Bird Box, la recensione

Il 21 dicembre su Netflix, è stato distribuito Bird Box un horror post apocalittico diretto da Susanne Bier (The Night Manager).

Veniamo subito presentati a Malorie (Sandra Bullock), una donna che si prende cura di due bambini in quella che sembra chiaramente una situazione disperata: all’aria aperta sono tutti obbligati a tenere una benda sugli occhi, pena la morte… ci dicono. La loro missione è quella di percorrere in barca un fiume, per arrivare dove non ci è dato sapere.

La scena poi si sposta nel passato, e ritroviamo Malorie incinta intenta a fare un’ecografia accompagnata dalla sorella. Uscendo dall’ospedale tutto cambia quando un apparente epidemia di suicidi che fino a quel momento era stata confinata in Russia, arriva negli Stati Uniti. Malorie è costretta ad assistere alla morte della sorella nelle strade di una città completamente impazzita per poi trovare rifugio in una casa, dove sono barricati gli altri personaggi della storia. E l’azione procede in questo modo, saltando dal presente, nella piccola barchetta sul fiume, al passato, nel momento in cui l’apocalisse è iniziata.

L’esterno diventa il vero nemico nel corso del film, le finestre vanno sbarrate, gli occhi coperti e così la luce si trasforma in elemento ostile.

La fotografia usa una luce fredda, bianca, molto forte, quando ci si trova in esterni ma nonostante questo le scene girate al chiuso non sono cupe, piuttosto la luce diventa più morbida e sfumata.

La regia è volutamente rapida, ansiosa, concentrata spesso sui primi piani dei volti. Quello che va formandosi è un horror/thriller piacevole, interessante, anche se non si svelerà mai il segreto dietro i suicidi.

Questa situazione di forzata cecità ricorda per l’appunto Cecità di Saramago (e l’omonimo film), l’immaginario di una condizione di mancanza di qualcosa che noi tutti diamo sempre per scontato e di come poter sopravvivere una volta che ci è stato tolto.

L’interpretazione di Sandra Bullock è davvero notevole, nell’esprimere questa sofferenza, come anche il vero nodo del suo dramma personale: l’indecisione sull’essere o no una madre. La tensione del film rimane sempre alta per tutto il corso della trama, fino ad arrivare alla conclusione liberatoria, un salvataggio da parte di coloro che soli sanno come sopravvivere in questo nuovo mondo. Per Malorie il percorso è quello dell’accettazione della maternità e di quello che toglie ma anche di tutto quello che può dare.

Bird Box è un thriller ansiogeno e un horror apocalittico rispettabile, ma gradevolmente non solo quello, si prende il tempo di analizzare e guardare a fondo la sua protagonista. Aspettando la prossima creazione di Susanne Bier, buona visione!

Silvia Biagini

PRO CONTRO
  • Un solido impianto thriller.
  • Una regia che gestisce bene i momenti più ansiogeni.
  • L’alternanza temporale tra presente e passato.
  • Le creature mostruose non hanno un background e una motivazione.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +1 (da 1 voto)
Bird Box, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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