Promises, la recensione
Promises, l’unica promessa è la noia.
Nel nuovo film di Amanda Sthers, Sandro (Pierfrancesco Favino) è un commerciante di libri che, dopo un’infanzia difficile a causa della prematura morte del padre, si trova a fare i conti con la complicata relazione tra amore e tempo.
Nonostante sia sposato con Bianca e abbia con lei una figlia, una sera ad una festa conosce Laura (Kelly Reilly) e ne rimane irrimediabilmente affascinato. È un colpo di fulmine. Ma lei, nonostante ricambi l’attrazione per Sandro, si deve sposare il mese seguente. Così i due negli anni intrecciano un rapporto fatto di distanze e amore.
Il film si sposta continuamente tra passato e presente, mostrandoci i momenti di vita di Sandro, sempre legato ad un’idea di amore che non riuscirà mai a raggiungere.
Amanda Sthers, novellista di successo, dopo Madame e Holy Lands, firma ancora una volta sia la regia che la sceneggiatura. Ed è l’esempio lampante di un’autrice troppo legata alla storia che ha scritto (Promises è infatti basato sull’omonimo libro, scritto proprio dalla regista). Viene trasmessa la sensazione di vedere un prodotto pensato non per il pubblico, ma per autocompiacimento. Tutte le situazioni narrate e le tematiche affrontate rimangono terribilmente superficiali e rendono complicata l’immedesimazione dello spettatore.
Promises è un film che su carta funziona, racconta di amore e relazioni impossibili, racconta del lento ma inevitabilmente scorrere del tempo, racconta di rimpianti e scelte sbagliate. Ma le racconta male.
C’è un tentativo di mischiare le carte del gioco, scomponendo e sovrapponendo i piani temporali della storia. Vediamo Sandro da anziano, poi da piccolo, poi adulto e di nuovo bambino. Lo vediamo scontrarsi con la perdita, di se stesso e delle persone che ama. Ma tutto risulta confuso e incomprensibile. Si ha la costante sensazione di essersi persi dei pezzi della storia e non si capisce più in che piano temporale stiano succede le cose sullo schermo. Giocare con il tempo non è una cosa semplice, e Promises fallisce miseramente.
Anche i personaggi che circondano Sandro sono poco approfonditi, rimangono solamente cornici sbiadite di qualcun altro. Appaiono e scompaiono senza che venga spiegato il perché. A partire da Laura, considerabile coprotagonista ma assolutamente invisibile ed elemento accessorio a Sandro. Non ha una propria interiorità e un arco narrativo personale.
Anche Jean Reno appare smorto, irrigidito nel ruolo del nonno severo e tradizionalista, che appare solo per ricordare a Sandro il proprio dissenso.
Pierfrancesco Favino, da grande professionista quale è, riesce in alcuni momenti a risollevare il film, ma in altri appare poco sciolto e quasi macchiettistico.
Promises è un film che non funziona, sia nei dialoghi che in tutto il resto. È confuso e la sua durata di due ore non aiuta.
All’accensione delle luci in sala la sensazione è quella di aver perso tempo, ma la gioia di potersi alzare ed andarsene è tanta.
Dopo essere stato presentato alla 16ª Festa del Cinema di Roma, Promises arriva nelle sale cinematografiche giovedì 18 novembre, distribuito da Vision Distribution.
Agata Brazzorotto
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