Come to Daddy, la recensione

Ormai l’horror è un genere saturo e inflazionatole idee sono finiteincutere paura con stile e raccontare storie avvincenti è impresa ardua, quasi impossibile”. Quante volte abbiamo sentito affermazioni di questo tipo? Tante, forse troppe potremmo dire. Frasi che manifestano sensazioni molto diffuse, che se da un lato hanno un loro fondo di verità, dall’altro evidenziano una visione superficiale e soprattutto la scarsa voglia e capacità di andare a scovare piccoli gioielli in giro per il mondo. In un ideale giro cinematografico del globo, infatti, possiamo notare come in tante nazioni ci sono nuove generazioni di registi con idee fresche e impronte stilistiche e narrative frizzanti e non fossilizzate nel passato. Un caso eclatante arriva dalla Nuova Zelanda, paese che ha catturato l’attenzione degli appassionati grazie a titoli come Vita da Vampiro di Taika Waititi e Housebound di Gerard Johnstone, nei quali atmosfere e dinamiche tipiche dell’horror si fondono con toni da commedia scanzonata e dissacrante.

Una ventata di aria fresca a cui contribuisce anche Ant Timpson, nome collegato ad una delle opere succitate in quanto nella sua lunga attività di produttore annovera anche Housebound, il quale decide di fare il suo esordio alla regia con un film dal titolo emblematico Come to Daddy. Un titolo esplicativo e foriero di un lavoro che si rivela un giusto mix tra commedia, thriller e uno splatterone congegnato con sapienza e arguzia, in cui ogni elemento svolge a pieno il suo compito. Ciò che ne viene fuori è un prodotto che sa far sorridere in maniera discreta e sagace, crea la giusta tensione in alcuni momenti e, soprattutto, entusiasma lo spettatore con colpi di scena piazzati nei punti giusti.

come to daddy

Un ottimo battesimo dietro la macchina da presa, anche se non privo di difetti, reso ancora più avvincente e notevole dalla presenza di attori del calibro di Elijah Wood, Stephen McHattie e Martin Donovan.

Il trentenne Norval si reca a fare visita al padre che non vede da quando era bambino, dopo aver ricevuto una lettera inviata proprio dal suo vecchio in cui, tuttavia, non vi sono specificati i motivi di tale richiesta. Dopo un viaggio tortuoso e tutt’altro che comodo e un’accoglienza lontana dall’essere calorosa e amichevole, il giovane si renderà ben presto conto che la simpatica riunione di famiglia non è altro che parte integrante di un piano malefico dietro al quale si celano segreti sorprendenti e poco piacevoli. Ha inizio così una serie di eventi cosparsi di sangue e morte.

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Fin dalle primissime sequenze Timpson mette in chiaro la natura grottesca e surreale di una storia che di convenzionale ha ben poco e che sembra divertirsi a disorientare lo spettatore, più per i toni utilizzati che per un plot il cui sviluppo non brilla certo in originalità. Come to Daddy, infatti, comincia con una lunga passeggiata del protagonista Norval che trasporta con sé una valigia ingombrante attraverso un bosco impervio e una sterminata spiaggia in versione invernale: immagine, questa, che lascia presagire fin da subito le stranezze, le stramberie e i pericoli a cui andrà incontro il protagonista e che fungono da base solida per una struttura narrativa improntata, come detto, sul mix tra commedia e thriller dalle venature splatter.

La componente ironica e farsesca caratterizza tutta la prima parte del film e trova forma e sostanza in dialoghi ai limiti del grottesco tra due personaggi la cui caratterizzazione rappresenta uno dei punti di forza del film. Da un lato abbiamo infatti Norval, un trentenne che col suo lavoro di dj frequenta la mondanità ed utilizza un linguaggio e un abbigliamento sempre alla moda e trendy; dall’altro, invece, vi è Gordon il cui aspetto burbero, trascurato e da “orso” isolato dal mondo esterno lo rende il perfetto alter ego dell’altro giovane protagonista.

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Un contrasto, sia estetico che caratteriale, che non solo dà adito a situazioni paradossali e battute argute, ma anche alla costante sensazione di un pericolo in agguato da un momento all’altro.

Tensione strisciante la cui carica sfocia in una seconda metà del film nella quale Timpson trasforma il suo Come to Daddy in un divertente e divertito concentrato di azione, violenza e litri di sangue nel quale a dominare sono comunque toni sgargianti e la tendenza a rappresentare tutto in forma eccessiva e solo a tratti verosimile.

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Insomma, un film che non può non attrarre e fornire un’ora e mezzo di puro svago e intrattenimento, nonostante qualche battuta a vuoto rappresentata da alcuni tempi morti di troppo nella prima parte del film e personaggi secondari che avrebbero potuto trovare un ruolo e una collocazione più efficaci all’interno dello sviluppo della storia.

Come to Daddy, che trovate in catalogo Amazon Prime video e in blu-ray/DVD con Movies Inspired, in conclusione, rappresenta un ottimo esordio alla regia e un titolo altamente consigliabile.

Vincenzo de Divitiis

PRO CONTRO
  • Dialoghi grotteschi capaci di strappare più di un sorriso.
  • Tanta azione e immagini splatter piazzate al momento giusto.
  • Ottime le prove dei due protagonisti.
  • Qualche momento morto di troppo nella prima parte.
  • Personaggi secondari non sfruttati nel migliore dei modi.
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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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