In guerra per amore, la recensione

Quando Nel 2013 uscì nei cinema La mafia uccide solo d’estate nessuno avrebbe mai scommesso sul successo che quel piccolo film stava per riscuotere, sia di pubblico che di critica. Si trattava dell’esordio (davanti e dietro la macchina da presa) di Pif, nome d’arte per Pierfrancesco Diliberto, noto in tv per il programma di MTV Il Testimone e come inviato de Le Iene. Una commedia dai risvolti romantici che aveva come obiettivo primario essere anche un film di denuncia sulla mafia e di come sia strettamente connessa alla classe politica. Ma, di base, era appunto una commedia e di tale genere ne adottava il linguaggio e le tempistiche.

Per il secondo film di Pif, In guerra per amore, possiamo dire che c’erano grandi aspettative, a monte soprattutto di un impegno produttivo decisamente più “importante”. Aspettative pienamente ripagate, perché questa seconda opera non solo conferma il talento del regista – che qui migliora anche come attore – ma riesce anche a superare il già buonissimo esordio.

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New York, nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale il palermitano Arturo vorrebbe sposare la compaesana Flora, che però è promessa a Carmelo, figlio del braccio destro di Lucky Luciano. L’unica soluzione che Arturo ha per “aggirare l’ostacolo” è andare in Sicilia a chiedere la mano di Flora direttamente a suo padre. Ma in Sicilia c’è la guerra e così Arturo decide di arruolarsi nell’esercito per essere mandato a Crisafulli insieme alle truppe degli alleati. Una soluzione folle che lo porterà a scontrarsi con gli orrori della guerra e con la realtà paesana grottesca di quegli anni.

In guerra per amore riesce a fondere con una certa efficacia più registri narrativi tenendo come genere primario la commedia. Una formula rodata che nel cinema italiano è sinonimo di successo, qui aggiornata da Pif in una particolare mistura tra “vecchio” e “nuovo”, molto vicina a quello che ormai possiamo definire il suo stile.

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In guerra per amore ricorda molto il cinema italiano del boom economico, la guerra è raccontata con quel pizzico di ironia e allo stesso amarezza come accadeva in certi film di Risi e Monicelli; lo spirito tutto italiano dell’arte di arrangiarsi è fuso con una storia d’amore (che è centrale e allo stesso tempo non lo è), la bontà di cuore si scontra con l’egoismo e ne vengono fuori alcuni ritratti pittoreschi di personaggi assolutamente memorabili, come il cieco Saro (Sergio Vespertino) e il suo amico Mimmo (Maurizio Bologna), addetti ad avvistare gli aerei nemici pronti a sganciare bombe sul paese; oppure Don Calò (un bravissimo Maurizio Marchetti), signorotto di Crisafulli che ha diritto di vita e di morte su tutti gli abitanti.

Poi c’è il Pif-pensiero che si costruisce a piano a piano e si sviluppa soprattutto nella seconda metà del film, quando In guerra per amore ha una svolta tematica che suona un po’ come un colpo di scena ed è gestita benissimo, con un climax finale che da solo raccoglie tutta l’intensità della storia.

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Un film ben scritto che zoppica un po’ giusto nella stesura delle gag, a tratti ripetitive e forse indecise sullo stile da adottare.

Pif conferma di essere un asso (almeno a livello qualitativo) per il cinema italiano e se il pubblico risponderà bene anche questa volta, non sorprenderebbe vedere in futuro un suo film in programmazione nel periodo natalizio.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un film ben scritto e ottimamente calibrato tra il genere civile e la commedia.
  • Alcuni attori di grande talento.
  • Alcune gag sono un po’ “mosce”.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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In guerra per amore, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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