Archivio tag: armie hammer
Assassinio sul Nilo, la recensione
Gli elementi che contraddistinguono il cosiddetto genere “giallo” sono precisi e ripetuti, quasi meccanici, e prevedono un crimine attorno al quale si sviluppa un intreccio popolato da personaggi, vittime e carnefici, e un’indagine che ne porta alla risoluzione. Quello che (solo) in Italia ha assunto questo particolare nome per merito del colore delle copertine della collana di pubblicazioni letterarie che per prima li raccolse, i “gialli Mondadori”, a partire dal 1929, è un genere che dall’ambito prettamente letterario si è poi esteso ad altri media, il cinema e il fumetto in primis, ma con una tale fedeltà alle “regole” che ne fa forse il genere più impostato di sempre. Un bene? Forse, visto il successo che riscuote da oltre un secolo. Un male? Anche, dal momento che diventare esperti fruitori del genere rende sempre più complicato esserne realmente stupiti. Kenneth Branagh e il suo sceneggiatore Michael Green, quindi, che fanno in Assassinio sul Nilo? Avendo tra le mani uno dei più grandi classici letterari di Agatha Christie, già trasposto in lungo e in largo, nonché fondante sul disvelamento di colpevole e movente, rimangono sì fedeli, ma si concentrano su altri elementi, quelli che sulla carta erano sullo sfondo e altri che invece sono del tutto inediti.
Assassinio sul Nilo: nuovo trailer italiano e poster ufficiale
Il film 20th Century Studios Assassinio sul Nilo diretto dal cinque volte candidato al premio Oscar Kenneth Branagh e interpretato da un cast stellare, arriverà dal 10 febbraio nelle sale italiane distribuito da The Walt Disney Company Italia. Abbiamo un nuovo trailer italiano da mostrarvi e il poster ufficiale.
Rebecca, la recensione
Se oggi il romanzo di Daphne du Maurier Rebecca, la prima moglie (1938) è così noto, buona parte del merito va senz’altro ad Alfred Hitchcock che nel 1940 esordì con un lungometraggio di produzione statunitense adattando proprio quel romanzo e vincendo ben due Oscar. Da allora, Rebecca, la prima moglie è stato oggetto di molti adattamenti in forma di film per la tv o miniserie/sceneggiato, oltre che un celeberrimo radiodramma a cura di Orson Welles e diversi adattamenti teatrali, ma nessuno aveva “osato” cimentarsi nuovamente con il cinema, finché nel 2018 Wotking Title Films ha annunciato l’avvio della produzione di un nuovo film diretto da Ben Wheatley e interpretato da Lily James, Armie Hammer e Kristin Scott Thomas.
Wounds, la recensione
Tra tutti i generi cinematografici l’horror è da sempre tra quelli più attenti a raccontare la realtà che lo circonda, seppur con il suo linguaggio e i suoi stilemi ancorati al cinema di “genere”. Una tendenza che non poteva non spingere tanti registi ad effettuare una critica feroce e aspra nei confronti delle nuove tecnologie e le influenze che queste hanno avuto sulle persone e la società tutta. Da Videodrome di Cronenberg fino a Pulse e Cell, passando per i recenti Friend Request e Unfriendend, sono infatti una miriade i titoli, chiaramente di qualità molto diversa fra loro, che hanno toccato questa tematica in periodi storici diversi e sulla scorta delle tecnologie del periodo di riferimento.
Attacco a Mumbai – Una vera storia di coraggio, la recensione
Nel Novembre 2008 una serie di spietati attacchi da parte del gruppo terroristico Lashkar-e Taiba (costola “armata” dell’organizzazione religiosa Markaz al-Dawa Wal – Irshad) tengono sotto assedio alcuni dei maggiori centri turistici della città di Mumbai. I terroristi tennero in pugno la città per circa tre giorni provocando 195 morti e all’incirca 300 feriti. Dopo cruenti assalti armati rimangono sotto il controllo dei terroristi alcuni dei più importanti alberghi della città tra cui il leggendario Taj Mahal Hotel Palace.
Dopo circa sessanta ore dagli inizi degli attentati con il blitz delle forze speciali indiane e la morte dei tre terroristi, si concludono le operazioni di liberazione dell’edificio al cui interno si evidenziano tra le innumerevoli vittime un gran numero di membri dello staff, ma al contempo i sopravvissuti alla vicenda lasciano emergere una prospettiva che ha del miracoloso.
