciò che ci aspetteremmo anche solo gettando un’occhiata distratta alla locandina. Un lungometraggio piacevole e disimpegnato, una riflessione sull’amore che travalica condizioni sociali o diversità caratteriali, momenti brillanti e l’immancabile punto di rottura che conduce all’altrettanto immancabile lieto epilogo. Le dinamiche della storia d’amore hanno il pregio di incuriosire, questo va ammesso, e il merito va tutto all’indiscusso carisma degli interpreti, che riescono a raccontare con efficacia l’evoluzione del sentimento tra Emily e Donald, con tanto d’incomprensioni e aporie.

Diane Keaton, torna al cinema dopo esser stata, sul piccolo schermo, la formidabile Suor Mary di Paolo Sorrentino. E fa di Emily una creatura sognante e delicata, troppo spontanea per la cerchia che frequenta. Il Donald di Brendan Gleeson, al contrario, ha chiuso ermeticamente la porta al mondo esterno eppure l’incontro con la protagonista scalfisce da subito la sua corazza, risvegliando sensazioni dimenticate e perdute. Complessivamente, dunque, nulla di nuovo al di là della sottotrama incentrata sugli avvisi di sfratto a Donald (poiché la sua baracca è abusiva) da parte della società che, in quel parco, intende edificare un residence.

Prevedibilmente questo spunto, che tocca temi attuali quali la diffidenza della società nei confronti dell’outsider o la difficoltà di svincolarsi da uno stile di vita imposto e convenzionale, viene tralasciato in favore di una scrittura votata prevalentemente alla leggerezza e alla speranza. Lo stesso dicasi per il doloroso passato di entrambi, soltanto accennato certamente per non appesantire la sceneggiatura ma penalizzando lo spessore psicologico dei protagonisti, cui sarebbe invece stato interessante dedicarsi per comprendere meglio fino a che punto le esperienze hanno plasmato le loro personalità.

Eccoci, pertanto, di fronte all’ennesima commedia geriatrica ironica e senza pretese, che certamente non annoia ma non evita (e neanche ci prova) tutti gli stereotipi del caso. In particolare, la Annie Hall degli anni Settanta è dal 2003 presenza assidua nei prodotti incentrati sull’amore ‘adulto’. Ma, se da una parte possiamo citare il travolgente Tutto può succedere di Nancy Meyers,  dall’altra ci piange un po’ il cuore ricordando Mai così vicini o Ruth e Alex – l’amore cerca casa. Cos’hanno in comune questi ultimi esempi? Partners eccezionali (Douglas e Freeman), banalità a palate. Lo spettatore di oggi ha davvero ancora bisogno delle peripezie di una coppia – più o meno attempata –  per conquistare l’annunciato happy ending per sentirsi appagato e credere nell’amore?

Appuntamento al parco, in sala dal 14 settembre con BIM Distribuzione, non è il film indimenticabile che vi stravolgerà, ma è ciò che fa per voi se cercate un intrattenimento garbato e rassicurante.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • La professionalità degli attori coinvolti.
  • Intrattenimento garbato.
  • Prevedibile e banale.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Appuntamento al parco, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

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