Fuga da Reuma Park, la recensione

Ma ve li ricordate Aldo, Giovanni e Giacomo? Quante risate ci siamo fatti con loro!

Sicuramente Mai dire gol era un appuntamento fisso se avete vissuto negli anni ’90, con i loro irresistibili e bizzarri personaggi, nonché il loro esordio cinematografico con Tre uomini e una gamba è stato uno dei più felici passaggi dalla tv/cabaret al cinema dai tempi di Carlo Verdone e Massimo Troisi. Quanti ricordi, quanto divertimento… poi Aldo, Giovanni e Giacomo che fine hanno fatto? Sono diventati testimonial di una odiosissima campagna pubblicitaria per una compagnia telefonica, hanno continuato a riempire i teatri con spettacoli forse ormai ripetitivi ma sempre gustosi, e, di tanto in tanto, hanno fatto cinema… sempre più stancamente e privi di quel brio che li aveva fatti arrivare tra i più grandi comici nostrani.

Oggi Aldo, Giovanni e Giacomo sono invecchiati, fisicamente e professionalmente, intrappolati in un loop artistico che non ha permesso loro di rinnovarsi. Curiosamente questo è anche il succo di Fuga da Reuma Park, l’ultimo film scritto, interpretato e diretto dal trio (insieme a Morgan Bertacca) e prodotto da Paolo Guerra, che arriva nei cinema a Natale per sfidare altri colossi della commedia italiana.

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Ma Fuga da Reuma Park non ha verve, così come non ce l’hanno più i tre protagonisti, che qui sono tre vecchietti rinchiusi in un luna park adibito a casa di riposo lager, presieduta da una direttrice/aguzzina fraulen mistress in stile Ilsa. I tre devono escogitare un piano per evadere dalla casa di riposo e fuggire in Brasile, dove sperperare i soldi di Giacomo e godersi gli ultimi anni di vita.

La trama è semplice e lineare, i tre interpretano come sempre se stessi, ma questa volta c’è uno strano meccanismo autoreferenziale che viaggia lungo un ambiguo binario: autocelebrazione o autocritica? A noi piacerebbe pensare che si trattasse della seconda, una lucida riflessione su una carriera gloriosa ormai esaurita e intrappolata in una stanca riproposizione di sketch che ormai non fanno più neanche tanto ridere. Non è un caso se il cammeo dei tantissimi personaggi del trio è inserito con una certa disturbante intrusione, mentre le parti più divertenti sono quelle relative agli spettacoli teatrali, riproposti in lunghe macro-sequenze che spezzano la narrazione del film.

Purtroppo, però, c’è il sentore che Fuga da Reuma Park sia in realtà il lungo film riassuntivo di una carriera ed edonisticamente autocelebrativo, con il risultato contrario di ribadire ancora una volta quanto sono stati grandi Aldo, Giovanni e Giacomo e quanto invece ora sono caduti in basso, intrappolati in film indifendibili.

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L’introduzione in cui Aldo viene accompagnato a Reuma Park dai figli Ficarra e Picone, che si rivela la scena “ex novo” più divertente del film grazie alla partecipazione dei due comici siciliani, già la dice lunga: per il resto c’è un accumulo di scenette che hanno sempre come climax l’entrata in scena della direttrice del parco, una irritante Silvana Fallisi con imbottiture di gomma e accento finto tedesco che non solo infastidiscono e non fanno MAI ridere, ma ci fanno rimpiangere tantissimo la ex comprimaria del trio, la ben più divertente Marina Massironi. Poi il film prosegue con le solite battute, spesso pronunciate dai soliti personaggi (Johnny Glamour, i tre sardi, gli svizzeri, gli animali, Tafazzi, i bulgari), qui integrati malamente nella storia per accompagnare il piano di evasione dei tre personaggi, molto poco attento alla logica e al crescendo drammatico caratteristico del filone dei film carcerari a cui Fuga da Reuma Park palesemente si ispira.

Fuga da Reuma Park. Foto ©Masiar Pasquali

Il punto più basso però è rappresentato dalle incursioni nel surreale che si traducono in una bruttissima scena onirica in cui i tre sono perseguitati dalla Morte (si quella con cappuccio e falce) in una sorta di ripoof mal realizzato di Scooby-Doo e una scena con le ombre cinesi, in cui i personaggi (nello specifico Giovanni e la direttrice) si trasformano letteralmente in cartoni animati.

Ma, se vogliamo, anche inserire circa mezz’ora di sketch ripresi da uno dei loro più recenti spettacoli teatrali, riproposti sullo schermo con il pretesto che i personaggi del film li stanno guardando in tv, è molto scorretto per lo spettatore pagante, che per un terzo del film subisce l’escamotage che serve a portare ai canonici 90 minuti un film che altrimenti non avrebbe avuto molto da dire.

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Se pensavate che Il ricco, il povero e il maggiordomo era il punto più basso raggiunto fino ad ora dal trio al cinema, con Fuga da Reuma Park avrete un nuovo punch-ball contro cui accanirvi, un film narrativamente sgangherato e quasi mai divertente, anzi in più occasioni perfino irritante.

Possiamo considerare Fuga da Reuma Park la lapide di Aldo, Giovanni e Giacomo, un film-riassunto di una carriera che, idealmente, mette la parola fine alla loro avventura cinematografica. Non sappiamo se era questa la reale intenzione del film – dipenderà dagli incassi – ma la cosa che più dispiace è che un trio di comici così talentuosi porti al cinema un film di così scarso livello, povero di idee e profondamente triste.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • I vecchi sketch riproposti in tv, almeno lì si torna a ridere.
  • I vecchi sketch riproposti in tv, perché ci fanno realizzare ancora di più quanto Aldo, Giovanni e Giacomo oggi non facciano più ridere.
  • Silvana Fallisi nel ruolo della direttrice del parco.
  • La tristissima riproposizione di gloriosi personaggi qui assolutamente fuori contesto.
  • Le tremende parentesi surreali.
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One Response to Fuga da Reuma Park, la recensione

  1. Elisa ha detto:

    Sono appena uscita dalla triste visione dell’ultimo film di Aldo Giovanni e Giacomo, nella quale per metà tempo ho dormito e nel ridestarmi ho sperato che la scena dei Navigli fosse il termine. Mi ha lasciato l’amaro in bocca e una delusione profonda, mi sono sentita presa in giro considerando quanto costa oggi assistere ad uno spettacolo cinematografico per una famiglia. Film privo di ogni entusiasmo e decoro. Dai provini non avrei voluto vederlo, ma il film di Bisio era esaurito, quindi….

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