Mister Felicità, la recensione

Con una carriera quasi ventennale alle spalle che comprende tanta tv e teatro, Alessandro Siani è oggi uno dei più amati attori comici partenopei, arrivato alle platee nazionali grazie anche alla sua frequente incursione nel cinema, iniziata nel 2006 con Ti lascio perché ti amo troppo. Da allora è stata una continua ascesa: prima due cinepanettoni dell’era Parenti-DeLaurentiis (Natale a New York e Natale in crociera), poi il grandissimo successo di Benvenuti al Sud (e sequel) che lo hanno sdoganato come protagonista a livello nazionale. Si sa come funziona con i cabarettisti al cinema in Italia e il passo verso la paternità totale di un film è stata breve. Il principe abusivo, che segna l’esordio di Siani alla regia di un film, arriva nel 2013, a cui fa seguito, nel 2015, Si accettano miracoli. Passano altri due anni e, mentre in tutta Italia riscuote un grande successo il suo spettacolo teatrale ispirato a Il principe abusivo, arriva nei cinema la sua terza regia, Mister Felicità.

Primo film del 2017 (esce nei cinema il 1° gennaio con 01 Distribution), Mister Felicità racconta la storia di Martino, napoletano trapiantato nell’estremo nord dell’Italia che vive insieme alla sorella Caterina. Martino è un perdigiorno, costantemente depresso, che un giorno si ritrova a dover sostituire la sorella come ragazzo delle pulizie nell’abitazione del Dott. Gioia, stimato mental coach di fama internazionale. Quando il suo datore di lavoro deve assentarsi per un viaggio all’estero, Martino si sostituisce a lui, si fa chiamare Mister Felicità e comincia a seguire il caso di Arianna, campionessa di pattinaggio su ghiaccio caduta in depressione.

Fautore di un cinema estremamente semplice e capace di parlare a un pubblico amplissimo e soprattutto poco esigente, Siani si cimenta con una storiella esile come una lastra di ghiaccio che si adagia su un canovaccio risaputo. Mister Felicità, così come i precedenti film del comico napoletano e buona parte della commedia popolare italiana, parla di buoni sentimenti, di riscatto, di amore e di famiglia… insomma, neanche si impegna a trovare una sua personalità, adagiandosi su cliché e topoi narrativi risaputi.

Il protagonista del film è il prototipo… ma che dico prototipo!… è l’archetipo che si è fatto stereotipo del napoletano dedito all’arte di arrangiarsi e dal buon cuore. Martino è un perdigiorno che segue la filosofia del “non cerco lavoro perché poi mi licenziano e ci sto male”, “non mi fidanzo perché poi lei mi lascia e ci sto male” e così preferisce vegetare sul divano di sua sorella. Ma appena capita l’occasione di far soldi facilmente, Martino è in prima linea, ma è tutto a fin di bene, perché sua sorella ha bisogno di 20 mila euro per un’operazione e lui si lega (sentimentalmente) alla futura fonte primaria di guadagno. Inoltre lui è un sempliciotto, ingnorantello, di buon cuore e simpatico. Insomma, un quadro abbastanza chiaro di come Siani sia andato sul sicuro in maniera piuttosto spudorata.

Se il film è in grado di parlare a tutti, allo stesso tempo autoesclude molti perché cerca quel pubblico che al cinema ci va una volta l’anno, che guarda molta tv e infatti non sorprende se il cinema di Siani, anche formalmente, ricordi più un episodio di una fiction piuttosto che il cinema, quello vero.

Sotto il punto di vista dell’intrattenimento, comunque, il comico napoletano offre sempre uno spettacolo gradevole, scandito da battute che non fanno davvero ridere ma sorridere (ma in questo film le gag fisiche alla Fantozzi sono tremende e fuori luogo) e si circonda di attori di ottimo mestiere.

Se nei due film precedenti si affidava all’esperienza di Christian De Sica (Il principe abusivo) e la brillantezza di Fabio De Luigi (Si accettano miracoli), qui può contare sul talento di Diego Abatantuono, impegnato nei panni del mental coach e a cui è dedicata la sottotrama che, ben presto, prende il sopravvento sulla storyline principale. A lui si affianca la “garanzia” Carla Signoris, la televisiva Elena Cucci e la talentuosa Cristiana Dell’Anna, vista di recente nella seconda stagione di Gomorra.

Pronto a fare prevedibilmente buoni incassi (uscire a capodanno aiuta e Checco Zalone lo insegna), Mister Felicità è però l’ulteriore conferma che la commedia italiana al cinema sta agonizzando, sempre più vicina a una inevitabile morte che ultimamente si ripercuote anche sui modesti risultati al botteghino.

Siani è simpatico, ma il film davvero non c’è.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un buon cast di contorno.
  • Sa tutto di già visto, già sentito.
  • Estetica televisiva.
  • Non riesce mai a far davvero ridere e le gag fisiche sono terribili e fuori luogo.
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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