Il Detective dell’Impromptabile: Gianluigi Perrone ci parla dell’Intelligenza Artificiale attraverso il suo corto Love Hurts

Intelligenza Artificiale si.

Intelligenza Artificiale no.

In tutto il mondo si dibatte sulla rivoluzione tecnologica che potrebbe portare a un uso consuetudinario dell’AI in diversi settori. C’è chi immagina il regno di terrore di Skynet che porterà all’avanzata e al dominio delle “macchine” come in Terminator o Matrix, chi si preoccupa realmente che le proprie mansioni lavorative possano essere presto eseguite da intelligenze artificiali con un conseguente repentino taglio sulle risorse umane (si vedano gli scioperi degli sceneggiatori e degli attori a Hollywood)… ma c’è anche chi sta studiando per cogliere la palla al balzo e trasformare le AI in un’opportunità lavorativa.

Oggi vogliamo parlarvi proprio di questo mondo ancora in via di definizione e lo facciamo attraverso un cortometraggio ancora inedito, dal titolo Love Hurts, realizzato interamente con una intelligenza artificiale. Il factotum dietro questo corto è Gianluigi Perrone, nome abbastanza noto ai frequentatori del cinema italiano di genere, produttore, sceneggiatore e regista che da anni vive in Cina occupandosi proprio degli sviluppi delle tecnologie dell’entertainment.  

Gianluigi Perrone

Ciao Gianluigi, oggi parliamo di uno degli argomenti del momento: l’Artificial Intelligence.

Daje. Basta Barbie.

Tu hai realizzato, sia dal punto di vista tecnico che artistico, un cortometraggio intitolato Love Hurts, interamente elaborato con una AI.
Dopo averlo visto, qualche giorno fa, ti ho scritto e ti ho chiesto: “che cosa ho appena visto?”. Il primo impatto, devo dire, è decisamente straniante quindi ti rivolgo qui la stessa domanda che può essere utile a descrivere questa tua opera: che cos’è Love Hurts?

Grazie. Ciò che hai visto è la risposta a una domanda che qui a Pechino, dove vivo, mi ha fatto una casa di produzione. Ovvero “si può veramente fare un prodotto audiovisivo utilizzando solo l’AI? “.
Professionalmente mi conoscono in Cina sia come film-maker tradizionale che multimediale, per via della mia attività con la realtà virtuale e nel gaming, e mi hanno lanciato questa sfida, stimolati probabilmente dal chiacchiericcio che viene da Hollywood.
Ho iniziato a studiare l’AI diversi anni fa, nel 2018, per un progetto neuro-interattivo, che è ora nel programma di investimento di Nvidia per il Nord della Cina. Il concetto che c’è dietro sta nel ricreare un codice e un linguaggio, ma artificialmente, appunto. A questo punto si trattava invece di rendere la narrazione per immagini con meno intervento umano possibile.

Il concetto di base è totalmente casuale. In palestra ho dei guanti gialli per fare il pugilato.  Siccome la grafica del machine learning ha difficoltà con le dita, il pugilato era un tema papabile. Ho rielaborato una vecchia idea nata con la serie per adulti Ultimate Surrender ma in chiave romantica. Come Rocky o Toro Scatenato (e tanti altri film sul pugilato) utilizzano lo sport come metafora della vita, in questo caso lo è del rapporto di coppia.

Un frame di Love Hurts

Sicuramente i tool di AI sono ancora in via di perfezionamento per l’elaborazione di immagini in movimento, tu in che modo hai ovviato alle difficoltà di realizzare figure realistiche?

Il problema non è tanto il fotorealismo ma l’uniformità tra le sequenze. Le produzioni vogliono sapere se tu puoi immettere il modello di Bruce Willis e avere scene con la sua versione artificiale. Come si vede, non si riesce mai perfettamente, è il vero limite della AI nella creazione di video. Questo è un esperimento che mi ha comunque permesso di capire degli stratagemmi per migliorare il prompting, per dare comandi più precisi che la tool possa seguire. É una commistione di diversi software che richiede un lungo tutorial. Eventualmente lo farò sul mio canale Twitch/YouTube Mind Cathedral, in cui mi onori come ospite ogni tanto.

Posso dire, per il futuro, che tre figure tradizionali sono fondamentali per questo storytelling. Lo sceneggiatore, la segretaria di edizione e il montatore. Recentemente ho realizzato un lungometraggio tradizionale impegnativo, Spillover, in cui ho coperto tutte le mansioni, dalla scrittura alle riprese al montaggio, e quindi in questo caso ero in grado di fare tutto io. Sicuramente il machine learning non può agire senza l’aiuto umano. E a rifletterci, per certe cose, non lo potrà fare mai. Ci sono dei concetti che sono inspiegabili, anzi fammi coniare un termine: “in-promptabili”. Per questo si sta creando questa nuova figura. Prompt Manager. “Il Detective dell’Impromptabile. “.

