Mistress & Slave: i ruoli del BDSM nel documentario Essere Linda Evil
BDSM è l’acronimo per Bondage, Dominance, Sadism, Masochism e sta ad indicare l’insieme delle pratiche erotiche/sessuali che coinvolgono la sfera del dolore, dell’umiliazione fisica e psicologica e del disequilibrio di potere tra partner consenzienti che traggono piacere da questa condizione.
Oggi, in ambito cinematografico, un inevitabile punto di riferimento per la sigla BDSM è la saga erotic/romance di 50 sfumature che si è fregiata di queste pratiche per solleticare le fantasie più pruriginose di un pubblico fondamentalmente interessato ad una storia d’amore molto canonica. Ma se la trilogia tratta dai romanzi di E.L. James ha un merito è proprio quello di aver stimolato la curiosità di un pubblico mainstream su un argomento abbastanza “oscuro” e solitamente attribuito a categorie di PornHub ma in realtà molto affascinante, con una nobile storia alle spalle e un vero e proprio mondo parallelo forgiato su regole e ruoli.
Per approfondire questo universo fondato sul binomio dolore/piacere nasce Essere Linda Evil, un documentario scritto e prodotto da Massimo Bezzati e la indipendente Moonlight Legacy Production che affronta in maniera professionale e neutrale il mondo del BDSM prendendo il punto di vista di Linda Evil.
Ma chi è Linda Evil?
Nome d’arte di Linda Neri, brianzola che negli ultimi anni si è fatta strada nel mondo del BDSM come Mistress diventando oggi tra le più note professioniste del settore, Linda Evil è il centro nevralgico del documentario diretto da Aldo Fabbri. Oltre ad essere la protagonista dell’opera, Linda Evil conduce lo spettatore nel suo mondo spiegando con minuzia di particolari ogni aspetto di questo settore.
I 45 minuti di durata di Essere Linda Evil sono strutturati in una lunga intervista alla Mistress che, ripresa nella sua abitazione, insieme a un suo abituale Schiavo, spiega cos’è il BDSM, il role gaming che solitamente implica e l’importanza del “consenso” in questo tipo di pratiche, senza ovviamente tralasciare la sua esperienza personale e le sue passioni al di fuori del settore.
Essere Linda Evil è, dunque, un’opera fondamentalmente esplicativa e di introduzione argomentativa al mondo del BDSM, sul quale c’è sempre stato un alone di oscurità che il pensare comune ha sovente legato a un concetto di “perversione” e violenza. Grazie alla testimonianza della Mistress e del suo Schiavo, che ascoltiamo in prima persona attraverso una breve intervista ad hoc, capiamo che c’è una vera filosofia dietro queste pratiche capace di proiettare il desiderio in un complesso sistema di regole e definizioni utili a stravolgere il ruolo che normalmente l’individuo ha nella società.
Guardando Essere Linda Evil si percepisce un senso di libertà assoluta che nasce dalla facoltà di essere dominati o dominare chi vuole esserlo, una centrifuga di anarchia sociale che riscrive l’immagine dell’essere umano. Paradossalmente, poi, nonostante la messa in pratica di azioni estreme, si evince nel BDSM una grande forma di rispetto per l’altro che si riflette anche nell’umiliazione come rapporto interindividuale primordiale. Non a caso, la stessa disciplina è regolamentata dalla legge italiana che con l’art.5 del codice civile e l’art.50 del codice penale sancisce i limiti entro i quali si può muovere una pratica che comprende la disposizione del proprio corpo.
Non privo di immagini di un certo impatto, Essere Linda Evil utilizza anche alcuni video privati di Linda Neri che testimoniano la sua attività al di fuori dell’ambito del documentario e che mostrano la varietà di rapporti e pratiche che compongono il BDSM. A tal proposito, la coda dell’opera è incentrata sull’esplorazione della cabina-armadio della Mistress dove sono conservati i suoi attrezzi del mestiere che Linda esibisce spiegandone l’utilità, ognuno dei quali apre ulteriori porte verso l’universo del BDSM.
Un po’ grezzo in alcuni punti (il montaggio in primis), ma generalmente confezionato con professionalità, Essere Linda Evil ha il pregio della coerenza: si focalizza sulla protagonista non tralasciando l’ambito generale del BDSM, ma riesce a non divagare all’interno di un settore ampio e variegato che, senza il focus su Linda Evil, avrebbe potuto facilmente portare alla dispersione.
Roberto Giacomelli
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