Italiano Medio, la recensione

Non è raro, oggigiorno, sentir dire “sembra un film di Maccio Capatoda” per indicare l’assurdità e l’impacciataggine di certi prodotti audiovisivi. Eppure quel Maccio Capatonda ha fatto la sua fortuna sui finti trailer di film mai realizzati che fanno ridere fino alle lacrime per quanto si prospettano assurdamente stupidi. La Febbra (con relativo sequel), Rocchio 48, L’uomo che usciva la gente, Mobbasta, L’uomo che non reggeva l’alcool… titoli che sono già un programma e che hanno conosciuto la celebrità a partire dal 2004 grazie all’inserimento all’interno delle trasmissioni della Gialappa’s, per diventare, poi, veri e propri fenomeni sul web, grazie a cifre da capogiro su Youtube che hanno raggiunto fino a 15 milioni di visualizzazioni.

Oggi quei trailer assurdi prendono vita nel primo VERO film di Maccio Capatonda, al secolo Marcello Macchia, filmaker completo che scrive, dirige, interpreta e si occupa del montaggio di Italiano Medio, così come ha sempre fatto con i suoi video amatoriali diventati di culto.

Ma Capatonda/Macchia, che nel frattempo si è fatto le ossa con la pubblicità e la radio, con la partecipazione a diversi programmi televisivi e ideando/interpretando per ben due stagioni la serie co-prodotta da MTV Mario, non fa quel passaggio scontato di portare in un lungometraggio i suoi personaggi, costruendo un film a episodi come molti comici televisivi illustri hanno fatto (anche con un geniale successo) in passato. Maccio Capatonda prende uno dei suoi trailer, neanche tra i più acclamati, e lo trasforma un lungometraggio, infarcendolo, però, di tutta una serie di battute e citazioni, nonché auto-cammei, che contraddistinguono la sua decennale carriera televisiva e web.

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Perché proprio Italiano Medio? Probabilmente perché, nella sua assurdità, era il trailer che più si prestava a una dilatazione narrativa, quindi a diventare sul serio un film. Maccio e il suo team ci hanno visto giusto e il film di Italiano Medio ha infatti l’adeguato ampio respiro e, soprattutto, quella freschezza che sempre più raramente si vede nell’imbalsamato panorama della commedia italiana, fatta sempre dai soliti volti e dalle solite stanchissime situazioni.

In Italiano Medio si racconta la vita di Giulio Verme, frustratissimo ambientalista, vegano e abituale avvocato delle cause perse che lavora come addetto alla differenziata nella discarica comunale. L’incontro con l’associazione ambientalista I Salmoni (perché vanno sempre controcorrente, ovviamente!) lo convince a combattere contro lo smantellamento di un parco cittadino, dove il noto magnate Cartelloni vuole costruire un quartiere residenziale per soli ricchi, “Il bello che avanza”. Ma l’ennesimo fallimento getta nella depressione Giulio che decide di “doparsi” con una pillola che gli offre il suo ritrovato compagno di scuola Alfonzo, senza sapere che quella pastiglietta gli riduce le capacità intellettive dal 20% al 2%. La trasformazione repentina di Giulio gli cambia completamente la vita, ma se in bene o in peggio dipende solo dalle circostanze…

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Quello che Marcello Macchia/Maccio Capatonda fa con Italiano Medio è realizzare un film all’apparenza completamente idiota ma con un’anima satirica argutissima. E così viene fuori un prodotto dannatamente divertente, capace di far ridere di gusto, eppure portatore di un messaggio per nulla banale ma lancia continue frecciatine all’Italia e all’italiano di ieri, di oggi e, si spera, non di domani (ma probabilmente si). Nulla e nessuno viene risparmiato dal gigantesco bersaglio che è Italiano Medio, fornendoci la doppia descrizione di un italiano che è ridicolmente bianco o nero: attivista/ambientalista/vegano o ipocrita/donnaiolo/ignorante. Una visione volutamente estrema che aiuta il comico e il suo team a creare stereotipi e subito dopo distruggerli, contaminare i suoi due estremi per arrivare a un ibrido che è, di fatto, l’Italiano medio del titolo, capace di giungere a un pacioso e transitorio compromesso che è un eterno stand by.

Il modo anarchico, grottesco e surreale con cui Maccio Capatonda racconta l’italiano non può che riportare la mente a quella immortale maschera satirica che è stata Fantozzi e, in tempi più recenti, il Cetto LaQualunque di Antonio Albanese. Così facendo, si ride con la consapevolezza che quello che vediamo – seppur mostrato in maniera estremamente farsesca – è proprio lo specchio deformato di quello che viviamo quotidianamente. Una vita dominata dai modelli televisivi in cui uno dei simboli è un calciatore italiano (Alessandro Del Pirlo) che parla come se venisse dall’Europa dell’Est, che la massima problematica della giornata è la squalifica di un concorrente da un reality show (MasterVip), che si arriva a mendicare letteralmente una password per accedere al wi-fi, in cui l’ossessione per l’alimentazione alternativa è una pratica modaiola distruttiva, dove vivono scortatissime personalità votate all’impegno civile ma dalle voglie libidinose e chi predica l’ambientalismo estremo condivide la sede operativa con terroristi della jihad.

Con la sua demenzialità intelligente, i giochi di parola e le citazioni, Italiano Medio accompagna lo spettatore per mano in un divertentissimo circo con la consapevolezza di far satira, riuscendo a pieno nell’intento in cui avevano miseramente fallito I soliti idioti nelle loro due incursioni cinematografiche.

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I fan di lunga data di Maccio Capatonda saranno contenti di ritrovare in Italiano Medio rifermenti a L’uomo che usciva la gente e UnrealTG, fugaci comparsate di Mariottide, tormentoni come “Mobbasta” e “Mobbastaveramenteperò”, nonché la presenza di collaboratori storici come il mitico Herbert Ballerina (al secolo Luigi Luciano) e Rupert Sciamenna (Franco Mari) in ruoli di rilievo, ma anche la partecipazione di Ivo Avido (Enrico Venti, anche produttore del film) e Anna Pannocchia (Adelaide Manselli), nonché molti altri volti noti a chi i video di Capatonda li conosce a menadito.

Poi è ovvio che non stiamo parlando di un “capolavoro della settima arte”, anzi, seppur tecnicamente curato (soprattutto a livello di fotografia), si percepisce quella provenienza televisiva che tende ad appiattire esteticamente e ritmicamente il film e, soprattutto, si fa notare la durata eccessiva del lungometraggio. Circa 110 minuti per un film costruito principalmente sulle gag è troppo e una limatina non avrebbe guastato, soprattutto alla luce di diverse ridondanze narrative francamente evitabili.

In barba ai nuovi “giovani” della commedia italiana, come Fausto Brizzi o Paolo Genovese, arriva qualcuno che cose nuove da dire ce le ha davvero e Italiano Medio è, di conseguenza, una delle commedie italiane più riuscite, memorabili e divertenti di questi ultimissimi anni. Ora bisogna solo capire se Maccio Capatonda è un fuoco di paglia o riuscirà a tenere testa anche al cinema come ha fatto brillantemente in tv negli ultimi dieci anni.

 Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Diverte realmente.
  • È un esempio di satira originale e arguta.
  • I fan di Maccio Capatonda troveranno una marea di riferimenti ai suoi video, contestualizzati nel modo migliore possibile.
  • L’eccessiva durata va a inficiare sul ritmo.
  • Un certo retrogusto televisivo.

 

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