Jallikattu, la recensione

Il jallikattu è una pratica molto in voga in tutta l’India orientale, e consiste nel lasciare libero per un villaggio un bufalo: il giovane che riuscirà a fermarlo o domarlo sarà ricoperto di gloria ed onorificenze.

Il film di Lijo Jose Pellissery parte da questo presupposto per mettere in scena una discesa negli inferi rumorosa e caotica. In questo caso il bufalo fugge per errore, mandando all’aria il banchetto nuziale cui era stato destinato, scatenando l’ira di tutti gli abitanti del villaggio.

La primissima cosa che si nota è la totale assenza di uno o più protagonisti: la massa urlante e indiavolata che insegue l’animale diventa indistinguibile dopo circa venti minuti. Solo gambe, sandali, bastoni, fucili, forconi e pugni verso il cielo che si muovono all’unisono. Una marea umana di carne, sudore, barba e imprecazioni che muta e si trasforma, diventando più bestiale dell’animale che è inseguito.

Il bufalo in questione è una sorta di Squalo di spielberghiana memoria: attacca all’improvviso distruggendo qualsiasi cosa si pari davanti le sue corna, ma ecco che scompare in un batter di ciglia senza lasciare traccia. Come se fosse una sorta di entità distruttiva evocata dagli abitanti del villaggio stesso, per punire le colpe e le mancanze.

JALLIKATTU

Meravigliose ed iperrealistiche le sequenze notturne illuminate solo dalla luce delle torce dei cacciatori, soprattutto quella quasi horror del pozzo. Grida, fango, pioggia battente ed una furia umana sempre più incalzante. I dialoghi già di per se poco distinguibili per via della lingua malayalam che non è altro che un accumulo di suoni incomprensibili, diviene un rumore frastornante che si mischia e rimbomba con la furia degli elementi.

Anche il sound design ha dell’incredibile, con musica tribale e rituale che accompagna quasi la totalità del film, ed è straordinario l’uso del montaggio che viene fatto nella sequenza iniziale e con il risveglio dei bifolchi.

Un costante assalto ai sensi, che colpisce più per la messa in scena che per la storia in sé, che banalmente si riduce ai primi dieci minuti, ovvero nel momento della fuga del gigantesco animale.

JALLIKATTU

Forse qualcuno resterà deluso nel trovarsi di fronte a una marmaglia di gente che urla in continuazione, qualche pugno e colpo di fucile, qualche intermezzo parlato praticamente incomprensibile e flashback che nemmeno vengono diversificati dalla narrazione al presente, ma dategli tempo e non ve ne pentirete. Pian piano il caos aumenterà, il caldo aumenterà, il sudore aumenterà, il bufalo sembrerà diventare più grosso e pericoloso, e senza nemmeno accorgervene vi ritroverete presi in questa frana o valanga che ormai corre velocissima, senza che nessuno possa fermarla, verso un finale che è il non plus ultra della ferocia, dell’abietto e della totale assenza di umanità. Un’orgia primordiale dove l’anima dell’essere umano è bandita.

Uno degli action movie (con tutte le virgolette del caso) più fuori di testa che potete trovare in giro.

Il film è disponibile su Amazon Prime Video in lingua originale con sottotitoli in inglese.

Stefano Tibaldi

PRO CONTRO
  • Il ritmo tribale ed incalzante.
  • La regia ed il montaggio che hanno del miracoloso.
  • Il finale orgiastico e folle.
  • I dialoghi sono spesso troppo veloci ed indistinguibili.
  • Non ci sono protagonisti o eroi, cosa che potrebbe far rinunciare alla visione.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +1 (da 1 voto)
Jallikattu, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

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