Le invisibili, la recensione

Quando si cammina in gruppo è buona norma adeguarsi all’andatura del più lento, perché nessuno deve essere lasciato indietro per nessun motivo. Fermandosi un attimo a ragionare su questa affermazione, è difficile non trovarsi d’accordo o trovarci qualcosa di sbagliato. Se dalla teoria però si passa all’applicazione pratica, le cose cambiano radicalmente in ogni contesto possibile.

Il presente ci chiede di procedere costantemente ad una velocità elevatissima senza compromessi, pena l’esclusione e l’allontanamento dal mondo del lavoro. Le persone che non si adeguano ai ritmi si trasformano nel reflusso di materiale umano che sempre più sale alla ribalta nelle cronache di tutto il mondo. C’è chi ha la forza di lottare, ma anche chi non incassa bene il colpo e rimane inesorabilmente al tappeto e popola una terra di mezzo che spesso si spinge ai limiti della realtà, fatta di degrado, disagio e depressione.

Claire Lajeunie ha esplorato la localizzazione francese di questo fenomeno prima con un documentario, poi con un libro, fornendo tutti gli elementi necessari a Louis-Julien Petit per costruirci sopra un lungometraggio diventato campione d’incassi in Francia con un box office di oltre 10 milioni di euro. La storia delle donne francesi senza fissa dimora e del loro centro diurno è l’occasione per parlare delle ferite aperte nel tessuto sociale della nazione, utilizzando lo spirito della commedia come veicolo di un messaggio di tale portata.

Sarebbe sbagliato però dire che Le invisibili rappresenta soltanto un film di denuncia sociale alla Ken Loach. L’essere umano contiene per natura un innato istinto di sopravvivenza che condivide con il regno vitale, qualunque cosa accada nella realtà circostante. Le donne svantaggiate del film trovano nel centro Envol l’appiglio per restituire un senso ad un’esistenza alla deriva, facendo rete contro le storture della democrazia. Come spesso accade, per fortuna, a raccontarlo sullo schermo non sono attrici professioniste, ma donne con un passato reale di vita per la strada.

È proprio qui che scaturisce la commedia. La dignità umana che non si piega alle angherie del mondo illumina l’intera sceneggiatura, eliminando ogni rischio di moralismo e compassione. E all’umanità viene rimessa anche l’unica possibilità di riscatto e di speranza per chiunque stia scivolando lentamente ai margini della vita. Il successo nelle sale cinematografiche francesi è una piccola spia luminosa per il futuro e per la funzione a cui questo tipo di cinema assolve.

Di fronte alle inondazioni torrenziali di contenuti multimediali in tutte le salse, in un contesto in cui ogni informazione è fondamentalmente visiva, progetti come questo hanno un’importanza ancora più grande di quanto ci rendiamo conto.

Andrea De Vinco

PRO CONTRO
  • Nessuno spazio per moralismo/compassione.
  • La realtà da cui il film nasce.
  • Una prova attoriale significativa.
 
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Le invisibili, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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