La Storia della Principessa Splendente, la recensione

Quest’anno, per chi ama i film dello Studio Ghibli, è stato particolarmente ghiotto: se a settembre vi siete commossi con Si alza il vento, l’ultimo lavoro (forse) del maestro Hayao Miyazaki, adesso è il turno de La Storia della Principessa Splendente, di Isao Takahata. I due registi giapponesi fondarono insieme questa magnifica fucina di idee che è lo Studio Ghibli, forti di un affiatamento lavorativo e di un’amicizia che dura ormai da molti anni, costellati da successi e riconoscimenti internazionali.
Sebbene i due film usciti quest’anno trattino temi profondamente diversi, essi veicolano un messaggio comune, che si percepisce anche nell’impegno e nella passione instancabile dello Studio Ghibli: l’importanza di rendere la vita che trascorriamo su questo pianeta degna d’esser vissuta. Le strade più battute sono quelle dei sogni e del duro, costante lavoro che essi richiedono per essere realizzati. Esattamente ciò che succede dietro le quinte di ogni capolavoro Ghibliano e, soprattutto, ciò che si ritrova nella lunga gestazione de La Storia della Principessa Splendente.

Il film diretto da Takahata affonda le sue radici in una leggenda molto popolare in Giappone, ovvero Il racconto di un tagliabambù; come nel racconto, anche nella pellicola una minuscola bambina, Kaguya, viene trovata in un fusto di bambù da un tagliatore. Lui e sua moglie decideranno di accoglierla nella loro casa e accudirla come una figlia. Nel fusto di bambù, inoltre, il tagliatore trova anche delle pepite d’oro; questo lo convince che Kaguya sia un essere nobile e soprannaturale. La bambina, che cresce a vista d’occhio, vive a suo agio in mezzo alla natura, diventando ogni giorno sempre più bella. Purtroppo per lei, verrà strappata a questo scenario idilliaco e condotta in un palazzo comprato con le pepite d’oro dal tagliatore, certo che questo sia il volere degli dèi. La giovane principessa dovrà piegarsi a regole e costumi che non sente propri, finendo per diventare sempre più triste ed introversa, fino ad un epilogo che farà luce sulle sue misteriose origini.

principessa splendente
Si è dunque portati a pensare che La Storia della Principessa Splendente faccia leva sull’alone di mistero che circonda Kaguya, eppure i motivi della sua venuta sulla Terra non vengono mai esplicitati. Il vero motore della pellicola risiede in altri punti chiave, che emergono dalla narrazione: primo fra tutti, come si accennava sopra, la leggenda popolare da cui è tratto il film. Il Giappone è una terra ricca di folklore, che attinge a piene mani da un sottobosco animistico (tema ripreso spesso nei film di Miyazaki). La natura impersona un ruolo rilevante nella pellicola di Takahata; sembra crescere di pari passo con la principessa e cambiare con lei, al ritmo dei cicli stagionali. Quando Kaguya viene “confinata” nel palazzo prova una nostalgia struggente verso i monti dove ha vissuto (come una novella Heidi, protagonista del popolare cartone diretto proprio da Takahata). Le catene montuose, non a caso, acquistano un’importanza maggiore al momento della perdita, poiché rappresentano la sua innocenza e spensieratezza ormai lontane. E’ come se la linfa vitale della protagonista prendesse nutrimento e forza dagli alberi, dai fiori, dai frutti.

La delicata estetica giapponese pervade, quindi, lo spirito del film, ma non mancano i momenti umoristici grazie all’intervento di personaggi-macchiette. Questi ultimi contribuiscono a stemperare, in alcune scene, il tono malinconico della storia che, altrimenti, risulterebbe eccessivamente drammatico. I personaggi più buffi sono, senza dubbio, i pretendenti di Kaguya: come una Turandot giapponese, ella li pone di fronte a prove pressoché impossibili per averla in sposa, in modo che non possano mai realmente aspirare alla sua mano. In quest’atteggiamento indipendente della giovane ravvisiamo delle somiglianze con un personaggio creato da Miyazaki, ovvero la Principessa Mononoke, protagonista dell’omonimo film. Anche quest’ultima vive a stretto contatto con la natura, arrivando quasi a morire pur di difenderla dalla malvagità umana. I due film sono, dunque, dei racconti di formazione con al centro due eroine forti, dal carattere immediatamente riconoscibile e pieno di fascino. Sono quasi delle icone femministe, poiché si fanno simbolo di un’emancipazione che non dipende dalla figura maschile, ma questo non significa che rinuncino all’amore, poiché ne riconoscono la purezza. Mononoke, ma in maggior modo Kaguya, rappresentano anche una (più o meno) velata critica alla società giapponese e agli usi e costumi della tradizione.

principessa splendente

Ne La Storia della Principessa Splendente viene garbatamente preso di mira il rigore tipico dell’etichetta giapponese, in favore di un atteggiamento più spontaneo ed autentico, contrapposizione su cui si poggia la narrazione (anche se è necessario precisare che il film è ambientato non ai giorni odierni, bensì in una non precisata epoca del passato, dove vigeva un’attenzione maggiore ai dettami della tradizione e alle sue regole ferree). Questa pellicola, quindi, conta anche il pregio di far conoscere alcuni aspetti della cultura nipponica.
Come altri lavori diretti da Isao Takahata (si veda ad esempio La tomba delle lucciole, il quale fu criticato per l’eccessiva crudezza), anche questo film non è particolarmente adatto, nonostante l’animazione, al pubblico dei più piccoli. Il linguaggio forbito e le questioni trattate, sebbene conferiscano alla pellicola indubbi meriti, risulterebbero troppo faticosi per un bambino. Lo stesso discorso valga per l’eccessiva durata.

A proposito dell’animazione, occorre specificare che, ancora una volta, Takahata è riuscito a compiere una piccola grande rivoluzione: il film, infatti, è stato realizzato con una tecnica peculiare, con la quale si ha la sensazione di vedere sullo schermo dei movimenti reali da parte dei personaggi animati. Grazie a questa tecnica, senza dimenticare l’atmosfera poetica ed onirica del film (resa tale anche dalle magnifiche musiche composte da Joe Hisaishi, già collaboratore di Miyazaki), il pubblico ha l’opportunità di vivere un’esperienza ricca e di forte impatto visivo. Non perdete dunque l’uscita al cinema de La Storia della Principessa Splendente, nelle nostre sale il 3, 4 e 5 novembre grazie a Lucky Red.

Giulia Sinceri

PRO CONTRO
  • L’atmosfera delicata e poetica che permea la storia.
  • La presenza di un’eroina affascinante e dal carattere forte.
  • La pellicola ha il pregio di far conoscere alcuni aspetti interessanti della cultura nipponica.
  • L’eccessiva durata del film.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: -1 (da 1 voto)
La Storia della Principessa Splendente, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.