Una giusta causa, la recensione
Siamo nel 1956 e la giovane e brillante Ruth Bader Ginsburg (Felicity Jones), figlia di ebrei russi immigrati, è una delle nove donne ammesse al corso di Legge dell’Università di Harvard. Un’apertura al cambiamento; un rivoluzionario passo avanti, si direbbe. Ma solo in apparenza. La talentuosa ragazza, infatti, concluso egregiamente il percorso di studi, fatica a trovare lavoro proprio in quanto donna. Frustrata e disillusa, ripiegherà sulla carriera accademica, osservando con una punta d’invidia l’amorevole marito (Armie Hammer) affermarsi professionalmente giorno dopo giorno. Ciò che Ruth non si aspetta è che la sua occasione stia per travolgerla, sottoforma di un processo sulla discriminazione di genere. Recuperati la speranza e l’entusiasmo, nonostante le pressioni e il vento decisamente contrario, riuscirà ad arrivare in tribunale e, forse, a mutare la storia legale statunitense.
Il cinema del desiderio. Chiamami col tuo nome e Professor Marston and the Wonder Women in Blu-ray
Tutti i desideri che cerchiamo di soffocare covano nel nostro animo e lo avvelenano.
L’unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi.
(Oscar Wilde)
Desiderare ed esser desiderati. Spesso ci si trova a parlare di “desiderio” in modo molto semplicistico o superficiale, relegando questo ad un’effimera idea che può trovare correlazione verso un oggetto o un altro individuo. Tanto ma mai abbastanza è stato detto circa il “desiderio” che, senza troppi indugi, può essere considerato il sentimento più antico e complesso che governa ogni scelta dell’essere vivente. Il desiderio, perciò, può muoversi in direzione di qualunque cosa e a divenir frutto del desiderio può essere anche un’ideale, un concetto e persino un altro stato d’animo. Come sostiene Freud, in fondo, ci sono desideri così complessi che spesso l’individuo non vorrebbe rivelare nemmeno a sé stesso. Ed è proprio il desiderio a guidare le recenti uscite home video di Universal Pictures e Sony Pictures Home Entertainment che, in un solo colpo, mettono sul mercato due film profondamente diversi ma accomunati dalla medesima struttura argomentativa: la ricerca ossessiva del desiderio e il suo difficile (a volte impossibile) perseguimento a causa di fattori esterni che sfuggono dalla nostra volontà. Parliamo del film rivelazione Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, premiato agli scorsi Oscar 2018 per la miglior sceneggiatura non originale (firmata da James Ivory), e del biopic Professor Marston and the Wonder Women che ci fa conoscere l’inaspettata genesi di uno dei supereroi più noti e importanti nella storia dei fumetti: Wonder Woman.
Final Portrait – L’arte di essere amici, la recensione
Siamo a Parigi, nel 1964, tra l’esistenzialismo artistico degli anni ’50 e il nuovo mondo. Quel nuovo mondo in cui Andy Warhol proponeva i suoi primi Brillo. Siamo nello studio di Alberto Giacometti, quasi come ospiti infiltrati di straforo, invitati a sbirciare dai vetri sporchi delle finestre. La classica fisarmonica francese invade le prime inquadrature ma, attenzione: è solo un inganno per lo spettatore!
Chiamami col tuo nome, la recensione
A Crema, nella calda estate del 1983, l’adolescente Elio si prepara a vivere un’esperienza destinata a segnare per sempre, in modo irreversibile, la sua vita. Elio è un ragazzo di diciassette anni, con velleità da musicista e con una cultura ben al di sopra di ogni suo coetaneo e, come ogni anno, trascorre l’estate nella villa di famiglia con sua madre e suo padre. Il padre di Elio è un professore universitario che, ormai da anni, ha l’abitudine di ospitare ogni estate nella propria villa il suo studente più meritevole per poter lavorare alla tesi di post-dottorato. Nell’estate dell’83 la scelta ricade su Oliver, uno studente americano ventiquattrenne, che grazie alla sua bellezza e i modi di fare cordiali e disinvolti finisce per far innamorare follemente il giovanissimo Elio. Tra i due giovani nasce un desiderio unico, travolgente, che non può essere trattenuto in alcun modo.
Chiamami col tuo nome: incontro con Luca Guadagnino, Timothée Chalamet e Armie Hammer
Chiamami col tuo nome (Call me by your name), diretto da Luca Guadagnino e in uscita nelle sale italiane il 25 gennaio, è sicuramente la sorpresa dell’anno per quanto riguarda il cinema italiano. Girato nella prima metà del 2016, il film inizia a sottoporsi all’attenzione del pubblico il 22 gennaio 2017 con un’anteprima internazionale all’interno del Sundance Film Festival. Da quel momento inizia un percorso movimentato – ma anche abbastanza silenzioso – all’interno di vari festival internazionali (New York Film Festival, Festival di Berlino, BFI London Film Festival, etc) che fanno raccogliere al film consensi, candidature e premi. Un percorso che porta il film a guadagnarsi tre candidature agli ultimi Golden Globe fino ad accedere, con colpo di scena, anche ai prestigiosi Premi Oscar ricevendo ben quattro candidature: miglior film, miglior attore a Timothée Chalamet, miglior sceneggiatura non originale e miglior canzone.