La festa prima delle feste, la recensione

C’è un momento dell’anno in cui tutti dovremmo essere più buoni e Hollywood si colora di bianco e di rosso, sfornando commedie che celebrano il Natale e sognano di rimpinzare i grassi panciotti dei produttori. Da un po’ di anni, però, quelle commedie non sono propriamente “quelle commedie” a base di buoni sentimenti e politicamente corretto, ma in puro stile new wave della risata, si fanno inesorabilmente vietate ai minori. Gag a sfondo sessuale, personaggi che fanno uso di droghe, feste che durano tutta una notte… e tutti i valori del Natale improvvisamente svaniscono!

Dopo Babbo Bastardo (e relativo sequel), Sballati per le feste e altri titoli sapientemente centellinati nel periodo “magico”, arriva anche La festa prima delle feste, una commedia scorretta negli intenti (un po’ meno nei fatti), che ci immerge in una festa aziendale epocale, che ben presto si trasforma nel caos più assoluto.Siamo a pochi giorni dal Natale e la filiale di un’importante azienda leader nel campo della tecnologia si appresta a salutare i suoi dipendenti con la consueta festa di Natale in ufficio, durante la quale viene consegnato il bonus natalizio agli impiegati. Ma c’è un problema: proprio la mattina dei preparativi della festa arriva la brutta notizia che il CEO dell’azienda ha deciso di licenziare una grande percentuale dei dipendenti della filiale, in previsione di una prossima chiusura dell’intera struttura. Clay, il capo della filiale, nonché fratello di Carol, CEO dell’azienda, non demorde e malgrado l’ordine tassativo di non festeggiare in ufficio, coinvolge il suo braccio destro Josh nell’organizzazione della festa più memorabile di sempre. Ma qui anche un’idea per salvare la “baracca”: invitare alla festa il magnate dell’industria hi-tech Walter Davis, con l’intento di farlo entrare in quota nella loro azienda e risanare la loro attuale falla di bilancio.

Va da se che le situazione non potrà che essere tragicamente disastrosa, oltre che dannatamente esilarante!

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Jason Bateman e Jennifer Aniston, alla loro quinta volta insieme, guidano il nutrito e assolutamente azzeccato cast di La festa prima delle feste, che riporta alla regia il duo Josh Gordon e Will Speck di Blades of Glory e Due cuori e una provetta. Per inquadrare in maniera adeguata La festa prima delle feste, però, non bisogna guardare agli esempi di commedia natalizia politicamente scorretta che immediatamente vi balzeranno in mente, ma pensate ai party-movie adolescenziali che dagli anni ’80 ad oggi affollano periodicamente le sale cinematografiche della stagione primavera-estate. Il film di Gordon e Speck è esattamente un party-movie adolescenziale, con la differenza che di adolescenti non c’è n’è neanche l’ombra, rimpiazzati da protagonisti trenta-quarantenni, e, invece del classico college, l’azione è ambientata negli uffici di un’azienda informatica.

Diverso contesto ma sostanza immutata.

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E se state pensando “vabbè, allora si può bypassare”, sbagliate di grosso perché La festa prima delle feste nella sua immobilità contenutistica riesce a far compiere al filone un balzo in avanti e nell’ottica del suo genere è un prodotto di pregevolissima fattura.

La società americana di “nuovi giovani” è esattamente identica a quella dei “giovani giovani” e questo ce la dice lunga sulla volontà di crescere e assumere responsabilità di una generazione tanto mitizzata quanto spesso derisa, ma il paradosso risiede proprio nelle motivazioni che spingono gli immaturi protagonisti ad agire e sono le più nobili che potremmo immaginare, ovvero far sopravvivere un’azienda e non mandare letteralmente per strada centinaia di dipendenti.

Poco realisticamente, l’azienda informatica presieduta del “bambinone” Clay è come una grande famiglia in cui ognuno agisce anche per il bene del proprio collega, dettami da “fiaba natalizia” che coerentemente alimentano un film che altrimenti fa dell’eccesso il suo sventolante stendardo.

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In La festa prima delle feste si ride, spesso di pancia, raramente in maniera intelligente, ma l’importante è che le quasi due ore di durata passino con il giusto ritmo e l’adeguato divertimento, in cui, malgrado i doverosi cliché del genere, si nota anche una scrittura accurata e una buona delineazione di tutti i personaggi, anche e soprattutto i secondari. Perché in un cast molto variegato forse sono proprio le star Bateman e Aniston a spiccare meno, intrappolati in personaggi che abbiamo già visto altre volte sempre interpretati da loro: lui intelligente e più saggio della media ma senza la capacità di avere il controllo degli eventi, lei stronza fino all’osso. Dunque ci diverte più la sociopatica amante dei pappagallini e dalla flatulenza nervosa Kate McKinnon, o la mamma single incapace di creare una relazione stabile Vanessa Bayer, o ancora il genio dell’informatica Olivia Munn, che guarda tutti dall’alto verso il basso. In un cast che comprende anche la conturbante Abbie Lee di The Neon Demon, Rob Corddry e la stellina della commedia sboccata Jillian Bell, a fare il ruolo da padrone di casa c’è T.J. Miller di Silicon Valley, che il grande pubblico conosce soprattutto per essere stato la spalla comica di Deadpool nel recente film.

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Un film riuscito, dunque, perfetto contraltare (soprattutto perché diverte davvero) dei cinepanettoni italiani, che ha il limite nell’essere falsamente scorretto, perché a Natale siamo tutti più buoni e gli Studios perseguono quest’ottica sempre e comunque, anche se hanno tra le mani una sceneggiatura che parte da premesse ben più caustiche dei risultati.

Roberto Giacomelli   

PRO CONTRO
  • Personaggi secondari caratterizzati meglio del solito.
  • C’è ritmo e ci s diverte.
  • Segue i classici cliché del party-movie.
  • Politicamente scorretto? Ah ah ah, tutta una facciata!
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