Argylle – La super spia, la recensione

Dietro ogni grande eroe letterario c’è qualcuno che ne tesse la ragnatela di eventi, ne escogita gli intrecci, ne muove i fili; ma non parliamo di mefistofelici burattinai interni alla storia, bensì degli scrittori stessi, veri responsabili delle sorti dei loro personaggi. Così, se James Bond ha avuto il suo Ian Fleming, Jack Ryan il suo Tom Clancy, Jason Burne il suo Robert Ludlum e Jack Reacher ha Lee Child, anche il tostissimo e fascinoso agente Argylle ha Elly Conway e quella raccontata da Matthew Vaughn in Argylle – La super spia è proprio la storia del narratore, non quella del suo personaggio!  

La trentenne Elly Conway è una scrittrice che ha raggiunto il successo grazie alla saga spionistica di Argylle, della quale sta per concludere il quinto romanzo. Tra le caratteristiche che hanno reso particolarmente appassionanti le sue storie, oltre al carisma del fascinoso agente segreto protagonista, è il modo come gli intrecci dei romanzi sono riusciti a descrivere con puntualità lo scenario politico-economico internazionale, a volte perfino anticipando degli eventi. Tutto merito del suo studio e delle ricerche, dice Elly, ma qualcuno è convinto che la paciosa scrittrice sappia troppo e vorrebbe metterla a tacere. Per questo motivo, durante il viaggio che l’avrebbe condotta dai genitori per il weekend, Elly viene intercettata da Aidan, un vero agente segreto che la protegge da uno stuolo di sicari che avrebbero dovuto catturala. Da quel momento, per Elly inizia un’avventura incredibile al fianco di Aidan, proprio come nei suoi romanzi, che la porterà a confrontarsi con una misteriosa Divisione che vuole entrare in possesso di un file che ha contenuti scottanti e che solo la scrittrice potrebbe riuscire a localizzare grazie ai suoi “studi”.

Con una sicurezza e un’armonia che non sempre troviamo nei blockbuster dichiaratamente pop, Argylle – La super spia è un piacevolissimo pop-corn movie che gioca per quasi tutto il suo tempo con un intreccio metanarrativo intelligente e originale. Jason Fuchs, che ha in curriculum il fiabesco Pan – Viaggio sull’isola che con c’è e il fanta-horror I Still See You, scrive una sceneggiatura a orologeria in cui ogni effetto è collegato a una ben precisa causa e i colpi di scena arrivano puntuali ed efficaci. Ma soprattutto, Argylle è una spy-story alla portata di tutti, complessa e articolata ma allo stesso tempo semplice e ordinata, perfettamente fruibile anche se non si ha un master in economia internazionale o informatica delle reti, vero neo di tante spy-stories contemporanee.

Elly Conway, perfettamente impersonata da una Bryce Dallas Howard bellissima e in character, è una ragazza intelligente, amante dei gatti e un po’ impacciata che incarna efficacemente tutto quel nutrito parco di sognatrici che spesso si raccolgono attorno all’ambiente letterario o del fandom in generale. Perché è vero che Elly crea, come farebbe una talentuosa scrittrice di fan-fiction, ma Elly soprattutto sogna, lo fa ad occhi aperti e immagina che il suo Argylle, bell’imbusto con giacca alla coreana impersonato da Henry Cavill, sia reale e la protegga dai cattivi. Invece, al posto del muscoloso agente segreto, c’è Aidan che è davvero una spia del governo, ma ha l’aspetto rude e il comportamento sgraziato, nonché la totale mancanza di tatto, di un Sam Rockwell magnifico. Loro sono la strana coppia dell’action protagonista di una commedia d’azione assolutamente fuori dagli schemi che lascia al mondo della finzione le super-spie dei romanzi e dei film e ci mette nei panni di due persone comuni, che di comune non hanno davvero nulla.

Attorno a questi due originali action-characters gravita tutto un mondo che intreccia reale e immaginario, vita e romanzo, dal cattivone interpretato da Bryan Cranston alla amorevole mamma e lettrice di fiducia Catherine O’Hara, l’ambiguo Samuel L. Jackson, la misteriosa Sofia Boutella, i leali John Cena e Ariana DeBose e perfino una Dua Lipa da mozzare il fiato in quello che è poco più che un cammeo.

L’altro valore aggiunto di Argylle – La super spia è la regia di Matthew Vaughn che per la prima volta non si occupa anche della sceneggiatura di un suo film. Vaughn, dopo Kick-Ass e Kingsman, ha uno stile ben preciso che gioca con il montaggio e le coreografie delle scene d’azione e Argylle è perfettamente in linea con il suo modus narrandi per immagini.

Cinetico ma ricercato, Argylle si abbandona ad alcune sequenze d’azione divertenti ed elaborate, a volte esageratissime e paradossali come l’inseguimento iniziale o la scena di pattinaggio finale, altre di un valore visivo incredibile, come nella lunga sparatoria con i fumogeni colorati che ci suggerisce quanto Vaughn sia pronto per dirigere un musical. E a proposito di musica, Argylle ha una caratteristica importante: tutte le (numerose) sequenze d’azione sono accompagnate interamente da un brano musicale, quasi come accadeva in Baby Driver, a volte con accostamenti molto suggestivi, come la scelta di Now and Then dei The Beatles.

Curiosamente, nonostante l’abbondanza di situazioni violente, Argylle – La super spia non è un film violento ed è la prima volta che accade nella filmografia di Vaughn – se escludiamo X-Men: L’inizio – scelta che lo stesso autore confessa essere stata imposta da Universal Pictures.

Unico gigantesco neo di un film che fila altrimenti liscio sotto ogni punto di vista è l’abbondanza di CGI, utilizzata anche in momenti di cui francamente non ce ne era bisogno e invadente anche perché non di qualità eccelsa.

In conclusione, Argylle – La super spia è una action-comedy ben architettata e intelligente nel suo valore metanarrativo, con alcuni momenti d’azione sorprendenti e una costante vena ironica che dà vita a scene genuinamente divertenti.

Non alzatevi subito dalla poltrona del cinema perché c’è una scena mid-credits imprevedibile che vi lascerà a bocca aperta.

Curiosità. Contemporaneamente all’uscita del film, in libreria con Mondadori arriva anche il romanzo Argylle firmato da… Elly Conway! Un vero romanzo di spionaggio che corrisponde al primo della saga scritta nella finzione da Elly, una scelta di marketing che va ad alimentare il gioco metanarrativo che sta alla base del film!

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Una bella storia raccontata con intelligenza e fermezza di scrittura.
  • I personaggi e gli attori che li interpretano.
  • Sam Rockwell soprattutto.
  • Almeno un paio di sequenze d’azione entreranno nella storia.
  • La CGI: troppa, spesso inutile e brutta.
  • La mancanza di violenza visiva in alcuni punti diventa paradossale.
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