Cinquanta sbavature di nero, la recensione

Non c’è cosa peggiore di un film comico che non fa ridere.

La noia. La lenta, inesorabile noia di chi si dimena per oltre 90 minuti nel tentativo di strappare una risata fallendo miseramente tra sguaiatezze di ogni sorta, peni e scroti di plastica ostentati a più riprese e la fin troppo facile missione di scimmiottare uno dei film di per sé più ridicoli dello scorso anno.

Questo è Cinquanta sbavature di nero, parodia del film tratto dal romanzo di E.L. James, che riporta al cinema il team di Dance Flick e Ghost Movie 1 & 2.

Capitanato da Marlon Wayans, che qui è interprete, sceneggiatore e produttore, Cinquanta sbavature di nero ci racconta la storia di Hannah Steel, studentessa universitaria insipida e verginella che deve intervistare il facoltoso e affascinante Christian Black. Il milionario prima la conquista e poi la inizia al sesso e al BDSM, ma forse a cambiare non è la studentessa piuttosto lo stesso Black.

cinquanta sbavature di nero

Il fulcro del film, diretto dal Michael Tiddes dei due Ghost Movie, è ovviamente Cinquanta sfumature di grigio, ma come accade per queste accozzaglie parodiche che hanno cominciato a proliferare con Scary Movie nel lontano 2000 proprio con la famiglia Wayans, non è un solo film ad essere preso di mira. In questo caso c’è più di un debito verso Single ma non troppo e, in particolare, al personaggio lì interpretato da Rebel Wilson, volgarissima cicciona qui riproposta dalla televisiva Jenny Zigrino, una scena particolarmente gratuita e decontestualizzata fa il verso a Magic Mike e una citazione piuttosto palese è dedicata a Il laureato, con Florence Henderson di La famiglia Brady a fare le veci di Mrs. Robinson. Poi c’è tutta una serie citazioni verbali più o meno gratuite, con preferenza ai successi all black degli ultimi anni, che ci ricorda che siamo nel territori della parodia.

cinquanta sbavature di nero 2

Ma se il gioco delle citazioni è quanto di più fiacco ci si possa aspettare, non è che con il resto si faccia di meglio!

Cinquanta sbavature di nero è noioso. Tanto se non di più del prototipo.

Si fatica, a fine visione, ricordare una gag che sia andata a segno divertendo. Forse l’unica di cui ci si ricorda è quando Christian Black, prima di procedere alle ormai tristemente celebri sei sculacciate, “tortura” la sua prescelta leggendole proprio dei versi da Cinquanta sfumature di grigio. Per il resto c’è la solita volgarissima comicità della premiata ditta Wayans con battute a sfondo razziale e sessuale con una predilezione per i peni… una caterva di peni di ogni dimensione che, non si capisce perché, dovrebbero suscitare ilarità.

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Il fatto che non si rida mai in Cinquanta sbavature di nero è indicativo di come questi film, che solitamente hanno la desinenza “… Movie” nel titolo, non abbiano davvero più motivo di esistere: fatti con lo stampino e senza idee solo per sfruttare a loro vantaggio un titolo di recente successo e sicuro richiamo. Cose che la The Asylum ha ambizioni potenzialmente più artistiche… almeno si sforzano a trovare un soggetto originale!

Che poi gran parte dei film che vengono presi di mira di solito sono di per sé già brutti e vicini alla parodia (anche involontaria). Cinquanta sfumature di grigio a tratti è più involontariamente ridicolo della comicità volontaria della sua parodia: basta prendere la battuta cult in cui Mr. Grey dice “Io non faccio l’amore, scopo forte” e confrontarla con quella di Cinquanta sbavature… sfido io chi di voi ride più con la parodia! Ma anche rifare in chiave comica elementi di un film comico come Single ma non troppo (probabilmente pescati dal trailer) non ha decisamente senso!

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I produttori di Cinquanta sfumature di grigio possono essere fieri, da oggi qualcuno è riuscito a fare decisamente peggio con la loro stessa storia!

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Eh? Ma stiamo scherzando??
  • Non fa ridere… e per un film comico è la più grande onta!
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Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Cinquanta sbavature di nero, la recensione, 4.0 out of 10 based on 1 rating

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