Book Club – Tutto può succedere, la recensione
Jane Fonda, Diane Keaton, Candice Bergen, Mary Steenburgen. Quattro premi Oscar, una sfilza di Golden Globe e Emmy, scendono in campo per dimostrare che in fondo non è mai troppo tardi per vivere la propria vita, senza doverla considerare terminata prima del naturale corso biologico. Ovviamente, detto da 4 mostri sacri, è molto più facile crederci.
Perché Vivian, Diane, Sharon e Carol sono quattro donne di successo alla soglia dei settant’anni che si incontrano periodicamente per il loro piccolo circolo del libro, utilizzandolo come pretesto per tenere le fila della propria amicizia e fare il punto sulle proprie vite, soprattutto quelle sentimentali. Fin qui nulla di strano, almeno fino a quando l’appuntamento viene stravolto dalla lettura del bestseller Cinquanta sfumature di grigio. Da una scintilla divampa il fuoco della rinascita per le quattro protagoniste, travolte da una consapevolezza nuova.
Potrebbe sembrare la reclame di una campagna dedicata al sostegno della terza età, e in fondo forse è davvero così. Non c’è più spazio per la vecchiaia, tanto meno al cinema, e la soglia per definirsi tale si sta abbassando sempre di più. La ricerca ossessiva del nuovo, della star del momento del firmamento cinematografico, pensiona interpreti straordinari lasciandoci in eredità una mole di prodotti che durano il tempo di un passaggio in sala e di un tour promozionale.
Il regista Bill Holderman trasforma il terzo atto della vita in una dichiarazione di guerra a questa discriminazione insita ad Hollywood come nella società, cercando di sfatare il mito dell’obsolescenza programmata degli over 60 con un film semplicissimo, negli intenti e nella realizzazione. Ha messo insieme un cast indiscutibile per eleganza e bravura e lo ha lasciato libero davanti alle videocamere di ribadire con forza che il talento non ha età se il progetto è valido e funzionale. Era già successo in Non è mai troppo tardi con Morgan Freeman e Jack Nicholson, lo ribadiscono adesso quattro altrettanto stupende attrici senza peli sulla lingua, riaffermando la necessità di rompere una delle convezioni sociali più diffusa ad ogni latitudine.
Ascoltare una signora riconducibile alla propria nonna fare una battuta su Herzog e una vagina è illuminante (provate a portare la vostra al cinema a vedere il film). Nessuno dovrebbe porre fine a qualcosa se non il diretto interessato in pieno possesso delle sue facoltà psichiche e mentali. E se il regista di Book Club si dice fortunato ad aver semplicemente messo la camera nella direzione giusta e lasciato che la magia avvenisse, non resta che credergli. Il film funziona perché quattro attrici con tutti i crismi hanno dimostrato come una commedia non originale può strappare risate e portare a casa la pagnotta.
Andrea De Vinco
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