Principi azzurri e damigelle incomprese: cinema e BDSM

Buon san Valentino a tutti!

Sembra che questo week-end degli innamorati sia destinato a passare alla storia (dei botteghini cinematografici almeno) come quello d’uscita del tanto discusso Cinquanta sfumature di grigio.

Tratto dall’omonimo romanzo di E.L. James, racconta l’incontro tra Anastasia, giovane e illibata ventenne di Seattle e il magnate Christian Grey, uomo misterioso e seducente con la passione per il BDSM, che la trascinerà in una relazione “estrema”.

Dopo un successo internazionale che gli ha fruttato il titolo di “libro più venduto di tutti i tempi” (più una manovra commerciale che un dato di fatto), il passo verso la trasposizione cinematografica era breve.

Tanto amato quanto odiato, dove i detrattori additano Christian come stalker ossessivo, i sostenitori definiscono il rapporto tra lui e Anastasia come qualcosa di puro, che riesce ad andare oltre la sua “particolare” natura, trasformandosi in una bellissima storia d’amore.

Molti parlano di incitamento alla coercizione e al maschilismo più becero, altri dell’improbabilità (che rasenta l’impossibilità) di molti dei fatti raccontati, infine altri ancora inorridiscono al solo pensiero della sintassi vilmente torturata.

Ma chi in realtà è stato veramente danneggiato da Cinquanta sfumature di grigio?

Perchè signori e signore della giuria, quando è troppo, è troppo. Che la storia vi piaccia o meno, c’è un limite alla calunnia ed è giusto dare voce e spazio alle vere vittime di questa operazione commerciale.

Finalmente è giunto il loro momento, il momento in cui le luci della ribalta valorizzeranno al meglio tutti i grandi incompresi principi azzurri e damigelle in difficoltà del secolo scorso.

Considerati pervertiti per tanti anni, incastrati nelle maglie impietose del cinema d’autore per intenditori, protagonisti di discutibili (quanto intriganti talvolta, bisogna ammetterlo) avventure sessuali a sfondo BDSM, oggi incarnano l’ideale di una vasta fetta di lettrici e di pubblico femminile in tutto il mondo. O almeno, così pare.

Fan di Christian Grey, se siete stanche di dividervi il vostro beniamino e cercate emozioni ancora più forti, qui offriamo valide (seppur stagionate) alternative. Uomini tenebrosi, potenti e dal passato misterioso che stimoleranno, per usare un eufemismo, le vostre fantasie.

Scherzi a parte, sono molti i film che hanno trattato nei decenni relazioni che, a differenza di Cinquanta sfumature di grigio, ponevano realmente al centro la tematica del sadomasochismo. Riuscire a selezionare una rosa di cinque titoli da consigliare e con cui potersi dilettare in questo speciale giorno, è stato meno facile di quanto potessi immaginare.

 

5) La frusta e il corpo (ITA 1963, regia di Mario Bava con Daliah Lavi e Christopher Lee)

la frusta e il corpo

Sicuramente non è il film più estremo ed esplicito che tratteremo, ma la lungimiranza e il genio senza tempo di Bava vanno giustamente celebrati.

Kurt Manliss è un uomo sadico e brutale, allontanato dalla sua famiglia a causa dei suoi atti scellerati, ritorna al castello dopo alcuni anni. Qui ritrova Nevenka, sua vecchia amante con la quale condivideva una relazione violenta, ora sposata con il fratello. Nella notte Kurt viene assassinato e Nevenka comincia ad avere degli incubi che lo riguardano…

Oltre ad essere, tra luci e scenografie, un infinito piacere per gli occhi, La frusta e il corpo è anche uno dei primi film a trattare ad un certo livello la tematica del sadomasochismo seppur inserita all’interno di una cornice gotica e ammantata di sovrannaturale.

Quella che inizialmente sembra una dinamica abbastanza comune in questo genere di storie (una donna fragile vittima degli abusi in di un bruto), subisce un non del tutto prevedibile ribaltamento finale, nel quale viene svelata la vera natura di Nevenka, donna instabile e sadica, tanto succube quanto manipolatrice.

Il film può risultare a tratti un po’ lento, ma le interpretazioni magnetiche di Christopher Lee e Daliah Lavi ci consentono di apprezzare al meglio la complessità dei due protagonisti.

Consigliato agli amanti del genere gotico e del thriller raffinato.

 

4) Il portiere di notte (ITA/USA 1974, regia di Liliana Cavani con Charlotte Ramplig e Dirk Bogarde)

il portiere di notte

Cosa c’è di più estremo del rapporto morboso tra una vittima e il suo ex aguzzino?  Parlando di bondage e relazioni pericolose, la prima immagine che salta alla mente di molti è quella di Charlotte Rampling, in topless con bretelle e cappellino, che si struscia su Dirk Bogarde.

Nella Vienna di fine anni Cinquanta, la vita di Lucia, giovane sopravvissuta ad un campo di concentramento nazista, si incrocia nuovamente con quella del suo aguzzino Max, ex ufficiale delle SS latitante che lavora come portiere di notte in un palazzo del centro. I due si trascinano vicendevolmente all’interno di una relazione sadomasochista che già li aveva accompagnati durante la guerra, in un misto tra il timore di essere scoperti e l’incapacità di controllare l’insostenibile passione che li divora.

Dire che Il portiere di notte è uno dei film più intriganti e particolari dei suoi anni è riduttivo. Liliana Cavani firma un’opera controversa, difficile da approcciare sia sul piano contenutistico, che su quello formale, che si discosta prepotentemente dal filone naziploitation che in quegli anni imperversava.

Una relazione chiusa, disperata e ossessiva, impossibile e per molti incomprensibile, che affonda le radici nella fragilità della psiche e dei rapporti umani.

