Missing, la recensione

Nel 2018 arrivava nei cinema Searching, esordio alla regia di un lungometraggio di Aneesh Chaganty, un film che utilizzava la tecnica del desktop movie per la prima volta al servizio del genere del thriller investigativo. Oggi, a cinque anni di distanza da quel fortunato esperimento, arriva un secondo film che potremmo definire un sequel standalone di Searching, Missing, prodotto dallo stesso Chaganty da un suo soggetto ma scritto e diretto da Nick Johnson e Will Merrick che si erano occupati del montaggio del film del 2018 e qui esordiscono dietro la macchina da presa.

June ha davanti a sé un’intera settimana in completa libertà, dal momento che sua madre Grace sarà in vacanza in Colombia con il nuovo fidanzato Kevin. Il giorno del loro ritorno, di Grace e Kevin non c’è traccia e June inizia a sospettare che ai due sia successo qualcosa, visto che non rispondono più al telefono e l’albergo colombiano le ha confermato che sono partiti lasciando i bagagli in stanza. Dal momento che devono trascorrere almeno 72 ore prima che la polizia possa accertare che si tratti di scomparsa, June inizia a indagare per conto proprio utilizzando tutto quello che a disposizione, ovvero la tecnologia!

I desktop movies (noti anche come screenlife movies) sono dei film che si compongono interamente di riprese finto-amatoriali provenienti da dispositivi tecnologici: webcam, fotocamere di smartphone e smartwatch, videocamere a circuito chiuso, filmati su youtube, videochiamate, chat. Ma non parliamo di un found footage o un mockumentary come ne abbiamo visti a iosa negli scorsi anni, bensì di film narrativamente classici che fanno proprio questo linguaggio principalmente attraverso precise scelte di montaggio.

Con Searching si era andati decisamente oltre il concetto di desktop movie già sperimentato, ad esempio, in campo horror con la ghost story Unfriended, ma con Missing si va ancora un gradino più su dando vita a un film incredibilmente complesso e narrativamente articolato a tal punto da oltrepassare la barriera di questo linguaggio e creare l’illusione di assistere a un thriller classico.

Missing si lega a Searching con un espediente iniziale che rende il film del 2018 appartenente allo stesso universo di quello del 2023, ma poi si sviluppa attorno ad altri personaggi pur mantenendo simili caratteristiche, anche narrative. Se lì era un padre ad avviare un’indagine personale per trovare la figlia, scoprendo verità su di lei che ignorava, qui accade il contrario ed è una ragazza di 18 anni ad improvvisarsi detective per rintracciare una madre scomparsa nel nulla e con segreti da nascondere.

La protagonista, interpretata da una bravissima Storm Reid (vista in The Last of Us ed Euphoria), deve ingegnarsi in ogni modo per trovare indizi e tracce della genitrice, servendosi anche dell’aiuto di un fattorino a noleggio (interpretato da Joaquim de Almeida di Fast & Furious 5 e Desperado) per quanto riguarda la raccolta delle prove in Colombia.

Lo spettatore, insieme a lei, mette insieme i pezzi del puzzle con grande senso del coinvolgimento grazie a una vicenda avvincente e un ritmo sempre molto alto. Il giallo attorno alla scomparsa dei due adulti funziona, ha i giusti colpi di scena inseriti proprio nel momento opportuno, anche se questo comporta alcune leggere forzature narrative che potrebbero far storcere il naso allo spettatore più smaliziato.

Nel complesso, Missing è l’evoluzione di Searching, un film decisamente notevole perché riesce far apparire “normale” al cervello dello spettatore un’opera audiovisiva assolutamente sui generis; inoltre riuscire a confezionare con questa tecnica una storia così complessa e articolata è un’impresa affatto semplice a cui serve del vero talento – soprattutto in regia e montaggio – per raggiungere, per di più con un piccolo budget (il film è costato 7 milioni di dollari), un risultato tale.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un film dalla trama così complessa e strutturata ottimamente reso dalla sua particolare tecnica di realizzazione.
  • Storm Reid è molto brava.
  • Alcuni risvolti della trama sono un po’ troppo artificiosi.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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