Divergent, la recensione

In un futuro imprecisato, la popolazione mondiale è divisa in cinque fazioni: gli Eruditi, gli Abneganti, gli Intrepidi, i Candidi e i Pacifici. Periodicamente, una delle fazioni passa al potere tramite votazione e ogni individuo, in età adolescente, deve scegliere in che fazione entrare: quella di appartenenza dei genitori, oppure una differente, il che implicherebbe il taglio di qualsiasi rapporto con la famiglia e con chi appartiene a un’altra fazione. Prima di questa scelta, però, tutti ragazzi vengono sottoposti a un test attitudinale che indicherà per quale fazione essi sono più portati. Quando Tris Prior (Shailene Woodley) fa il test, l’esito è sconcertante perché lei appare portata per tutte le fazioni, essendo di fatto un Divergente, ovvero un individuo pericoloso per la società perché non catalogabile. Tris però non rivela a nessuno il risultato e, pur appartenendo agli Abneganti, sceglie di essere una Intrepida. Il suo training per diventare membro della fazione è pieno di difficoltà, durante le quali trova la complicità di Four (Theo James). Ma quando i vertici scoprono la natura divergente di Tris, per lei diventa una lotta per la sopravvivenza.

Annunciato dai sostenitori e accusato dai detrattori come “nuovo Hunger Games”, arriva anche nelle sale italiane dal 3 aprile – grazie a Eagle Pictures – Divergent, il primo capitolo dell’ennesima saga (si tratta per il momento di una trilogia) letteraria young adult di successo. L’autrice, l’americana Veronica Roth, è balzata ai vertici di vendite nel 2011, facendo in poco tempo di Divergent un vero e proprio best seller, con conseguenti sequel, Insurgent (2012) e Allegiant (2013), che hanno fatto riscuotere alla trilogia della Roth ben 11 milioni di copie vendute. Come poteva Hollywood rimanere insensibile a una potenziale nuova gallina dalle uova d’oro? E malgrado la maggior parte delle trasposizioni di best seller young adult faccia flop (basti guardare a Warm Bodies, Shadowhunters, The Host, Beautiful Creatures, Vampire Academy, Ender’s Game), la voglia di un nuovo Twilight o un erede per Hunger Games è sempre in agguato.

Tris fa il test per scoprire a quale fazione è più vicina

Tris fa il test per scoprire a quale fazione è più vicina

L’ombra di Hunger Games grava in modo piuttosto palese su Divergent, anch’esso legato a un’idea di ordine precostruito che limita la libertà individuale e tende a semplificare la personalità degli individui, in questo caso racchiudendoli in categorie sociali ben precise. E anche in Divergent la singolarità e la forza d’animo di una ragazza scuote il sistema, porta a una rivoluzione che potrebbe ridefinire le sorti della società. Insomma, c’è molto déjà-vu, compresa una storia d’amore decisamente telefonata che stranamente stavolta non assume i contorni da threesome.

La maggior nota dolente di Divergent è la piattezza stilistica e la fiacchezza narrativa che ne fanno un’opera facilmente dimenticabile e per nulla appassionante. Siamo abituati alla mancanza di connotazioni personali da parte degli autori coinvolti nella trasposizione dei vari successi letterari per ragazzi, basti pensare che anche un autore dalla forte personalità come Alfonso Cuaròn, quando ha diretto il terzo Harry Potter, ha dovuto rinunciare alla sua firma stilistica. Nel caso di Divergent, il regista Neil Burger, che in passato ha firmato The Illusionist e soprattutto Limitless, è al completo servizio della produzione, dirigendo anonimamente un film ambientato quasi esclusivamente in interni, che manca, così, anche di un’accattivante cifra scenografica. L’unico brio emozionale è dato dal “volo” di Tris con la carrucola, per il resto 140 interminabili minuti di training e test in una sorta di realtà virtuale mentale, che fa percepire fin troppo la natura letteraria dell’opera. La sceneggiatura di Evan Daugherty e Vanessa Taylor, infatti, è poco cinematografica e completamente squilibrata, troppo incline alla preparazione della protagonista per diventare un’intrepida, con circa due ore di scene ripetitive che si colorano d’interesse solo quando il film sta ormai giungendo a termine.

Tris si allena insieme al suo mentore Four

Tris si allena insieme al suo mentore Four

Il cast non aiuta a salvare quest’opera poco ispirata, visto che il fare perennemente spaesato della protagonista Shailene Woodley (Paradiso amaro) alla lunga sconforta e l’inespressivo Theo James (Underworld – Il risveglio) farà sognare qualche ragazzina ma uccide qualsivoglia credibilità del suo personaggio da bello e dannato. In un ruolo secondario c’è Ashley Judd, che probabilmente è la cosa migliore del film, mentre nel ruolo di villain una vistosamente fuori parte Kate Winslet.

Insurgent è previsto già per il 20 marzo 2015. Promessa o minaccia? Fate voi.

Roberto Giacomelli 

PRO CONTRO
  • Seppur non troppo originale, la storia offre diversi punti di interesse.

 

  • Manca il ritmo.
  • Attori poco convincenti.
  • Senza personalità.
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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