Attacco a Mumbai – Una vera storia di coraggio, la recensione

Nel Novembre 2008 una serie di spietati attacchi da parte del gruppo terroristico Lashkar-e Taiba (costola “armata” dell’organizzazione religiosa Markaz al-Dawa Wal – Irshad) tengono sotto assedio alcuni dei maggiori centri turistici della città di Mumbai. I terroristi tennero in pugno la città per circa tre giorni provocando 195 morti e all’incirca 300 feriti. Dopo cruenti assalti armati rimangono sotto il controllo dei terroristi alcuni dei più importanti alberghi della città tra cui il leggendario Taj Mahal Hotel Palace.

Dopo circa sessanta ore dagli inizi degli attentati con il blitz delle forze speciali indiane e la morte dei tre terroristi, si concludono le operazioni di liberazione dell’edificio al cui interno si evidenziano tra le innumerevoli vittime un gran numero di membri dello staff, ma al contempo i sopravvissuti alla vicenda lasciano emergere una prospettiva che ha del miracoloso.

Per dare un’idea della caratura del Taj bastano le dichiarazioni che il rinomato chef Hemant Oberoi (Anupam Kher) rivolge durante la preparazione della sua squadra: “Quando si trova all’interno del Taj l’ospite è Dio”. La cura e la dedizione che l’equipe rivolge nell’accogliere i suoi avventori è maniacale; dalla giusta temperatura dell’acqua della vasca da bagno al colore della tutina per i neonati. Ogni minuzia diventa dettaglio così da poter garantire un vero e proprio soggiorno da sogno a chi deciderà di trascorrere del tempo nelle spettacolari stanze dell’hotel.

Ed è proprio tra i corridoi del leggendario edificio che prendono luogo le vicissitudini messe in scena dal regista australiano Anthony Maras. Con un notevole passato dietro alla macchina da presa come regista di cortometraggi, si è documentato per oltre un anno approfondendo le dinamiche della vicenda tramite interviste ai superstiti e allo staff dell’albergo presente quella notte, facendo emergere le azioni di cui quest’ultimi si son resi protagonisti per la messa in sicurezza degli ospiti. Come raccontato nelle interviste, ciò che ha maggiormente impressionato il regista è stato l’enorme sacrificio di cui gli impiegati della struttura si son resi protagonisti.

Alla sua prima prova con lungometraggio, Maras ci catapulta nel pieno del dramma rappresentando il tutto con una crudeltà che non fa sconti per quanto riguarda la rappresentazione della violenza e il terrore che hanno contraddistinto quelle lunghe notti, senza scadere mai in facili americanismi. Protagonisti dell’opera sono un variegato parterre di diversa estrazione sociale e culturale rimasto loro malgrado coinvolti negli attacchi. Nonostante questa visione corale, il regista ha voluto sviluppare il filo conduttore della vicenda tramite il personaggio di Arjun, giovane membro dello staff dell’hotel interpretato da Dev Patel. Di bassa estrazione sociale e desideroso di tornare dalla sua famiglia, il ragazzo non esiterà un solo momento a mettere al primo posto la sicurezza degli ospiti dell’hotel anche a discapito della sua incolumità. Stesso coraggio e dedizione che caratterizzano lo chef Oberoi che con la stessa mano ferma con cui impartisce ordini nella sua cucina si imporrà nella messa in sicurezza degli ospiti da parte del suo staff.

In balia delle stragi troviamo una coppia di genitori (Armie Hammer, Nazanin Boniadi) nel disperato tentativo di raggiungere il loro bambino lasciato in camera con la babysitter e quelle di un ricco uomo d’affari interessato solo al suo tornaconto economico (Jason Isaacs).

Se la scrittura dei personaggi è consapevole e di buon livello, è maggiormente interessante come il regista decide di puntare un occhio verso i membri del gruppo terroristico rappresentati come un manipolo di uomini succubi, devoti alla loro personale causa ma con dubbi, incertezze e paure che affliggerebbero chiunque in una situazione del genere.

La ricostruzione dell’hotel è minuziosamente dettagliata nel caratterizzare un luogo paradisiaco ma che si trasformerà in breve nel teatro di una carneficina dalla terrificante messa in scena. Perché è questo l’elemento che ci ha maggiormente impressionato della pellicola; la violenza rappresentata da Maras è potente, realistica, cruenta e potrebbe facilmente lasciare stizziti gli spettatori più sensibili. La tensione egregiamente gestita sfocia in momenti di puro terrore che il regista non ha paura di sbattere in faccia al pubblico, così da elevare il coinvolgimento e il dubbio per quello che sarà la sorte dei protagonisti coinvolti.

Attacco a Mumbai – Una vera storia di coraggio è un film tecnicamente ben confezionato. Duro da digerire ma che non lascerà impassibile il suo pubblico, che in mezzo a tanta crudeltà darà modo di far emergere una storia di coraggio e solidarietà che non potrà lasciare indifferenti dinanzi alla dedizione dei dipendenti per la sacralità dei loro ospiti, nonostante le differenze sociali e culturali.

Andy Pompeo

PRO CONTRO
  • Una violenza vera e terrificante.
  • Ottima gestione della tensione…
  • …che scema un po’ nella seconda parte della pellicola.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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