Forever Young – Les Amandiers, la recensione

Nanterre, metà degli anni ’80. La scuola Theatre Les Amandiers diretta da Patrice Chéreau ha selezionato dodici giovani attori, tra cui Stella, Etienne e Adèle. Mentre i ragazzi saranno impegnati nella preparazione del Platonov di Čhecov, le loro esistenze subiranno profondi cambiamenti: la traboccante vitalità dei loro vent’anni dovrà fare i conti con un periodo storico mitico e complicato, in cui gli spettri delle dipendenze e dell’AIDS stavano tristemente incombendo sulla società.

A proposito di Coming of age, verrebbe da dire.

Il film di Valeria Bruni Tedeschi – sesto da regista – è un vero e proprio agglomerato di vite; la prima parte dell’opera presta il fianco alla leggerezza, la macchina da presa della regista indugia sui volti dei giovani protagonisti e i primissimi piani sono pregni di bellezza, per quanto si possano leggere degli irrisolti tra le righe. La spensieratezza e la scoperta di sé stessi paiono essere l’unica vera componente in gioco.

Quello della Tedeschi – coerente con un certo tipo di cinema francese alla costante ricerca di una eterna giovinezza – è un film di fantasmi, i suoi e della sua generazione, ma anche di dopplegangër.

La scuola Theatre Les Amandiers è proprio il luogo in cui la regista ha mosso i primi passi nella recitazione e il personaggio di Stella il suo alter ego. Nonostante sia il primo film in cui la Tedeschi dirige senza partecipare come attrice, Les Amandiers è il lavoro in cui la sua presenza risulta più tangibile. Stella, una fantastica Nadia Tereszkiewicz, affronterà lungo l’opera un mare di emozioni differenti, un saliscendi pericoloso ma gestito perfettamente dall’attrice che è riuscita nell’intento di proiettare l’immagine dell’autrice in funzione della credibilità dell’opera, distruggendo qualsiasi velleità di egocentrismo attoriale in cui sarebbe stato facile cadere.

Tra dubbi e insicurezze tipiche dei vent’anni, tra i tumulti amorosi con l’affascinante e maledetto Etienne (Sofiane Bennacer) e la tragedia, il personaggio di Stella e l’autrice giocano a sovrapporsi lungo tutta la durata del film, confermando la minuziosa direzione degli attori intrapresa dalla regista e dal suo gruppo di lavoro. Un’operazione riuscita nel dettaglio, se pensiamo anche alla caratterizzazione del personaggio di Chèreau – analogia concettuale per nulla banale – interpretato dall’ex marito della Tedeschi Louis Garrel, rappresentato come un artista tanto geniale quanto imperfetto e simbolo di una ferita ancora aperta (Valeria Bruni Tedeschi esordì sul grande schermo nel 1987 con Hôtel de France, diretto proprio da Chèreau, morto nel 2013 per un cancro polmonare).

“Guarda che luna”, il successo del 1959 di Fred Buscaglione riecheggia tra le gioie e i tormenti come fosse un canto premonitore, il leitmotiv tragico e sognante che avvolge il film e lo accompagna nel suo svolgimento.

La seconda parte dell’opera rappresenta una crescita metaforica dei personaggi, prima quasi immarcescibili nella propria giovinezza e successivamente catapultati nella vita reale, quella che non si cura di chi sei, di cosa rappresenti, di quanti anni hai. Valeria Bruni Tedeschi non scende a patti, mostra con crudezza la brutalità della vita. Un giovane padre si scontra con la malattia della moglie, l’AIDS, vera e propria spada di Damocle della sua generazione che entra a gamba tesa nella vita dei personaggi. L’eroina distrugge la vita di un giovane uomo e il sogno di un amore complicato in cui la regista stessa, attraverso le immagini, ammette di aver creduto fortemente. Il fallimento, quello di una ragazza scartata al provino e diventata successivamente cameriera del teatro in cui i ragazzi lavorano: il prezzo famelico del rischio, la consapevolezza della fallibilità umana, per quanto virtuosa possa essere la propria condotta.

Al netto delle velleità autobiografiche, Les Amandiers è il mezzo tramite cui l’autrice ha deciso di affrontare i propri fantasmi, metterli in scena genuinamente, senza retorica o preconcetti di sorta. In un cinema sempre più svuotato da tutte le brutture, la Tedeschi torna alla vita, attraverso tutto ciò che l’ha vista protagonista e che ama, attraverso ciò che l’ha segnata, fatta soffrire e che in qualche modo la definisce – ci definisce.

La virtù della memoria, il peso delle esperienze, un nastro che si riavvolge, tra il seminale dualismo Polanski/Thomas di Venere in pelliccia e il profondo intreccio Salvador Mallo/Pedro Almodóvar di Dolor y gloria, Valeria Bruni Tedeschi costruisce il suo film più autentico e personale, un film destinato a rimanere per lungo tempo nella mente dello spettatore.

Les Amandiers, in concorso alla 75ª edizione del Festival di Cannes, uscirà nelle sale italiane l’1 dicembre 2022.

Andrea Di Pede

PRO CONTRO
  • Direzione degli attori pressoché perfetta.
  • La temperatura emotiva dell’opera gioca un ruolo fondamentale nel rendere le immagini sullo schermo una vera e propria ode alla giovinezza.
  • Nulla di realmente rilevante da segnalare.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Forever Young - Les Amandiers, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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