Paranormal Stories, la recensione
Nel 2011 esce in Italia , distribuito in home video da Ripley’s, Fantasmi – Italian Ghost Stories prodotto dal regista Gabriele Albanese (Il bosco fuori, Ubaldo Terzani Horror Show).
Il film è composto da cinque episodi brevi, scritti e diretti da giovani esordienti.
Oggi il film, rielaborato e con l’aggiunta di un episodio, viene proiettato per la prima volta nelle sale italiane il 10 luglio 2014, distribuito dalla Explorer Entertainment con il titolo di Paranormal Stories.
Credo sia doveroso fare una premessa: Paranormal Stories non va giudicato dal titolo, né dal genere in cui viene collocato.
Il titolo di per sé non sarebbe sbagliato, nei fatti tratta di “Storie paranormali”, ma la naturale associazione che lo spettatore italiano medio, potrebbe fare con la nota serie di Paranornal Activity, in questo caso risulta molto impropria (per quanto evidentemente e tristemente ricercata).
Nei fatti, tra i pregi di questo “esperimento” a più mani, c’è l’evidente volontà di realizzare non tanto un prodotto di intrattenimento per la massa, ma piuttosto un film che esplori le varie sfaccettature di una tematica solitamente associata all’horror, quella appunto dei fantasmi.
I cinque episodi in cui è suddiviso il film sono molto diversi, sia come contenuti, che come resa. Legati tra di loro dal fantomatico sesto episodio, aggiunto per questa versione, che nei fatti costituisce prologo ed epilogo del film.
Un ragazzino appassionato di film horror, rimasto a casa da solo una sera, mentre la mamma e la sorella sono a teatro, decide di guardare il dvd di Paranormal stories.
I due capitoli iniziali, 17 Novembre diretto da Tommaso Agnese e Offline di Andrea Gagliardi, sono forse i più deboli.
Nel primo tre ragazzi si ritrovano ad affrontare la “maledizione” del padre di uno di loro, scrittore e feroce assassino, nel secondo un ragazzo chatta on line con un amico che poco dopo si scoprirà essere morto.
Anche se ben confezionati a livello tecnico, i due episodi sono poveri sia a livello di soggetto che nella realizzazione finale, con dialoghi deboli e colpi di scena prevedibili, appoggiati a una recitazione non troppo degna di nota.
Nonostante sia apprezzabile il tentativo di trattare anche temi così diffusi, e quindi più difficili da rendere con efficacia, si poteva sicuramente osare qualcosa di più.
I due episodi centrali, La Medium diretto da Roberto Palma e, Fiaba di un mostro di Stefano Prolli, sono invece i più interessanti e riusciti.
Il primo è la storia di Ursula, una ciarlatana, che si arricchisce facendo leva sulle debolezze e disgrazie altrui e che finisce per essere punita da quegli spiriti che tanto fingeva di invocare.
L’attrice Anna Maria Teresa Ricci, brilla per bravura, rendendo la protagonista laida e viscida al punto giusto. Apprezzabile anche la scelta finale di non soffermarsi troppo sulla ricaduta “horror”, conferendo alla storia una nota di dramma e malinconia che la rendono, a parere di chi scrive, più suggestiva.
Fiaba di un mostro è forse il più interessante dei cinque racconti.
Ambientato negli anni Ottanta, racconta la storia del piccolo Celeste, un bambino che soffre di una grave malattia cardiaca che gli impedisce di vivere serenamente la sua vita. Emarginato e sbeffeggiato dai coetanei, trova la serenità solo grazie alla piccola Gioia.
Una storia dolce e triste, estremamente curata nella realizzazione, con un giovane protagonista, Johnathan Coppola, davvero promettente.
Interessante sul finale la scelta del passaggio “dalla dimensione dei vivi a quella dei morti”, reso visivamente attraverso la perdita di cromia.
L’ultimo episodio, Urlo in collina, diretto da Omar Protani e Marco Farina, si potrebbe definire, in senso buono, “l’americanata di turno”.
Tre ragazze in vacanza, investono accidentalmente “qualcosa” nella notte e, senza controllare, proseguono per la loro strada. Si fermano a riposare in un motel dover per loro inizierà un incubo.
Sicuramente il più coinvolgente e divertente dei tre episodi, è la classica storia in cui si finisce per simpatizzare per il carnefice (in questo caso uno spirito vendicativo), che giustamente cerca con ogni mezzo di liberarsi delle tre sirenette urlanti – molto urlanti –, di turno.
Bellissima l’immagine dell’ombra dello spirito che arrivando si proietta sul motel e azzeccata la scelta della “camera a mano”, molto sfruttata nel cinema horror contemporaneo, che ci permette di osservare la vicenda dal punto di vista delle protagoniste.
Nel complesso, Paranormal Stories è sicuramente un esperimento interessante, che parte da una buona intuizione e arriva, un po’ zoppicando, ad una soluzione anche se non ottimale, complessivamente buona.
Aldilà della riuscita dei singoli episodi, l’idea di offrire cinque diverse varianti dello stesso tema, si è effettivamente concretizzata e le storie proposte, hanno il merito di essere molto diverse tra loro, sia sul piano narrativo che della realizzazione.
Con un’operazione che per certi versi mi ha ricordato I tre volti della paura di Mario Bava, l’epilogo ci vede tornare al nostro piccolo protagonista iniziale.
Finito il film, si sistema a letto, da solo, prima dell’arrivo della mamma, peccato che intorno a lui tutti i suoi giocattoli sembrano prendere vita… una simpatica chiusura, che alleggerisce la visione, ricordandoci ancora una volta che in fondo siamo noi, con le nostra mente e le nostre paure, a dare vita agli incubi peggiori.
Susanna Norbiato
PRO | CONTRO |
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2 Responses to Paranormal Stories, la recensione
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Nell’episodio fiaba di un mostro si nomina una bambina con il nome sbagliato… nel film è GIOIA e non gaia!
E in più si sarebbe potuto anche indicarne il vero nome in quanto la sua interpretazione è stata notevolmente valida!
Concordo con il fatto che l’episodio “fiaba di un mostro sia il più riuscito”
cordialmente
mauro
Grazie della segnalazione Mauro, ho corretto il nome del personaggio. Purtroppo non ho i credits completi del film, non saprei proprio dove trovarlo il nome della piccola attrice.