Friend Request – La morte ha il tuo profilo, la recensione
Da un po’ di anni a questa parte, diciamo almeno una quindicina, l’horror sembra essere entrato in particolare sinergia con la tecnologia e se l’utilizzo del POV ne è diventato l’estremizzazione diegetica, c’è tutto un filone che racconta la paura veicolata dai mezzi di comunicazione. Possiamo far risalire questa particolarità a Poltergeist (1982) e al suo televisore posseduto dalle “demoniache presenze”, diventando poi una costante a partire da The Ring (2002) o, se preferite, dall’originale nipponico Ringu (1998), dove era non tanto il flusso televisivo quanto una videocassetta a racchiudere il male. Da quel momento hanno fatto seguito molti film che raccontavano di maledizioni e mezzi tecnologici utilizzati per trasmetterle, che fossero telefoni cellulari, computer o il web in senso lato. Ultimo di questo filone è Friend Request – La morte ha il tuo profilo che, come facilmente si evince dal titolo, racconta la morte per mezzo internet all’epoca di Facebook.
Laura è una delle ragazze più popolari del college e la sua notorietà si rispecchia anche sui social network. Marina invece ha 0 amici su Facebook, è una ragazza misteriosa, molto introversa, che non riesce a intrattenere rapporti sociali con nessuno. Quando Marina chiede l’amicizia su Facebook a Laura e quest’ultima l’accetta, la prima diventa un vero incubo per la seconda, al che Laura, consigliata dai suoi amici, comincia a ignorare Marina e rimuove la sua amicizia da Facebook. Come estrema conseguenza Marina si uccide davanti alla webcam e il video del suo suicidio diventa immediatamente virale. Da quel momento, l’amicizia di Marina ricompare parassitariamente sul profilo di Laura, ma il vero orrore deve ancora venire perché da lì a breve, tutti gli amici di Laura cominciano a morire in maniera misteriosa e i video delle loro morti vengono magicamente caricati sul profilo di Laura… che, repentinamente, cala di popolarità e nel numero di amicizie, tanto virtuali quanto reali.
Se la trama di Friend Request non vi suona nuova è perché possiamo riscontrare più di una somiglianza nel soggetto con Unfriended, altro techno-horror facebookiano arrivato nei cinema nel 2015. Se quello aveva la particolarità di essere tutto mostrato attraverso le soggettive webcam delle videochat, Friend Request ha un’estetica e uno stile classicissimo che gioca sicuramente a suo favore. Il regista e sceneggiatore tedesco Simon Verhoeven, che viene dalla tv e non ha nulla a che fare con il più famoso Paul, mette insieme i più classici topoi dell’horror teen e li shakera con le fissazioni tipiche dei teenagers di oggi, assuefatti dalla tecnologia e dall’apparire. La carrellata di personaggi piuttosto allineati con l’idea che lo spettatore ha dei giovani tipici dei film horror, si scontra con una tematica che non è trattata in maniera banale come ci si potrebbe aspettare. In Friend Request non c’è nessuna ricerca del facile moralismo, piuttosto si tratta la tematica giovani e internet (o, più nello specifico, giovani e social network) con estrema naturalezza, raccontando questo rapporto come una tacita convivenza. Il punto di vista interessante ruota attorno al dato che la vita reale e la vita virtuale arrivano a coincidere perfettamente e ciò che un adolescente vive su Facebook è speculare a ciò che avviene nella sua vita di tutti i giorni.
Friend Request punta talmente su questo dato, sulla normalizzazione dell’ossessione da social media, che tutto ruota proprio su questo assioma. Marina non ha amici nella realtà e non li ha neanche su Facebook, al contrario di Laura. Gli amici della protagonista muoiono nella realtà e muoiono letteralmente anche sulle pagine del social network. Laura comincia a perdere le amicizie nella sua vita quotidiana e il contatore delle amicizie su Facebook cala drasticamente. Insomma i due mondi interagiscono e si sovrappongono con estrema naturalezza.
Il ritmo è cadenzato come da standard per i film horror, quindi con una fase preparatoria che esplode in un body count da miglior tradizione slasher, che questa volta va ad esplorare territori inediti del soprannaturale: non i soliti fantasmi o demoni, come di consueto accade quando si parla di maledizioni. Piuttosto si esplora il territorio della magia e della stregoneria, con alcune interessanti intuizioni iconografiche che riescono a unire la mitologia con il territorio di caccia di questo film: la tecnologia.
Quello che convince meno di Friend Request è la sua capacità di spaventare. Qualche timido bus (alternanza di piani sonori) con apparizioni improvvise della minaccia riescono a far saltare dalla poltrona i più sprovveduti, ma non sembra esserci una vera ricerca del brivido. Malgrado ci fossero diversi elementi a suo favore, Verhoeven non punta sull’aspetto “creepy” della vicenda (il tutto si limita ai video che Marina postava sulla sua pagina Facebook) e anche la costruzione della tensione è abbastanza fiacca e malamente mirata all’inquietudine. In poche parole, Friend Request non spaventa mai come dovrebbe!
Alla fine Friend Request non è nulla di memorabile, sia ben chiaro, ma la voglia di rielaborare ciò che era alla base del nipponico Kairo – Pulse, ovvero la solitudine declinata dal mezzo tecnologico, e di far suo questo concetto legandolo al genere puro e crudo fatto di ammazzamenti gore e streghe vendicative, dona a questo piccolo film un’alone da guilty pleasure che lo rende godibile.
Da tenere d’occhio la protagonista Alycia Debnam-Carey, già stellina della serie tv Fear the Walking Dead, dal volto particolarmente espressivo.
Roberto Giacomelli
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