Cyrano mon amour, la recensione

Similari sono i percorsi che accomunano il regista Alexis Michalik e lo storico poeta drammaturgo Edmond Rostand; giovani autori a cui con la sua imprevedibilità il teatro ha cambiato la vita.

In seguito alla visione di Shakespeare in Love, Michalik fu solleticato dall’idea di una pellicola che andasse ad approfondire la genesi di una delle più importanti opere del teatro francese, il Cyrano, e fu’ solo l’incontro con le vicissitudini che hanno dato vita alla stesura di quest’opera che quell’idea iniziò a concretizzarsi realmente. Dopo un’attenta documentazione e in seguito alla stesura di una prima sceneggiatura, il progetto iniziò però a sfumare a causa della mancanza di finanziatori; solamente in seguito ad un nuovo incontro con l’opera di Madden (stavolta in forma di adattamento teatrale), il regista si rese conto che la sua pellicola si sarebbe ben adattata a palco e sipario e fu’ un successo tale da rendere possibile la realizzazione della versione cinematografica.

Rimanendo fedele al modello che è stato fin dalla sua fase concettuale Shakespeare in Love, Cyrano mon amour mischia con consapevolezza vicissitudini reali e improbabili situazioni che hanno portato alla stesura dell’opera del giovane Edmond Rostand (Thomas Solivéres); poeta squattrinato e dall’insuccesso conclamato che in seguito all’incontro con il celebre attore Constant Coquelin (Olivier Gourmet) si lancerà nella travagliata stesura di una sceneggiatura “su misura” per quest’ultimo. Ma l’ispirazione è ormai un lontano ricordo e solamente l’idea di un platonico nuovo amore riuscirà a ridare nuovo inchiostro alle pagine del drammaturgo.

Ben consapevole della gestione dello spazio e della messa in scena cinematografica Michalik dà vita a questo Making-of del Cyrano forte di una sceneggiatura frizzante e ben ritmata reinventando gli imprevisti e i drammi che hanno caratterizzato la storica produzione ma riuscendo ad adattare il tutto in situazioni mai noiose e dal risvolto comico ben gestito. Edmond diventa quindi il suo Cyrano nell’improbabile impresa di aiutare l’amico-attore Léo Volny (Tom Lee) “bello ma stupido” a far colpo sulla costumista Jeanne (Lucie Boujenah).

Ed è proprio da questa passione nata dallo scambio di fittizie lettere tra i due che il poeta ritroverà le parole per la messa in scena che faranno dell’opera il capolavoro teatrale che la Francia ricorda.

Oltre al notevole ritmo della scrittura, la punta di diamante della produzione è anche il cast di sgangherati  protagonisti con il quale il regista gioca dando vita ad un serie di sotto trame fittizie e non che vanno ad inficiare negativamente la buona riuscita dell’opera finale di Edmond. Anche se non spiccano per originalità dal punto di vista degli archetipi, le storie avanzano senza intoppi e riescono a far sorridere creando una notevole alchimia tra i vari membri.

Grazie ad un notevole budget a disposizione la ricostruzione di una storica Parigi di fine XIX° secolo è credibile  invitandoci in una convincente “Belle Epoque” quasi fiabesca dove le produzioni teatrali erano all’ordine di discussione nella popolare quotidianità ma su cui si stagliava l’ombra lunga dell’elettricità e della pellicola cinematografica.

Cyrano mon amour è  un’ adattamento notevole che, forte dell’esperienza pregressa del regista, mantiene il fluido ritmo della pièce teatrale in un’ adattamento consapevole.

Una commedia ben riuscita che scorre via piacevolmente e colpisce al cuore con  il suo poetico “tocco”.

Andy Pompeo

PRO CONTRO
  • Ricostruzione storica notevole.
  • Scorre che è una meraviglia.
  • Alcune sotto trame nonostante divertano nei risvolti sono deboli nelle intenzioni.
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