Hercules – Il Guerriero, la recensione

La riscoperta tendenza hollywoodiana di rivangare il peplum, più o meno con innesti fanta-avventurosi, si sta facendo prepotentemente sentire in questi ultimi mesi. Tra il catastrofico Pompei di Paul W.S. Anderson, il sanguinolento 300 – L’alba di un Impero e il mistico Noah di Aronofsky, ci sono già prospettive future con l’imminente epico Exodus di Ridley Scott e il remake di Ben-Hur che è nella mani di Timur Bekmambetov. Ma in questa macedonia di sabbia, muscoli, tuniche e violenza il più inflazionato è lui, l’eroe per eccellenza: Ercole!

Il semidio figlio di Zeus e detentore del Guinnes World Record per aver fatto fuori mostri e cattivi in quantità colossali, in questo 2014, è stato protagonista di ben tre pellicole. Si è cominciato con Hercules – La leggenda ha inizio, di Renny Harlin, non riuscito e poveristico action-movie con un giovane Ercole impersonato dall’inespressivo Kellan Lutz; si è proseguito con l’immancabile rip-off targato The Asylum, Hercules Reborn, con il wrestler John Hennigan; fino a giungere all’unico pezzo valido della tripletta, Hercules – Il Guerriero, diretto da Brett Ratner e interpretato da Dwayne “The Rock” Johnson.

Prendendo spunto dal graphic novel di Steve Moore e Admira Wijaya Hercules: La guerra dei Traci, il film con Dwayne Johnson si avvale di un soggetto incredibilmente accattivante che riesce, con una bella intuizione, a differenziare questo Hercules da qualsiasi altro Ercole sia stato fino ad oggi raccontato.

HERCULESIn Hercules – Il Guerriero, infatti, troviamo un eroe che non agisce da solo ma in squadra e si muove come mercenario tra la Grecia e le zone limitrofe, dove è richiesto il suo intervento, sempre dietro lauto compenso in oro. Tutti vogliono Hercules perché lui è figlio di Zeus, quindi imbattibile e immortale, reduce dalle leggendarie dodici fatiche. L’ultimo a chiedere i servigi di questo mercenario è Re Cotys, sovrano della Tracia, che si trova in difficoltà perché il suo impero è minacciato da Rhesus e la sua armata di centauri. Compito dell’eroe sarà, dunque, addestrare l’esiguo esercito di Cotys contro la minaccia soprannaturale.

L’intuizione dell’opera di Moore, e di riflesso del film di Ratner, è di riformulare completamente e in chiave realistica il personaggio di Ercole. Un uomo e non un semidio, un mercenario con tragico e oscuro passato che sa vendersi bene. In pratica ha un ottimo “ufficio stampa” rappresentato da suo nipote Iolaus (Reece Ritchie), che riesce ad alimentare efficacemente la leggenda che risiede dietro la sua immagine sfruttando la credulità delle persone e trasformando Hercules in un simbolo, nonché un marchio commerciale. Le dodici fatiche, così come ogni sua impresa, hanno un fondo di realtà e tattica (non perdetevi gli esplicativi titoli di coda per i dettagli!), ingigantita e resa unica dal passaparola. Per la prima volta, inoltre, vediamo agire l’eroe all’interno di una vera e propria squadra rappresentata dal già citato Iolaus, il cinico Autolycus (Rufus Sewell), l’amazzone Atalanta (Ingrid Bolsø Berdal), il rude e animalesco Tydeus (Aksel Hennie) e il veggente Amphiaraus (Ian McShane). Così facendo. Hercules – Il Guerriero ci racconta come si costruiscono i miti, con un neanche troppo velato riferimento alla nascita di culti e religioni fondate sul gonfiamento (non privo di elementi soprannaturali) di eventi, che portano a idolatrare l’uomo e innalzarlo a divinità.

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In uno scenario dove, dunque, ogni essere mostruoso ha una controparte normalizzate e ogni evento inspiegabile ha una base razionale, non vi è intervento divino e si può essere eroi solamente perché si “crede di esserlo”.

Questa sagace intuizione però non è sfruttata fino in fondo dalla sceneggiatura di Evan Spiliotopoulos e Ryan Condal, che riducono quello che poteva dar addito a riflessioni ben più ficcanti a un action-movie abbastanza canonico, con personaggi di contorno non sempre sviluppati a dovere (Atalanta e Autolycus) e troppe battutine da strizzata d’occhio che sembrano mutuate da un capitolo qualsiasi dei Pirati dei Caraibi. Lo spettacolo comunque è di quelli poderosi, circa 100 minuti di ottima azione, un ritmo indiavolato e un colpo di coda nel finale che arriva inaspettato e narrativamente funziona benissimo.

Non dimentichiamo che per questo Hercules è stato scelto un attore praticamente perfetto, Dwayne Johnson, uno dei più carismatici action-men del cinema d’azione contemporaneo, assolutamente calzante nella parte dell’eroe tutto muscoli e anche un po’ ciarliero. Da segnalare anche la presenza di John Hurt nel ruolo del Re Cotys e Peter Mullan nella parte del suo luogotenente.

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Insomma, seppur si riconosca al film una certa standardizzazione da blockbuster hollywoodiano che ne uccide le potenzialità dell’originale soggetto, ci si trova di fronte a un poderoso peplum, ben confezionato, ricco di ritmo e con un ottimo protagonista.

Si consiglia di vedere il film in 3D perché, nonostante si tratti di una conversione, Hercules – Il Guerriero utilizza molto bene la tecnica tridimensionale sia per creare profondità nelle scene di battaglia, sia per i più diretti effetti emersivi.

 Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Soggetto accattivante.
  • Ottima reinterpretazione del mito di Ercole.
  • Dwayne Johnson è un Hercules perfetto.
  • La sceneggiatura non sempre riesce o vuole cogliere la genialità del soggetto.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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