Mentre guardavo Love Hurts, la prima cosa che mi è venuta in mente – anche per impatto visivo – è la sigla sui titoli di testa della serie Marvel Studios Secret Invasion. La conosci?

No. Vado a vedere ora, altrimenti non posso rispondere.

Sai dirmi se il tuo modo di lavorare in autonomia sul cortometraggio può essere equiparato al lavoro svolto dalla Disney per quella serie?

Ho visto. Sì, è stata creata sicuramente con Midjourney, mentre io uso Stable Diffusion e altre tool. Quella sigla è fatta in modo abbastanza basico. Io ho dovuto sperimentare nello scrivere con dei chatbot, creare le inquadrature con un image generator, animarle con un’altra tool… persino quei tre dialoghi che ci sono in Love Hurts, non sono farina del mio sacco. É una tool che si è immaginata il dialogo in base alla situazione e ha creato quelle due voci. Secondo me suona orribile ma ce l’ho messe comunque per essere fedele al limite imposto principale, ovvero usare solo AI. Dogma AI, lo chiamerei. Non ho neanche usato reference visive, solo prompt e immaginazione della macchina.

Rimanendo in ambito Disney, una notizia che è rimbalzata ovunque nei giorni scorsi, amplificata dagli scioperi che stanno bloccando Hollywood, è che la casa di Topolino ha recentemente aperto delle posizioni lavorative per le elaborazioni con le AI, tirandosi dietro ovviamente più che altro delle pesanti critiche. Secondo te, in che modo le AI possono cambiare il lavoro a Hollywood? E c’è un reale pericolo per le maestranze umane?

In pratica io sto cercando di specializzarmi anche come prompt manager, che è una parola per dire regista di animazione tramite AI, o animation supervisor. Non nascondo che ci potrebbe essere ostracismo in tal senso ma io ho il cuore di un William Friedkin, quindi sono abituato a lottare. Molti hanno paura che la AI rubi il lavoro, così come è sempre stato in ogni rivoluzione tecnologica. Nella rivoluzione industriale all’epoca e in quella digitale che abbiamo vissuto. Così come allora, non tanto si perderanno dei lavori ma si trasformeranno. Io il disegnatore di fumetti non lo vedo mica andare in giro con il carretto trainato dal mulo. Non si può fermare il progresso e questa è una nuova rivoluzione enorme, credetemi. La velocità di sviluppo è incredibile. Ho una lista enorme di tool che sto scoprendo ogni giorno che velocizzano il lavoro persino da mesi ad ore. Ti dico che chi rischia di perdere il lavoro subito sono post-produzione audio e video (color grade e sound mix, pulizia) e sottotitolatori. Tuttavia, ci sono altre cose che fanno questi ultimi che possono essere integrati, perché per il lavoro finale non è mai sufficiente da solo il machine learning. Come qualsiasi figura professionale, bisogna aggiornarsi. Per fare ciò che ho fatto io in scala più larga, ora mi ci metto ma prima che venga fuori un film con delle star che sia commercialmente distribuibile ci vuole un po’. Non tantissimo perché la tecnologia si evolve velocissimamente.

Un frame da Love Hurts

Tu sei attivo da diversi anni nel settore della Realtà Virtuale: continuerai su quella strada oppure l’applicazione dell’AI è il tuo nuovo campo da gioco? O ancora: VR e AI potrebbero dialogare funzionalmente?

Come dicevo, lo sto già facendo ma ora vedo la realtà virtuale per ciò che veramente può essere. La mia bambina ama vedere le esperienze di droni che volano in 360° col visore, ma è da un po’ che ho preso un’altra direzione per la realtà virtuale. Non è escluso che faccia un altro episodio ma per quella tecnologia ci sono due progetti molto grossi che voglio realizzare, investimenti permettendo, e basta. Le AI si useranno per tutto quindi ovviamente le utilizzerò anche per i progetti futuri. Perché la gente non ha fatto le rivolte quando il digitale ha mandato in bancarotta Fuji e Kodak?
Gli USA e la Cina, o forse dovrei dire i Brics, hanno dei contesti socio-economici che impongono di rimanere sempre al passo con l’innovazione, soprattutto ora che ci sono venti di guerra. La Cina fino a poco fa aveva il primato per l’AI (Nvidia è americana ma il CEO è di Taiwan) e non può rimanere indietro; quindi, mi auguro di trovare soluzioni di investimento valide, come d’altronde ci sono in America.

A cura di Roberto Giacomelli

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