Consigliato soprattutto al cinefilo (o tendente tale) o a chi è realmente interessato alla tematica, in quanto non si tratta di un film semplice da sostenere.

 

3) Tokyo Decadence (GIAP 1992 di Ryu Murakami con Miho Nikaido e Mosahiko Shimada)

tokyo decadence

Il film racconta, attraverso gli occhi dell’infelice Ai, il torbido mondo della prostituzione e dei rapporti violenti e sadomasochisti a cui devono prestarsi le giovani escort di Tokyo. Uomini potenti e annoiati si sfogano sul corpo della ragazza che esasperata e vergognosa della sua vita e di quello che la circonda, cerca l’amore in Satoh, un musicista dolce e gentile.

Ryu Murakami è uno degli autori più interessanti del panorama giapponese contemporaneo.  Le sue opere si caratterizzano soprattutto per la forte vena critica nei confronti della società del suo paese, in particolare della vita nella capitale, che lo scrittore dipinge con spietata freddezza.

Topazu (Tokyo Decadence) da cui è tratto il film, è forse il suo romanzo più famoso e uno dei pochi editi anche in Italia (in totale sono tre: Blu quasi trasparente, Tokyo Decadence e Tokyo Soup).

Considerato da molti come una banale “scusa” per mostrare una raffica di scene al limite del pornografico, Tokyo Decadence in realtà parla delle perdita della dignità di un paese che arricchendosi ha dimenticato quello che era il suo valore più importante.

Ai è una vittima del sistema, ma è anche uno dei suoi motori, “macchiandosi” (non solo metaforicamente) delle scelte sbagliate e degradati che ha fatto nella sua vita, ormai indelebili.

Un film sconsigliato ai deboli di stomaco (e di cuore), che ha incontrato pensati critiche e molte censure in tutto il mondo. Consigliatissima la lettura del romanzo prima della visione.

 

2) Histoire d’O (FRA/GER 1975, regia di Just Jeackin con Corinne Cléry, Udo Kier e Anthony Steel)

histoire d'o

Tratto dall’omonimo romanzo di Pauline Réage (pseudonimo di Dominque Aury) è uno dei più famosi film dedicati al tema.

O è una giovane fotografa, che trascinata dal fidanzato René in una relazione sadomasochistica, inizia un percorso segnato da pratiche BDSM sempre più estreme. Si legherà come “schiava” al temibile Stephen, fratello maggiore di René, che la marchia (letteralmente) come sua.

Presto però, Stephen si renderà conto di essere rimasto completamente vittima del fascino sensuale e succube di O che prenderà le redini del gioco diventando a tutti gli effetti la sua “padrona”.

Anche se l’intento iniziale del film sembra quello di volerci illustrare, semplicemente, una carrellata di perversioni sempre più spinte, in realtà soprattutto nella seconda parte il gioco di equilibri che si crea tra il personaggio di O, protagonista assoluta, e quello di Stephen, porta ad un nuovo livello la lettura del rapporto tra dominatore e sottomessa. Uno degli elementi più ricorrenti dei film che trattano il tema del BDSM e in generale delle relazione dom/sub è il ribaltamento dei ruoli, che in Histoire d’O raggiunge la sua massima rappresentazione. Il volto e il corpo di Corinne Cléry rimangono indissolubilmente legati alla figura sensuale e apparentemente delicata di O, che le ha regalato il primo grande successo della carriera. Udo Kier è come sempre affascinante e bellissimo, mentre Anthony Steel nei panni di Stephen offre un’interpretazione non facile.

Film che destò grande scandalo alla sua uscita, è stato riproposto al cinema e in VHS con vari tagli di censura. L’edizione DVD considerata ad oggi integrale dura 100 min.

Anche questo è un film consigliato soprattutto agli appassionati del genere.

 

1) Secretary (USA 2002, regia di Steven Shainberg, con Maggie Gyllenhall e James Spader)

secretary

Prima meritata posizione, per un film che si oppone degnamente (restando più o meno sullo stesso piano narrativo) a Cinquanta sfumature di grigio.

Lee è una giovane donna  da poco dimessa da un istituto psichiatrico in seguito a un tentativo di suicidio. Viene assunta come segretaria presso lo studio dell’eccentrico Mr. Grey (si avete letto bene), un avvocato con il vizio di punire molto “severamente” le sue dipendenti.

Commedia romantica, demenziale e grottesca, che offre una nuova ed esilarante lettura dei rapporti sadomasochistici.

Secretary non è altro che l’ennesima storia d’amore, con tutti i cliché del caso, ma anche con qualcosa in più. L’elemento sadomasochistico, vissuto da Grey come qualcosa da controllare e arginare, è ciò che permette a Lee di riscoprire sé stessa e la propria sessualità. Intrigata dall’idea di essere sottomessa, in un gioco che porta quasi ad un ribaltamento dei ruoli che vede infine dominante, in realtà, la volontà della ragazza.

Il tono ironico e i dialoghi brillanti, oltre che le eccellenti interpretazioni della Gyllenhall e di Spader, lo rendono un film godibile e consigliato a chiunque voglia passare un paio d’ore divertendosi.

 

Concludo citando fuori classifica il cortometraggio austriaco muto Sklavenmarkt (1907, regia di Johann Schwarzer), considerato il primo film contenente allusioni al sadomasochismo.

Un pascìa esamina le schiave che i suoi scagnozzi gli propongono, le quali vengono impietosamente denudate e esibite davanti a lui.

Nulla di speciale per noi oggi, ma pensate che stiamo parlando di un corto girato a inizio del secolo scorso.

Se siete interessati, qui sotto c’è il link al video da You Tube (il corto inizia al minuto 5.37).

di Susanna Norbiato

VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: +2 (da 4 voti)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.