L’ombra del giorno, la recensione

Una toccante storia d’amore in un contesto storico difficile come l’avvicinarsi dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale e l’approvazione delle leggi razziali fasciste nei confronti degli ebrei, applicate fra il 1938 e 1944. L’ombra del giorno, l’undicesimo lungometraggio del regista ascolano Giuseppe Piccioni (Fuori dal mondo, Luce dei miei occhi, Giulia non esce la sera), riesce a raccontare con estrema delicatezza un amore impossibile fra un simpatizzante fascista e una giovane ebrea. Riccardo Scamarcio (Il ladro di giorni, Tre piani, La scuola cattolica) e Benedetta Porcaroli (Tutto può succedere, La scuola cattolica, Baby) sono protagonisti di quest’opera girata interamente ad Ascoli Piceno, città d’origine di Piccioni, che esce nelle sale italiane il 24 febbraio.

Siamo nel 1938 ad Ascoli Piceno. Luciano (Riccardo Scamarcio), proprietario di un ristorante nel centro storico della città, decide di assumere come cameriera Anna (Benedetta Porcaroli), una ragazza sui vent’anni, desiderosa di lavorare per poter mantenersi economicamente. L’uomo, reduce di guerra e simpatizzante fascista, stringe un rapporto affettivo e sentimentale con Anna, ma la giovane donna nasconde un segreto che porterà Luciano a compiere una scelta che metterà in pericolo lui e il suo ristorante.

L’ombra del giorno è un’opera che descrive con minuzia di particolari un determinato periodo storico, il fascismo e un’Italia della fine degli anni Trenta che vede all’orizzonte l’avvicinarsi di una nuova guerra. La sceneggiatura scritta da Giuseppe Piccioni insieme a Gualtiero Rosella e Annick Emdin si concentra su un amore impossibile destinato a non avere nessun lieto fine a causa dell’emanazione delle Leggi Razziali che vide coinvolti milioni di ebrei. Anna vive sotto falso nome, dopo essere scappata, costretta a rifarsi una vita altrove per evitare di essere perseguitata dai fascisti. Ascoli Piceno e il suo centro storico fanno da sfondo a una vicenda che descrive il rapporto fra due persone completamente diverse in tutto, ma accomunate da un sentimento che cresce giorno dopo giorno.

Durante la prima parte del film si percepisce qualcosa che da lì a poco sconvolgerà la vita dei due protagonisti, nonostante vengono mostrate numerose scene all’interno del ristorante di Luciano con i clienti seduti al tavolo a mangiare e la forte intesa che nasce tra lui e Anna. La tensione sale con l’arrivo di un amico di Luciano, il camerata Osvaldo Luchini interpretato dal bravissimo Lino Musella, che propone un pranzo con alcuni fascisti all’interno del locale che preoccupa non poco la ragazza.

Riccardo Scamarcio sembra aver abbandonato l’immagine di bello e dannato, vestendo i panni di un personaggio completamente diverso da quelli interpretati in precedenza. Il suo Luciano è un uomo che vive la propria vita all’ombra di se stesso, trascorrendo le sue giornate tra il ristorante e casa sua, disilluso e privo di aspettative per il futuro. L’arrivo di Anna gli procura delle emozioni che sembrava aver dimenticato, ma la felicità, si sa, dura un attimo e purtroppo si scontrerà con la tragica realtà dei fatti.

La grande intesa tra Riccardo Scamarcio e Benedetta Porcaroli è visibile fin dalla prima scena che li vede insieme. La Porcaroli riesce con grande bravura a calarsi nei panni di una giovane che porta sulle spalle un enorme peso, colei che cerca in tutti i modi di riuscire a sfuggire a un tragico destino.

Piccioni torna a girare nella sua Ascoli dopo ben trentacinque anni, il suo esordio alla regia avvenne nel 1987 con Il grande Blek, un’opera che descriveva la vita di alcuni giovani ascolani. Con L’ombra del giorno, il regista si ritrova a descrivere in maniera egregia, senza cadere nel patetico, una storia d’amore che non ha nessun tipo di futuro. Del resto, già in passato, aveva raccontato le mille sfaccettature dell’amore con Luce dei miei occhi e La vita che vorrei.

Giovanna Asia Savino

PRO CONTRO
  • L’accurata descrizione di una cittadina italiana degli anni Trenta in piena epoca fascista.
  • Un ottimo cast di attori dai protagonisti ai comprimari.
  • Una solida sceneggiatura che si rivela capace di descrivere il clima e l’atmosfera del periodo fascista.
  • Chi spera in lieto fine potrebbe restare deluso.
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Valutazione: 7.5/10 (su un totale di 2 voti)
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